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Convento di San Matteo-Foto del 2003
Convento di San Matteo-Foto del 2003
Eguale cura metteva nel conservare. In questo era un romantico; legato a doppio filo alla fisicità del libro, del documento, dell’oggetto. Volentieri, se ne aveva genio e in caso di necessità, faceva vedere qualcosa, con cui tuttavia amava conservare il contatto fisico. Per lui il bibliotecario ideale era l’avv. Giambattista Gifuni, dal 1930 Direttore della Biblioteca Bonghi di Lucera. Narrava Masino che quando gli chiedeva un libro, anche per la semplice consultazione, l’avvocato prelevava il titolo desiderato, lo sfogliava pagina per pagina, tornava a guardarselo, lo porgeva, lo riprendeva esibendo tutta una complessa ritualità con cui voleva dire che ben a malincuore fisicamente si separava, anche se per una mezz’ora, da un bene così prezioso.
Da parte sua, quando Masino nella sua biblioteca parlava di qualche argomento importante, esibiva sempre i suoi argomenti proponendoti con precisione i suoi libri e i suoi documenti. Saliti alcuni gradini della scala sempre pronta, prendeva a memoria il libro con una delicatezza che a tutta prima sembrava alquanto estranea al suo naturale carattere; poi te lo sventolava sotto il naso alla pagina giusta, lo richiudeva e lo metteva sul tavolino ma con una mano sopra perché non avessi l’idea di afferrarlo e verificare di persona.
Per quanto riguardava l’utilizzo della sua biblioteca, tutti sanno che non l’aveva progettata come una biblioteca pubblica. Era la sua biblioteca. Nello stesso tempo il rapporto con essa era rispettoso e persino guardingo. La percepiva come se fosse dotata di una sua personalità autonoma; capace da se stessa di dettare condizioni. Non era, tuttavia, la biblioteca de Il Nome della Rosa, disposta a distruggere e autodistruggersi, pur di conservare gelosa i suoi segreti. La biblioteca di Masino aveva una disperata propensione a parlare, a farsi conoscere, a rivelare le sue profondità e le sue ricchezze. Si capisce come negli ultimi decenni della sua vita, Masino abbia dedicato molto tempo alla pubblicazione di alcuni dei suoi molti preziosi documenti. Più che un hortus conclusus, aperto solo a pochi privilegiati, Masino intendeva la sua biblioteca come un sancta sanctorum, dove solo lui, novello Sommo Sacerdote, poteva accedere.
Cosa pensa oggi Masino dell’intenzione dei suoi figli di mettere tanto tesoro a disposizione di tutti? Non sappiamo come nell’altra vita si svolgano i processi mentali. Son sicuro che interrogato, risponderebbe con le parole del Maestro della Scuola Francescana, Giovanni Duns Scoto in processu generationis humanae semper cre[a]vit notitia veritatis, la conoscenza della verità progredisce col fluire della storia. Credo che per primo riderebbe di se stesso ripetendo uno degli aforismi che gli erano cari, solo gli sciocchi non cambiano mai opinione.
Intanto la nostra biblioteca di S. Matteo cresceva. La vecchia biblioteca posta al piano superiore, lato settentrionale, era stata svuotata. I libri avevano invaso tutti i locali a piano terra, crescevano gli utenti. Il convento di S. Matteo era maturo per una ripresa culturale di maggior respiro. L’occasione fu ancora una volta una ricorrenza centenaria: il IV centenario della venuta dei frati minori nella vecchia abbazia benedettina, nel 1578. Nel 1977 Masino, il prof. Pasquale Soccio e altri amici, insieme alla fraternità di S. Matteo stilarono un poderoso programma culturale della durata di tre anni. Il primo convegno di studi si fece nello stesso anno 1978, dedicato a vari argomenti, tutti attinenti la vita e la storia del santuario: la pietà popolare, la storia, l’archeologia, l’arte. Il secondo, del 1979 fu dedicato all’archeologia del Gargano. Il terzo, del 1980, ebbe come protagonista, la storia francescana della Capitanata. Tutta questa attività ebbe come padre nobile il prof. Soccio, ma fu Masino il direttore generale, che telefonava, cercava contatti con studiosi e istituti, che coinvolgeva gli istituti di ricerca a cui lui stesso aderiva, la Società di Storia Patria per la Puglia, la Società di Studi risorgimentali ecc. Era
il punto di riferimento per la redazione dei programmi generali della biblioteca e per quelli specifici dei convegni. Con grande liberalità ci ha messo a disposizione le sue molte e qualificate amicizie. Per merito suo il santuario di S. Matteo espresse una grande quantità di interessi culturali che in seguito furono coltivati, e sono tuttora coltivati, da specialisti di diverse università.
Convento di San Matteo-Foto del 20073
Convento di San Matteo-Foto del 20073
Al termine di questo vasto programma Masino fu dichiarato figlio spirituale dell’Ordine da Fr. Joannes Vaughn, Ministro Generale dell’Ordine, e in qualche modo aggregato ad esso. L’onorificenza, data anche al prof. Soccio, fu sempre l’unica che Masino apprezzasse.
Altro momento importante fu agli inizi degli anni ’90 quando la biblioteca fu incaricata dalla Comunità Montana del Gargano di curare un repertorio bibliografico sul Gargano utilizzando i fondi librari di S. Matteo e della biblioteca Nardella. Il gruppo di studio era costituito da Masino, dal prof. Giuseppe Soccio e da me. Si trattava, essenzialmente di far sintesi di un lavoro di ricerca ultra ventennale fatto su opere antiche e moderne, alcune delle quali di difficilissimo reperimento. Inutile dire che il volume prodotto ancora oggi rappresenta, con tutti i limiti dell’età, un validissimo strumento di lavoro per i ricercatori.
In quella circostanza fece il suo ingresso in biblioteca come protagonista il computer. Naturalmente Masino, che in questo non ha mai cambiato opinione, è rimasto alla sua carta e alla sua penna con limitate concessioni alla macchina dattilografica. I suoi studi erano stesi su fogli, che lui poi appiccicava l’uno di seguito all’altro costruendo una lunghissima striscia piegata a fisarmonica di difficilissima gestione, piena zeppa di correzioni, accrescimenti, ripensamenti.
Quando veniva a S. Matteo guardava i computer con sospetto, e, forse, non aveva tutti i torti.
Tra una cosa e l’altra la biblioteca di S. Matteo cresceva in quantità e in ruoli.
Masino è stato sempre a nostro fianco con l’incoraggiamento, il consiglio, spesso con interventi correttivi. Ci ha aperto tante strade e tante porte. In questi ultimi anni la biblioteca è cresciuta ulteriormente anche nel settore dei beni culturali.
Diverse sezioni di questi beni hanno usufruito del suo contributo. La sezione di archivistica, per es., è stata arricchita dell’intero complesso delle relationes ad limina delle diocesi di Capitanata che Masino ha acquistato in microfilm, spendendo un bel gruzzolo, e donate alla biblioteca di S. Matteo.
Al prof. Tommaso Nardella la fraternità francescana di S. Matteo deve un ringraziamento particolare perché il suo non è stato un normale rapporto di collaborazione.
Masino ha vissuto sempre in forte simbiosi con noi soprattutto nei momenti difficili che non mancano neppure nelle comunità religiose. Anche in quei casi la sua presenza è stata sempre positiva con l’incoraggiamento e il consiglio.
Convento di San Matteo-Foto del 2003
Convento di San Matteo-Foto del 2003
A volte la sua irruenza ha rimosso ostacoli che sembravano insormontabili.
L’ultima presenza pubblica a S. Matteo fu all’inaugurazione di una ultima ricorrenza centenaria, nel 2005: cento anni dal ritorno dei frati minori a S. Matteo dopo la parentesi della soppressione. Si ricordava anche i cento anni della biblioteca di S. Matteo.
In quel tempo Masino non era in condizioni fisiche ottimali; dopo qualche settimana, infatti, fu operato alla gola. Volle essere presente all’inaugurazione con un breve, incisivo e applaudito intervento su San Marco, città fra due conventi.
Visse quel momento con gioia fanciullesca. Era felice di ritrovarsi in luoghi conosciuti in cui aveva pensato e lavorato, dove aveva vissuto il dono inestimabile dell’amicizia. In quell’occasione, riferendosi alla crescita che il convento aveva avuto negli ultimi cento anni, da vecchio liberale che sapeva i fatti della storia, diceva soddisfatto: con la soppressione pensavamo di avervi tolto tutto, ma poi ve lo siete ripreso con gli interessi.
Ora il nostro amico non è più. Ma ci ha lasciato un prezioso testimone. Il nostro gruppo di studio della biblioteca è opera sua. Abbiamo cominciato con un gruppo quasi familiare. Ora questo gruppo conta oltre venti studiosi che curano le pubblicazioni, preparano i convegni di studio, partecipano ad attività varie, si prestano alle attività didattiche, è disponibile non solo alle iniziative culturali, ma anche a tutte le necessità del convento e del santuario. Anche per merito di Masino la nostra fraternità francescana è diventata una grande famiglia dalle molte sfaccettature e dai molti ruoli. Oggi i tempi sono tristi, e non solo a causa dell’economia. Voglio solo sperare che questa eredità, dopo di noi, trovi ancora estimatori.
San Marco in Lamis 11 maggio 2013