conosciuta andando a ritroso.
Fino al 1967 dalla cucina, passando per un bell’arco di pietra, si entrava in un piccolo locale rettangolare con una finestra che si apriva sul piazzale del convento.
Nella parete destra una porticina immetteva in un locale più ampio illuminato da una finestra che dava sul piazzale e da un’altra che si apriva sul lato di mezzogiorno.
Era la cucina a legna del convento che occupava tutta la parete orientale del locale. Di fronte alla finestra di mezzogiorno faceva bella mostra di sé un alto pozzale munito di supporti in ferro per sostenere una carrucola che serviva ad attingere acqua col secchio dalla cisterna situata al piano terra del lato di mezzogiorno nei pressi dello spigolo sud-orientale alla fine della lunga teoria di locali della Galleria dei Pastori attualmente adibiti a biblioteca.
Per attingere l’acqua, il secchio doveva percorrere un tragitto di quasi dieci metri, partito dal primo piano del convento, attraversata l’attuale sala di consultazione della biblioteca posta a pianterreno e una botola aperta nella volta dell’ultima sala della Galleria dei Pastori finalmente giungeva all’acqua. Questa era la situazione fino al 1967.
Nel 1967, dovendo restaurare la sala della biblioteca per allestire la mostra del libro garganico, si decise di eliminare la cisterna integrando il vano da essa occupato all’insieme della Galleria dei Pastori. Il pozzale del locale da restaurare fu eliminato e con esso anche il canaletto di pietra che serviva per portare l’acqua a una vasca di pietra collocata nell’attuale cucina.
Nel 1987 si decise di restaurare il locale che pareva particolarmente interessante soprattutto per l’esistenza di quattro pilastri, molto belli, che sorreggevano la volta il cui aspetto destava qualche punto interrogativo. Dei primi due erano visibili solo la facciate interna e quella esterna, la facciata frontale era nascosta dal grosso muro spesso intorno agli 80 cm che divideva i due locali. Gli altri due, posti a mezzogiorno, mostravano alcuni particolari difficili da definire. Il muro aveva tutta l’aria di essere portante.
I sondaggi preliminari rivelarono che il muro aveva solo la funzione di chiudere un grande arco a sesto ribassato che saliva dai due bellissimi pilastri in pietra. La scoperta dell’arco, di cui nessuno sapeva nulla, portò alla ricomposizione architettonica del locale più bello di tutto il convento: una sala quadrangolare, piena di luce, raccolta e riposante, con una volta che si reggeva su tre archi a tutto sesto e il quarto a sesto ribassato.
Cucina e refettorio piccolo
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