Il variegato mondo degli ex voto
Gli ex voto si propongono con una vasta gamma tipologica di modelli derivante da situazioni, stati spirituali, ambiti sociali e culturali disparati.
Ex voto di ringraziamento

Convento di San Matteo-Foto del 2013
Convento di San Matteo-Foto del 2013
Ex voto propriamente detti sono i doni fatti a Dio o ai suoi santi sulla base di una promessa (votum). La sua ragion d’essere è il ringraziamento per un favore ricevuto, che può essere sia materiale che spirituale.
A volte il dono consiste in un oggetto dal rilevante valore materiale, a volte il suo valore è del tutto simbolico, altre volte il dono consiste in un’azione continuata nel tempo come la preghiera, o un pellegrinaggio, altre volte in una scelta radicale che riguarda tutta la vita. Celebre il voto fatto da Lutero a Sant’ Anna di farsi monaco se fosse scampato dal pericolo di morte durante una tempesta.
Alcuni pensano che alla base dell’ex voto ci sia una sorta di patto, o di contratto con Dio: l’ex voto in cambio di un favore, do ut des, come dicevano i latini secondo uno schema commerciale fortemente radicato. A questo pensiero di fondo dovrebbe ricondursi la formula, già pagana ma ampiamente accettata anche dalla tradizione cristiana V.F.G.A., Votum Feci Gratiam Accepi, ho fatto una promessa e ho ottenuto la grazia, oppure l’altra formula altrettanto frequente P.G.R., Per Grazia Ricevuta.
Probabilmente le formule funzionavano benissimo nella pratica delle religioni pagane antiche, i cui atti di culto non implicavano l’interiorità dell’uomo, né lo richiamavano a mantenersi fedele a una visione superiore della vita.
Discorso diverso nel cristianesimo i cui atti di culto, escluso ogni aspetto formalistico, vogliono esplicitare la particolare apertura del credente a tutto ciò che Dio è. Nel cristianesimo non è possibile stabilire con Dio e i suoi santi un patto privatistico o limitato a un singolo episodio della vita. Tantomeno è ipotizzabile che l’uomo possa in qualche maniera “ripagare” attraverso un dono la vita ricevuta, mantenuta, santificata. Il rapporto con Dio non può essere che libero e totale, come libero e totale è il rapporto di Dio con l’uomo. Per amore, infatti, Dio non ha esitato a donare il suo stesso Figlio. Il momento del “miracolo” ricevuto è un tratto emergente a livello di visibilità pubblica di questo amore donante, a cui corrisponde da parte del fedele il rinnovo delle promesse battesimali espresso tramite un dono, esiguo nella sua consistenza materiale, ma grande nel suo significato vitale. Il miracolato, secondo la raccomandazione che l’Arcangelo Raffaele consegna a Tobia, vuole che l’umile racconto della sua avventura terrena si rinnovi continuamente nella vita di tutte le generazioni dei cristiani perché tutti conoscano il fatto, incontrovertibile e sconvolgente, di cui è stato protagonista: l’uomo su questa terra non sarebbe altro che un campo di ossa aride calcinate dal sole, secondo la visione di Ezechiele, se non fosse tenuto in vita dallo Spirito del Signore.
Ex voto di devozione e di dedicazione
Convento di San Matteo-Foto del 2013
Convento di San Matteo-Foto del 2013
Sono quelli offerti a Dio e ai suoi santi non in occasione di particolari benefici ricevuti, ma nel normale svolgimento della vita, intesa come un continuo dono di Dio, da restituire a Dio con animo grato per il tramite di un dono simbolico.
La maggior parte di questi doni sono generici ma, a loro modo, tutti preziosi: anelli e collanine, braccialetti, cuoricini.
Quasi tutti hanno un valore venale esiguo, ma tutti hanno un significato prezioso perché si riferiscono a momenti importanti della vita in cui il fedele sperimenta con maggior chiarezza la presenza di Dio e dei suoi santi. In queste circostanze il fedele sente il bisogno di testimoniare anche pubblicamente questa sua esperienza di Dio attraverso il dono di un oggetto, a volte prezioso, che richiama in modo molto chiaro la particolare caratteristica di questi momenti. Il dono degli anelli di fidanzamento, o della veste di sposa, o di qualcosa appartenuta al bimbo appena nato, o del frutto del proprio lavoro, sono segni inequivocabili di un dono che investe ciò che l’oggetto rappresenta: la vita di relazione, il tranquillo scorrere della vita familiare di cui Dio è chiamato ad essere partecipe e garante, la dignità del lavoro o il proprio sereno inserirsi nella vita sociale ed ecclesiale.
Spesso questi doni sono preziosi proprio perché è preziosa la vita rappresentata, dono quotidiano del Signore, a Lui ogni giorno ridonata con devozione e gratitudine.
Ricordiamo, ad esempio, le vesti della Madonna Nera, nel santuario di Czestochowa in Polonia, preziose di ori, di perle e di diamanti, e le chiese dello stesso santuario letteralmente tappezzate da collane di ambra. Ricordiamo anche alcune chiese del Brasile il cui interno è tutto ricoperto da lamine d’oro offerte dai minatori. La preziosità del dono non intende riferirsi al suo valore venale; il devoto non intende arricchire la chiesa, ma semplicemente sottolineare, attraverso la preziosità del dono offerto, la preziosità unica e arricchente del suo rapporto con Dio e i suoi santi.
Nel santuario di S. Matteo si conservano alcune centinaia di questi ex voto di cui si è fatto il catalogo fotografico. Fino alla metà del sec. XX accadeva che in occasione di particolari emergenze si vendesse una parte degli ori. Poiché era proibito vendere gli oggetti, l’operazione doveva essere presentata dai superiori provinciali alla Santa Sede per la necessaria approvazione.
Tra gli ex voto particolarmente importanti sono le penne da scrivere offerte al santo. Sono chiaramente da mettere in relazione al vangelo da lui scritto. Alcune hanno la forma della penna d’oca degli amanuensi. Qualcuna è molto elaborata, altre sono normali e preziose penne stilografiche. Questi ex voto vengono conferiti esclusivamente in questo santuario.
Ex voto di presenza
Convento di San Matteo-Foto del 2013
Convento di San Matteo-Foto del 2013
L’ideale del cristiano è raggiungere la casa di Dio e esserne accolto per sempre.
Anche durante questa vita terrena il suo pensiero corre alla casa di Dio, come ricordano le sacre scritture. Perciò spesso si rifugia nel tempio, inteso come la casa di Dio su questa terra; e nel tempio si sforza di perpetuare la propria presenza attraverso un dono che lo rappresenti. Il dono più usuale e che meglio esprime questa presenza vigile e ardente è costituito dalle lampade, spesso di grande fattura, che ardono dinanzi al SS. Sacramento o dinanzi ai santi. A volte queste lampade rappresentano l’intera comunità e sono consegnate al santuario dalle autorità cittadine.
Ricordo le stupende lampade della comunità di San Marco in Lamis offerte all’arcangelo San Michele agli inizi del sec. XX. Altre volte il dono è di altro genere, un calice per es. o vesti liturgiche sontuose e ricche, cappelle, candelieri, tovaglie dell’altare ecc. ma l’intenzione è sempre quella di perpetuare la propria presenza qualificata e orante nella casa di Dio. Anche le offerte in denaro che copiose vengono date nei santuari sono espressione di questa volontà di essere presenti nella casa e nella vita della famiglia di Dio, anche per quanto riguarda le necessità del culto e per l’esercizio della carità.