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Lo storico
Nel primo decennio della seconda metà del sec. XX si consolidò la sua seconda vocazione, quella dello storico.
L’occasione che ve lo spinse definitivamente fu la morte del suo compaesano, era di Rignano Garganico, e amico carissimo p. Leonardo Iannacci. Letterato finissimo e insegnante entusiasta, p. Leonardo si era laureato all’Università di Napoli con una Tesi su un illustre Frate dell’Ottocento, anche lui di Rignano Garganico, p. Antonio Fania Il p. Fania era uno straordinario oggetto di ricerca: poco conosciuto dai manuali di letteratura, aveva avuto contatti stretti con i migliori rappresentanti della cultura cattolica della metà del sec. XIX, ma, da bravo francescano, era uno spirito libero che non disdegnava tessere rapporti, anche stretti, con i liberali. Tra questi uno gli era in particolarmente caro, il poeta Pietro Giordano. Queste amicizie non furono gradite a personaggi di spicco del mondo cattolico i quali, quando la grande maggioranza dei Ministri provinciali,
riuniti in Capitolo Generale per eleggere il nuovo Ministro Generale, espresse il desiderio di eleggere a tale carica il p. Antonio Fania, si opposero con forza, malgrado il padre fosse amico personale del Papa Pio IX. Il padre aveva ricoperto importanti incarichi al vertice dell’Ordine dove aveva dato un decisivo contributo al rinnovamento degli studi. Inoltre, per la sua grande competenza teologica, era stato chiamato a far parte della speciale Commissione incaricata di redigere la Bolla pontificia Ineffabilis Deus con cui si dichiarava domma di fede l’Immacolata Concezione di Maria proclamato l’otto dicembre del 1854.
P. Leonardo Iannacci spesso aveva promesso di riprendere la sua Tesi di Laurea e darla alle stampe, ma la morte lo colse senza che avesse potuto dar corso ai suoi propositi.
P. Doroteo riprese le ricerche riuscendo a delineare la complessa personalità del Fania come frate e come superiore provinciale dei frati pugliesi, nonché a dipanare i suoi intricati rapporti con gli intellettuali del tempo, con la curia romana, e chiarire il ruolo non secondario da lui svolto nella ricostruzione degli studi nell’Ordine e nella fase finale degli studi preparatori della dichiarazione del dogma dell’Immacolata. L’opera, completa e non priva di un certo intento apologetico, tipico di p. Doroteo, vide la luce nel 1961 col titolo P. Antonio Maria Fania di Rignano Garganico, un animatore e un precursore. Fu la prima di una lunga serie di ricerche storiche interrotta solo dalla morte. Seguirono a ritmo incalzante nel 1967 la prima edizione di Testimonianze Francescane in Puglia Dauna; nel 1973 Itinerari Francescani in Terra di Bari; nel 1975 Movimento Francescano nel Molise.
Nel 1978, in occasione del IV centenario della presenza dei frati minori nel convento di San Matteo a San Marco in Lamis, diede alle stampe Il Santuario di S. Matteo in Capitanata.
Fino alla morte si dedicò alle ricerche archivistiche frequentando con assiduità gli Archivi di Stato di Campobasso e di Foggia dov’era di casa. Insieme a queste opere maggiori uscirono alla chetichella una nutrita serie pubblicazioni riguardanti altri conventi della provincia, figure di frati, gustosi bozzetti di vita fratresca e il suo borgo d’origine, Rignano Garganico. Nel frattempo collaborava con diverse riviste storiche, partecipava a convegni, teneva conferenze. Alcune sue opere, come il Necrologio della Provincia, non furono pubblicate.
Le pubblicazioni di p. Doroteo hanno il non piccolo merito di aver rotto un silenzio di storia scritta che sembrava far parte degli stessi caratteri genetici dei frati minori della Capitanata e del Molise.
Nulla di strano in questo essendo le nostre regioni tanto avare di documentazione scritta quanto abbondantemente prodighe di monumenti eccelsi. Si ricorda l’amara considerazione del grande studioso e paleografo Armando Petrucci, originario di Sannicandro Garganico, secondo cui le nostre regioni sono avare di documenti quanto abbondanti di monumenti.
In verità alcune componenti del movimento Francescano della Capitanata e del Molise avevano una loro visibilità storica. La storia frati minori riformati era conosciuta dalla preziosa opera di fr. Arcangelo da Montesarchio, accresciuta e ripubblicata nel sec. XIX da fr. Antonio da S. Giovanni Rotondo. Anche i frati minori alcantarini avevano la loro brava storia scritta nel sec. XVIII da fr. Casimiro della Maddalena, per non parlare dei cappuccini che avevano all’attivo una nutrita serie di pubblicazioni storiche. Ma i frati minori osservanti, no! Sembrava che nella loro lunga presenza in Capitanata, dalla fine del sec. XIV, non avessero prodotto nulla. L’unico che nei primi decenni del sec. XX, aveva pubblicato una storia era p. Ludovico Vincitorio di San Marco in Lamis. Le poco più di 100 paginette dal solenne titolo L’Alma Provincia d[i]o S. Michele Arcangelo in Puglia, che furono a lungo l’unico punto di riferimento di storia scritta, proponevano
una sorta di rivisitazione, sulla scorta dei pochi documenti nuovi reperiti, della cinquecentesca opera di fr. Francesco Gonzaga De Origine Seraphicae Religionis a cui, peraltro, si rifacevano anche molti storici paludati, a cominciare dal visitatissimo frate irlandese Lucas Wadding. La pubblicazione di p. Ludovico Vincitorio, d’altra parte non andava oltre l’intenzione di presentare la provincia francescana di S. Michele Arcangelo, rinnovata dopo le devastazioni ottocentesche, in tutta la sua nobiltà di una delle sette province madri dell’ordine francescano, e, insieme, sostenere, attraverso una più puntuale consapevolezza del proprio passato, il duro lavoro dei frati impegnati nella ricostruzione della provincia. In quel tempo anche altri frati della medesima provincia scrivevano opuscoli sui vari conventi avventurosamente recuperati come i conventi baresi di S. Maria dei Martiri a Molfetta e della Madonna del Pozzo a Capurso, del Santuario di S. Matteo, conventino di Santa Maria degli Angeli a Sepino, Santa Maria della Vigna a Pietravairano ecc.
Le pubblicazioni storiche di p. Doroteo costituiscono ora un importante complesso a disposizione degli studiosi che certamente crescerà quando verranno aperte alla consultazione le innumerevoli cartelle di documenti, appunti, progetti che il padre ha raccolto in quarant’anni di ricerche. Spesso diceva con rammarico di non aver potuto scavare in tutti gli archivi che avrebbe voluto visitare. Era, quindi, ben conscio che la sua opera non voleva essere altro che una pista appena tracciata che altri avrebbe percorso in tutta la sua interezza.
P. Doroteo Parte II
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