Convento di San Matteo-Foto del 2010
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Caratteri generali dell’attività della Biblioteca di S. Matteo dal 1970 al 2018
La biblioteca francescana e la integrazione dei servizi nel territorio Sappiamo come nelle nostre biblioteche non vi siano solo libri di teologia, di Bibbia e simili.
A volte le sezioni relative alle scienze umane sono molto fomite e importanti. A questo punto si inserisce l’esigenza di una disponibilità di tali libri per integrare in modo qualificato i servizi già esistenti nel territorio per un miglioramento globale del servizio di pubblica lettura, delle ricerche scolastiche e universitarie, per le esigenze di un pubblico medio e specialistico.
Biblioteche francescane e lettura del territorio
L’esperienza fatta negli ultimi decenni, soprattutto dopo l’istituzione delle regioni a statuto ordinario, favorisce una concezione più dinamica della biblioteca come luogo dove, fra l’altro, guardando il passato si approfondisce e progetta il presente.
Con l’istituzione delle regioni a statuto ordinario si è svegliato anche un grande interesse per le cose francescane: dapprima per le realtà francescane legate al territorio, insediamenti, chiese, successione di famiglie, rapporti con l’evoluzione urbanistica, con le strutture pubbliche territoriali, con l’economia, con il diritto e le consuetudini locali, con i costumi, ecc.; poi l’interesse si è approfondito orientandosi verso temi di base, anche se meno trattati, come il pensiero filosofico, la spiritualità, la figura di San Francesco.
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Naturalmente alla base di tutto ciò non vi è solo un generico interesse per le cose francescane, ma una specifica esigenza di approfondire le molteplici innovazioni di linguaggio apportate dal movimento francescano nel campo dell’arte e della comunicazione in generale: predicazione, letteratura laudistica ecc.. A ciò si aggiunga la crescente rivalutazione dell’azione di una miriade di personaggi minori della storia sociale, economica o politica di diverse epoche, si pensi alla figura di sant’Antonio di Padova, S. Giovanni da Capestrano, allo Studio di Gesù e Maria in Foggia e a p. Manicone ecc.
Vi è, tra l’altro, l’interesse di esplicitare il passato e le molteplici connessioni fra tutte le sue realtà per capire il presente e progettare il futuro. Basti pensare all’interesse che urbanisti, architetti, restauratori e studiosi del paesaggio agrario hanno per la nostra storia.
Bisogna, quindi, mettere a disposizione dei ricercatori, ma anche degli operatori nei campi più svariati, la nostra ricchezza bibliografica e documentaria proprio per le finalità richieste dalla società moderna.
Data, infatti, la capillarità della nostra presenza in tutto il territorio nazionale e per tutta la storia degli ultimi otto secoli, una lettura del territorio che non tenga conto della complessità della presenza francescana, rischia di essere gravemente carente.
Biblioteca di San Matteo e realtà religiosa garganica
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Una specificazione del punto precedente è costituita dall’attenzione che a San Matteo si dedica alla realtà più antica, attuale e importante del Gargano, territorio che attualmente, come per il passato, è uno dei più importanti centri religiosi.
Il movimento culturale che si è sviluppato intorno a questo concetto è enorme.
Il Gargano religioso, infatti, non è solo la tomba di padre Pio. È anche San Michele, con i santuari di San Matteo, Stignano, Pulsano, Santa Maria a Manfredonia, San Leonardo in Lama Volara, l’Incoronata di Foggia e altri minori. La storia, poi, conserva il ricordo dei santuari pagani, non meno importanti di quelli cristiani: quelli di Calcante e Podalirio, e quello recentemente scoperto di Venere Sosandra a Vieste. Tutti questi santuari coesistono in qualche maniera ancora oggi, alcuni con un’attività religiosa più o meno vigorosa, altri nel ricordo, e tramite una intricata massa di suggestioni, di usanze, quelle che spesso, sbrigativamente, sono chiamate ‘superstizioni’, di intrecci storici ecc.
Un qualsiasi studio sulla religiosità garganica deve tener conto in modo considerevole anche degli aspetti storici e antropologici.
Ora, se l’errore fondamentale degli studi laici sugli aspetti religiosi della vita, nel momento che hanno codificato come insuperabile il limite fra religione e religiosità, è stato quello di essersi limitati all’aspetto antropologico, non meno grave è l’errore di tanti teologi, liturgisti e operatori della pastorale, che non tengono in alcuna considerazione l’aspetto storico-antropologico.
Se certi elementi attualmente incomprensibili sono rimasti indenni attraverso le vicende della storia, questi elementi vanno studiati, perché possano di nuovo mostrare tutta la forza evocativa e simbolica, spesso dotata di notevole efficienza catechetica, che è alla base della loro persistenza.
La biblioteca francescana come luogo di incontro
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Nell’attuale configurazione sociale e culturale i luoghi di incontro, nonostante le apparenze, sono davvero pochi, non perché siano scarsi, ma perché non abitano in un terreno culturale comune.
La biblioteca francescana deve funzionare proprio come luogo comune di incontro fra culture diverse e variamente motivate per il superamento, attraverso la conoscenza e il confronto, di steccati e pregiudizi e per l’instaurazione di un dialogo costruttivo con tutti.
La biblioteca francescana può essere il luogo ideale per la creazione di associazioni, cenacoli, gruppi di studio, centri di documentazione. Tutte queste realtà vanno aiutate a rimanere autonome e sciolte da ipoteche ideologiche e padronali.
Né bisogna aver paura se il lavoro che fanno inizialmente vada in direziono diversa da quella da noi immaginata. Se la biblioteca francescana offre loro possibilità di approfondire, terreno di confronto schietto, assistenza efficiente e discreta ecc., tutti, soprattutto i giovani diventeranno nostri amici.
Le biblioteche funzionano se si riesce a farle diventare luoghi di incontro di studiosi, di raccolta di materiale bibliografico, di beni culturali ecc., e se nello stesso tempo si riesce a farle diventare luoghi dove tutto ciò viene amalgamato e fermentato perché produca altri frutti.
Il rapporto con gli istituti, universitari e non, è essenziale, come è essenziale il rapporto con gli studiosi, con le associazioni, con le fondazioni, con le biblioteche pubbliche ecc.
Tutto ciò non è da intendersi per modum actus e raramente, ma abitualmente in modo tale che intorno alla biblioteca si tessa tale una rete di rapporti, di interessi, di intrecci che la società percepisca chiaramente la funzione e l’importanza della biblioteca francescana, e di essa non possa più fare a meno.
A questo proposito è bene ricordare che le biblioteche, prese nel loro complesso, sono organismi finanziariamente e socialmente deboli. Basti pensare a quale fine hanno fatto molte biblioteche comunali. L’unica cosa che le può salvare è, spesso, solo l’interesse costruito intorno ad esse da studiosi, scuole, associazioni e persone  interessate. A questo argomento sono state dedicate diverse giornate di studio.
La biblioteca francescana come luogo di evangelizzazione
Convento di San Matteo-Foto del 2010
Convento di San Matteo-Foto del 2010
A nessuno sfugge come il mondo della cultura esprima oggi un paganesimo di fondo frutto di impostazioni ideologiche sia del passato che del presente. Il discorso sulle cause porterebbe ad esaminare tutto il lungo cammino della secolarizzazione.
Chiunque abbia avuto a che fare con la scuola sa che anche i professori cattolici praticanti esprimono di questo cattolicesimo regolarmente ben poco sia a livello di programmazione che nelle impostazioni didattiche e scientifiche.
Le università a loro volta, con la logica spartitoria che le caratterizza, non favoriscono certo molta libertà alle impostazioni cattoliche.
Si aggiunga a tutto ciò una certa sufficienza con cui il mondo laico si esprime nei confronti della cultura teologica, biblica e religiosa in generale.
D’altra parte anche gli ambienti culturali cattolici hanno le loro pecche. Si continua ancora ad intendere la cultura teologica come un “ortus conclusus” fruibile solo da pochi iniziati, laici o preti, che si preparano i ferri del mestiere per lavorare nei diversi campi della pastorale: insegnamento, predicazione, parrocchie: insomma una cultura professionale che non ha molti rapporti con le altre fasce del sapere.
Ne deriva una pericolosa separazione, direi di tipo controriformista, dal campo dell’arte, del diritto, della letteratura, della scienza e della ricerca storica. II prete, che dovrebbe essere “esperto in umanità” come ricorda Paolo VI, è diventato un operaio specializzato competente professionalmente ma senza una vera e propria cultura che gli consenta di operare collegamenti e sintesi e, in definitiva, di conoscere con precisione sia il campo dove va diretto il suo insegnamento che l’oggetto stesso del suo insegnamento.
La Biblioteca francescana può aiutare lo studioso che gli si affida a recuperare questo carattere “umanistico”, totale, della cultura religiosa. I francescani, d’altra parte, per l’eclettismo che li caratterizza, si trovano ad essere spesso il momento agglutinante e sintetico fra interessi culturali differenti.
Tutta la storia francescana è stata illuminata da frati per i quali la cultura era certo il luogo dell’animi cultus, il coltivar l’animo fino alla santità, ma era anche il luogo del servizio umile e competente reso all’uomo affamato di formazione più che di informazione.
Uno dei luoghi privilegiati per recuperare questa dimensione totale non è certo la biblioteca-deposito o la biblioteca-libreria dove il frate addetto si limita a consegnare il libro richiesto, se c’è, e a gestire un ruolo di routine da bravo impiegato.
La biblioteca francescana è il luogo dell’incontro. La biblioteca francescana sarà il luogo dove l’animi cultus troverà adeguato alimento. a patto che i frati riescano ad essere presentì nel lavoro dello studioso, a seguirlo, ad inserirlo in questo clima culturale di vasto respiro, se gli insegneranno nuove tecniche di ricerca che tengano nel giusto conto anche fasce bibliografiche mai prese in considerazione.