Il restauro della chiesa

Convento di San Matteo-Foto del 2007
Convento di San Matteo-Foto del 2007
Sulla chiesa da tempo circolavano interrogativi che, pur non avendo alcuna base documentaria, avevano tutta l’aria di essere razionali e plausibili.
Il primo interrogativo riguardava gli altari laterali. Si capivano benissimo le ragioni che avevano indotto i frati delle precedenti generazioni a dipingerli e ridipingerli con vernici. Non si capiva la strana composizione dell’insieme che sembrava affastellato alla rinfusa.
Il secondo riguardava i pilastri della chiesa che mostravano caratteristiche non chiare.
Il terzo interrogativo veniva dal cornicione da cui partiva la volta della chiesa: sembrava troppo largo rispetto all’ampiezza della chiesa.
Il quarto interrogativo fu formulato a lavori iniziati quando si vide che il pavimento della chiesa era stato abbassato di cm 40 nei pressi del presbiterio e di cm 70 alla parete occidentale.
Per cominciare, tuttavia, era necessario superare tutto il secolare apparato mentale ereditato e valutare con senso critico e filologicamente corretto i suggerimenti e le imposizioni attribuite ai dettati del Concilio Vaticano II.
Con tutto questo mondo di cose e di idee di cui si discuteva in convento non era facile identificare i progetti anche per l’assoluta mancanza di basi documentarie finite chissà dove in seguito alle vicende della storia. D’altra parte l’esame dell’esistente, a parte i dubbi che suscitava, non era in grado di fornire elementi utili. Così come si presentava, la chiesa pareva non risalire ad epoche precedenti il sec. XVII.
Poi arrivarono i fatti che favorirono il giusto approfondimento della storia.
Essi furono provocati proprio dalla visita fatta nel 1971 dalla commissione di arte sacra della provincia monastica che mise la fraternità di S. Matteo di fronte al dilemma: accettare le idee correnti e permettere la devastazione della chiesa, o guardare con coraggio oltre il proprio naso e accettare i rischi derivanti? Si optò
per la seconda ipotesi e i fatti diedero ragione.
Gli altarini laterali
Convento di San Matteo-L'avv. Prigionieri (centro della foto), presidente della Contardo Ferrini-Foto del 2007
Convento di San Matteo-L'avv. Prigionieri (centro della foto), presidente della Contardo Ferrini-Foto del 2007
Nel 1972 si cominciò a riflettere sulla necessità di restaurare gli altarini laterali.
Il 16 novembre 1972 Nicola Petruccelli, scultore, pittore e restauratore di S. Marco in Lamis, per decisione della fraternità fu invitato da p. Antonino Mariella a fare un sopralluogo. Petruccelli eseguì una prova di restauro sull’altare di S. Giuseppe, il primo che si incontra sul lato destro entrando dalla porta centrale della chiesa. La relazione munita delle fotografie a colori fu inviata alla soprintendenza per l’approvazione dei lavori.
Nonostante il terremoto del 14 luglio 1975 Nicola Petruccelli iniziò il restauro degli altari laterali. La spesa complessiva era contenuta entro le £. 3.800.000 di cui £. 3.000.000 al restauratore e £. 800.000 per l’affitto dell’impalcatura.
Il lavoro si rivelò molto delicato dovendo essere rimossi diversi strati di vernice e di smalti che, sovrapposti l’uno sull’altro, avevano reso difficoltosa la lettura della ornamentazione delle colonne tortili. Le prove di restauro avevano rivelato che l’ornamentazione delle colonne era esaltata da una leggera foglia d’oro ormai sparita ma ancora riconoscibile da un tenue strato di colore giallo-oro dovuto probabilmente al materiale applicato prima di stendere la foglia aurea. Gli ornati dei paliotti e le immagini dei santi titolari erano sottolineati da leggera coloritura.
I lavori si protrassero per alcuni mesi. L’operazione più delicata fu la rimozione degli strati di pittura più profondi rimossi millimetro per millimetro col bisturi per salvaguardare anche le ornamentazioni più sottili e delicate.
Il restauro favorì lo studio approfondito sulla composizione degli stessi altari dando una risposta al primo interrogativo e iniziò a mostrare tutta la preziosità
artistica e storica rimasta nascosta per secoli.
10 settembre 1975. Le stranezze che si rilevavano nella composizione degli altari erano state causate dai lavori fatti dal 1924 al 1926 nella costruzione della nuova facciata della chiesa.
Convento di San Matteo-Foto del 2007
Convento di San Matteo-Foto del 2007
Eretta la nuova facciata della chiesa, per raccordare il suo livello di calpestio col pavimento della chiesa si ricorse all’espediente di abbassare il pavimento della navata originariamente concepito in modo degradante dall’ingresso verso l’altare. Il pavimento rinnovato risultò, quindi, abbassato di 40 cm nei pressi dell’altare e di ben 70 cm in fondo alla chiesa.
La conseguenza fu che gli altarini laterali risultavano abbarbicati a mezza parete come tanti sarcofagi. Furono, quindi, smontati e ricomposti in forma più allungata senza troppo tener conto delle originarie proporzioni. Furono eliminate le mense costruite in blocchi di muratura simili agli altari laterali di Stignano.
Siccome, poi, gli altarini laterali avevano la loro funzione indispensabile per la celebrazione delle messe private dei numerosi frati sacerdoti, le mense furono ricostruite con un piano di calcestruzzo sorretto da colonnine ugualmente di cemento. Il paliotto artistico che copriva la facciata anteriore degli altari, fu recuperato e fissato alla parete sotto la nuova mensa.
La ricomposizione degli altarini fu molto elaborata. Tra l’altro mancavano molti pezzi alcuni dei quali furono ritrovati appoggiati sul fastigio dei singoli altari, nascosti dietro le cimase. Alcuni di questi frammenti trovarono il loro posto; altri, rimasti orfani, furono in seguito disposti nell’antiquarium della biblioteca dove sono esposti i frammenti antichi e moderni delle strutture architettoniche del convento e della chiesa.
Il “provvidenziale” terremoto che riscrisse la storia della chiesa di S. Matteo
La conoscenza della storia della chiesa entrò nel vivo il 19 giugno 1975 con un forte terremoto che aprì una vistosa spaccatura nella volta della chiesa. Sottoposte a immediata indagine, le lesioni si rivelarono rilevanti, ma non tali da provocare il crollo della volta. Il 15 novembre 1976 iniziarono i lavori di sistemazione delle fessure provocate dal terremoto nella volta della chiesa.