Studi e pubblicazioni riguardanti i beni culturali del santuario e della biblioteca
Introduzione allo studio dei beni culturali ecclesiastici

La crescita dei beni culturali nella biblioteca di S. Matteo ha innescato una riflessione basata sulla costatazione che la relativa problematica non può essere vista come riguardante esclusivamente l’ambiente interno. Dopo i furori ideologici ottocenteschi che depauperando, e a volte distruggendo, i patrimoni di conventi e chiese nei migliori dei casi hanno consentito l’apertura di musei, negli ultimi tempi si sta ripensando al complesso dei beni come facenti parte di un modo di intendere la vita e la pratica religiosa più legati ai territori, frutto di tradizioni, di accumulo di esperienze e di rapporti. Di conseguenza anche la chiesa è meno distratta e più accorta ai tre punti nuovamente suggeriti dagli accordi tra lo Stato e la Conferenza Episcopale Italiana: raccogliere, tutelare, comunicare, vale a dire utilizzare i beni per lo scopo per cui sono stati realizzati con la doppia finalità religiosa e civile.
Infatti, i beni culturali ecclesiastici si pongono nella doppia significazione di oggetti fatti per l’esercizio della pietà pubblica liturgica e privata, per la catechesi, e come documentazione della storia millenaria della chiesa e soprattutto delle chiese locali.
Dal punto di vista civile è sempre più chiaro il concetto che i beni culturali della chiesa siano lo specchio della vita delle comunità e, come tali, non possono essere separati dalla comunità in una musealizzazione selvaggia che privi il bene del suo significato storico-antropologico relegandolo esclusivamente a una visione artistica, e, peggio, ludica.
È necessario, inoltre, prendere atto che una chiesa o un convento, benché depauperati dalle evenienze della vita, restano sempre degli organismi complessi densi di agganci con le realtà territoriali tramite oggetti di devozione, opere d’arte, archivi, biblioteche, edifici ecc.
Questo rinnovato interesse ha provocato anche nelle università l’esigenza di una conoscenza più approfondita dei beni culturali ecclesiastici nell’ambito dei relativi insegnamenti istituzionali. Così il sottoscritto è stato invitato a tenere seminari alle università di Foggia e di Bari, oltre che nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Diocesi di Foggia, in associazioni e in corsi di studio specifici.
Gli interventi non potevano trattare l’intero problema; è stato quindi necessario fermarsi alla sola introduzione parlando in generale del rinnovato interesse nella chiesa, dell’attuale legislazione ecclesiastica, del rapporto con le istituzioni statali e, soprattutto, dell’ampiezza e complessità del problema in rapporto alla varietà delle chiese ed enti ecclesiastici le cui molteplici funzioni offrono l’occasione e la necessità di avere a disposizione specifici beni. La distinzione rigorosa tra le realtà ecclesiali fu essenziale per comprendere il valore dei singoli beni culturali: la differenza tra archivio diocesano e archivio capitolare, quella tra cattedrale e santuario, tra chiesa parrocchiale e conventuale, ecc.