Antiquarium medievale

Convento di San Matteo a S. Marco in Lamis
Convento di San Matteo a S. Marco in Lamis
La maggior parte degli oggetti esposti è costituita da frammenti architettonici e fregi ornamentali emersi dai lavori di restauro eseguiti nel convento e in chiesa.
Alcuni sono stati trovati nei dintorni del convento come elementi inseriti nei muretti a secco o in strutture murarie. A questi si aggiungano frammenti di affreschi che anticamente ornavano le finestre che si aprivano nella parete meridionale della chiesa.
Gran parte di questi reperti sono stati oggetto di studio della prof. Giuliana Massimo. Alcuni sono stati esposti nella grande Mostra del Medioevo in Puglia curata dal prof. Abate e pubblicati nel catalogo.
Presepio artistico “Sul Gargano un angolo di Greccio”
Memorabile nella Valle Reatina fu la notte di Natale del 1223. In una grotta posta a mezza costa della montagna di Greccio, in cima a un’erta rupe si celebrò la messa di mezzanotte. Per avere il permesso Francesco ricorse al Papa, che a quell’epoca era Onorio III. Non era facile celebrare messa nei luoghi che non fossero le chiese, e per giunta su un altare non regolamentare. Con tutti quegli eretici in giro c’era sempre la possibilità di pericolose novità. Ma Francesco era, si direbbe oggi, troppo buon comunicatore per non coinvolgere il più ostinato dei burocrati.
Fatto sta che la celebrazione ebbe luogo addirittura con una novità: in una grotta. Nei pressi dell’altare fu allestita una mangiatoia e condotti un bue e un asino. “Vorrei rappresentare, aveva detto Francesco al suo nobile amico Giovanni proprietario del luogo, il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere cogli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.
Della celebrazione, seppur preparata alla chetichella, si ebbe immediata notizia nei più riposti recessi di quella felice Valle Reatina, cosicché, appena scesa la notte, si notò un tramestio e poi file compatte di gente che procedeva e saliva la montagna. Tutti portavano una fiaccola, una preghiera, una speranza.
La notte trascorse in letizia in quella scena dove “risiede la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà”: “il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria”.
Queste ultime impressioni di fra Tommaso da Celano, biografo del santo, esprimono le motivazioni che, in sostanza presenti in tutti i presepi, sono il fondamento teologico e artistico di quello di S. Matteo. Esso vuol essere, infatti, il presepio narrativo per eccellenza.
Convento di San Matteo a S. Marco in Lamis
Convento di San Matteo a S. Marco in Lamis
Fu fatto nel 1966 sull’onda del rinnovato interesse per le tradizioni religiose e per il presepio in particolare. Erano state costituite associazioni presepistiche; pubblicati libri bellissimi sui presepi storici; ovunque si moltiplicavano concorsi.
I frati di S. Matteo ebbero la fortuna di ospitare un giovane artista australiano di origine sammarchese, Matteo La Sala, desideroso di trascorrere u po’ di tempo nella terra dei suoi padri. La vivace discussione che, come buona e antica tradizione s’accese nei corr[idoi]odi del convento, attinse inevitabilmente a presupposti filosofici e teologici della tradizione francescana, a sottili esegesi dei testi evangelici, a raffinate ricostruzioni storiche.
Escluso a priori il presepio meccanico, troppo dispersivo e farraginoso e quello sociologico con tutti i mali del mondo a rendere triste e nebbiosa una scena tra le più belle e solari, si escluse anche il modello napoletano. Il presepio napoletano, infatti, benché presenti un mondo vivo e vitale, figlio di una fantasia scatenata capace di creare in continuazione nuovi personaggi e nuove situazioni, appariva privo di un tema centrale che desse sugo al discorso, un centro artistico e religioso a cui tutto si potesse riferire. Nel presepio napoletano i personaggi sono degli individualisti scatenati; anche il bue e l’asino, insieme a Giuseppe, la Madonna e perfino il Bambino sembrano capitati lì per caso, tutti avvolti e quasi travolti dall’agitarsi frenetico degli angeli, dal battere delle incudini, dal grido dei panettieri, dallo spettegolare delle comari. Un mondo in cui non sai mai se è giorno o notte.
Fu deciso, così, di attenersi alla solida tradizione francescana che fa di Gesù il centro del mondo. Gesù Bambino, adagiato nella mangiatoia, è il punto di incontro dei pastori svegliati dagli angeli e dei moderni viandanti che salgono in auto a S. Matteo con lo stesso cuore pieno di preghiera e di speranza.
Gesù Bambino è il centro che sostiene e dà significato al lungo e faticoso andare della vita. Il visitatore entra nella Santa Grotta dove si trova in compagnia degli angeli, dei pastori, dei magi e degli animali. Il Bambino, com’è giusto che sia, è il centro della scena. Difatti quando si va a far visita a una neo-mamma, il personaggio più importante è lui, il Bambino, per il quale si sono mossi cielo e terra, il bene più prezioso dell’uomo, il suo futuro. Il paesaggio fa capolino dalle molte aperture della Grotta. Qui si vede il deserto; più in là occhieggia un laghetto fra dolci pendii; in fondo una solida città rappresenta Gerusalemme, la santa, la città della pace, anche se insanguinata da innumerevoli guerre.
Il presepio di S. Matteo ormai è entrato con un ruolo tutto suo nel vivace panorama religioso e culturale della Capitanata. La perfezione della scenografia dovuta al compianto Matteo La Sala, aiutato dai giovani studenti francescani che allora popolavano il convento, la suggestione delle luci, la grande arte del figlio di Salvatore Bruno autore delle statuine, insieme alla collocazione in cima a una montagna tra le più belle del Gargano, fanno del presepio di S. Matteo qualcosa di unico. Per questo motivo il presepio, nato provvisorio ed effimero come tutti i presepi, è diventato ormai da oltre 50 anni un presepio fisso che, insieme al convento e tutti i suoi tesori nascosti, fanno parte del patrimonio di questa bella terra di Capitanata.