Beni culturali, collezioni della biblioteca
Le raccolte della biblioteca sono conseguenza della funzione culturale di recupero e aggregazione operata nella biblioteca del santuario e favorita dall’interesse vasto e comunitario costituitosi soprattutto in quelle città in cui è più consapevole il secolare legame col convento di S. Matteo. Insieme a libri di famiglie e conventi arrivarono anche statue, dipinti, suppellettile varia, paramenti, arredi liturgici e altarini in legno di famiglie che avevano la cappella domestica dove si celebrava la messa domenicale o di sacerdoti che celebravano in casa perché impossibilitati a recarsi in chiesa.
Ogni raccolta ha la sua storia e il suo significato.
La raccolta archeologica
La raccolta archeologica è frutto essenzialmente dell’esigenza di conservazione della memoria del passato. È un aspetto, questo, di nuovo conio innestandosi non in un ambiente già consapevole del valore storico e umano del reperto archeologico, ma sul Gargano, in un terreno vergine in cui tutto è da costruire.
La biblioteca di S. Matteo ha fatto quel che poteva. Non aveva certo la forza di arginare gli scavi abusivi, né il fastidio di molti agricoltori di fronte alla novità di una scoperta nel campo da arare e seminare. La biblioteca ha potuto muoversi a livello amicale e di piccola formazione per convincere contadini, cacciatori ed escursionisti ad essere più accorti quando incontravano oggetti strani di pietra o frammenti di creta. Più difficile parlare con i collezionisti. Per fortuna i possessori di raccolte archeologiche erano collezionisti per caso e non per vocazione. Avvocati, medici e vari professionisti avevano delle piccole raccolte frutto di donazioni di clienti agricoltori. Con questi i nostri amici ebbero gioco migliore: le collezioni private rappresentavano una sottrazione di possibilità culturali. I reperti, affidati a una organizzazione culturalmente strutturata, potevano contribuire alla diffusione della conoscenza e recuperare il senso della dignità della storia locale.
Abbiamo avuto una risposta positiva.
Nel 1979, nell’ambito delle attività culturali organizzate per ricordare il IV centenario dell’arrivo dei frati a S. Matteo, ci fu un grande convegno sulle civiltà antiche del Gargano e del Tavoliere di cui furono pubblicati gli atti. Per l’organizzazione del convegno, la fraternità fu aiutata da Vittorio Russi e dagli altri amici archeologi del gruppo di San Severo. Durante i lavori fu deciso di esporre la piccola raccolta archeologica già in possesso del convento costituita da reperti posseduti da alcuni frati di Ascoli Satriano, città nota per l’importanza e l’abbondanza dei ritrovamenti. Fu allestita una piccola esposizione curata da Vittorio Russi e Franco Nardella, giovane studente di liceo aspirante archeologo.
Franco compilò anche un catalogo dei reperti. Una volta allestita, la mostra destò l’interesse di molte persone: contadini che avevano raccolto frammenti, persone che detenevano in casa piccole collezioni. A un certo punto un agricoltore portò al comune di S. Marco due grandi blocchi con solenni iscrizioni venute fuori dall’aratura profonda del suo campo. In seguito il sindaco dell’epoca decise di depositare a S. Matteo i due reperti perché fossero a disposizione del pubblico.
Da allora la raccolta archeologica s’ingrandì sempre di più fino ad arrivare all’attuale consistenza.
La raccolta, iniziata con un piccolo fondo fittile in occasione del convegno di archeologia del 1979, nel 2018 contava oltre 600 oggetti integri o quasi integri e un notevole quantitativo di frammenti.
Gli atti del convegno ebbero grande successo tra gli studiosi e per qualche tempo furono utilizzati per la didattica all’Università di Bari.
L’interesse per l’archeologia rimase una costante nell’attività culturale della biblioteca con diverse pubblicazioni sul Bollettino della Biblioteca.
La raccolta archeologica
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