Da La Capitanata del 1967
Un migliaio di libri documentano il vigoroso movimento culturale garganico e rivelano un umanesimo autenticamente locale, in cui si scorge un ritratto vivente della garganica gente, col suo acume e intelligenza, con la sua mistica spiritualità e calda umanità. Non è perciò una fredda rassegna culturale o una fuga di libri muti e sorpassati, ma una mostra sostanziata dallo spirito e dal fatto del suo popolo, col volto del passato rifatto presente e attuale. Essa mentre stimola agli identici valori culturali e umani fa anche sentire il fascino e la magia d'una terra originariamente selvaggia.
La rassegna dal tema singolare 'Il Gargano', programmata da un comitato di studiosi, istituito per i festeggiamenti del XIV centenario della gloriosa Abbazia di S. Matteo, presieduto dall'insigne scrittore prof. Pasquale Soccio e composta dal M.R.P. Provinciale di Puglia P. Angelo Marracino e da altri illustri professori, è stata organizzata dalla Biblioteca Provinciale di Foggia, con il patrocinio dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata.
L'allestimento, condotto secondo un filo cronologico delle vicende, è stato realizzato con organicità didattica e intelligente dal dott. Angelo Celuzza, direttore della predetta Biblioteca, e dal prof. Tommaso Nardella, che ha curato con affetto filiale la Sezione S. Matteo e S. Marco in Lamis considerati una simbiosi di vita e di storia perennemente complementari.
La mostra all'ingresso ci saluta con due pensieri o immagini di Orazio e del Pascoli sul Gargano. La prima: Al vento ti sembra che ululi il Gargano, l'altra, scritta ad un allievo pugliese con oraziana memoria: Salutami il Gargano e i suoi boschi. Vero è che in omaggio ai poeti venosino e romagnolo, attualmente il convento di S. Matteo ha la ventura di varchi aperti verso folti e rumorosi boschi, in un impressionante incontro dell'antico e del nuovo dopo due millenni.
A guisa della perenne accresciuta vitalità di questi boschi, oltre alla coincidenza presunta del quattordicesimo centenario, il convento è avviato decisamente a un ripristino periodo di splendore, da ricordare quello iniziale benedettino, subito dopo il mille con l'Abate Alessandro (1007), come è giustificato dalla fervida opera iniziata fin dal lontano settembre 1940 con un congresso di studi pedagogici e didattici promosso dal compianto mons. Castrillo, continuata dai successivi Superiori, promotori dell'attuale ripresa culturale.
Il visitatore riceve una emozione estetica intensa anche per la grandiosa mole della costruzione e il lavoro immane di restauro, condotto nei primi due piani, cioè quelli del periodo longobardo e benedettino. A tale opera di costruzione materiale ed artistica corrisponde una accresciuta ripresa di attività culturale che riscuote un interesse non solo locale e regionale, ma anche di sicura risonanza nazionale, come è attestato dai numerosi visitatori, provenienti da Bari, Firenze, Roma...
La rassegna bibliografica non è quindi di scrittori locali o garganici tanto da sollecitare la vanità di scrittori oscuri, vivi o morti che siano, ma una mostra di quanto è stato scritto sul Gargano in ogni tempo. Così il visitatore ha modo di scorgere nei numerosi libri ed opuscoli, il lungo cammino di queste popolazioni attraverso vicende difficili e drammatiche.
La lunga storia garganica emerge, con suasiva scientifica documentazione dai numerosi studi sulla preistoria, geologia e archeologia, mentre rare monografie, quali preziose gemme, illustrano la vita religiosa, civile e politica dei diversi Comuni locali. Né mancano opere fondamentali, che coadiuvate da scrupolosa documentazione archivistica, restano fonti insostituibili per una sicura indagine storica.
Seguono in un reparto distinto le numerose monografie che illustrano la storia della secolare Abbazia di S. Giovanni in Lamis (S.Matteo), e gli studi più importanti sui Santuari garganici e sugli antichi oracoli locali.
Tutta la felice e triste storia del Gargano dal Risorgimento alla Unità d'Italia, insieme ai sanguinosi episodi del brigantaggio, che tanto afflissero queste contrade, è documentata con esaurienti ed obiettive relazioni.
E' un continuo riscontrare nel presente, in modo intellegibile, l'intero incorrotto apporto del passato, tanto che l'odierno progresso culturale, sociale ed economico risulta necessariamente condizionato a quello.
Non meno curata e sistematicamente documentata con opere pregevoli e valide è il reparto concernente la geografia, la geologia, l'arte e i monumenti garganici, come anche le sezioni riguardanti gli usi, costumi, lingua e tradizioni popolari, il turismo e lo sviluppo socio-economico.
Impreziosiscono la rassegna gli scritti di Pietro Giannone, il più illustre garganico, particolarmente La professione di Fede; manoscritti del Vocino e principalmente la Bolla pergamenacea del papa Gregorio XII [si tratta di Gregorio XIII, NdR] del 14 febbraio 1578, con cui il Monastero di S. Giovanni in Lamis passò dai Cistercensi ai Frati Minori Osservanti della Provincia di Sant'Angelo in Puglia.
Finalmente si annoverano opere dei più noti scrittori garganici, quale Giuseppe Cassieri di Rodi, romanziere della vis narrativa prorompente, come ha affermato il Corriere della Sera. Questi, all'inaugurazione della Mostra - dopo il saluto porto dall'avvocato Berardino Tizzani, presidente dell'Amministrazione Provinciale di Foggia, ai numerosi convenuti tra i quali i vescovi mons. Lenotti (1907-1981, NdR) e mons. De Santis, il Prefetto di Foggia, onorevoli e altre illustri personalità - veniva presentato con commosse parole, in quanto ex-allievo, dal preside Soccio e svolgeva con ampia e acuta disamina il tema del disagio su l'uomo contemporaneo, dal titolo 'Il margine di sicurezza'.
Vi è esposta anche una interessante tesi del giovane G. Manduzio. In essa l'autore, sotto la guida del prof. Armando Petrucci dell'Università di Roma, conduce uno studio particolareggiato sul periodo benedettino dell'antica Badia di S. Giovanni in Lamis dei sec. X-XIV, riportando in luce documenti riguardanti l'Abbazia dal fondo Chigi della Biblioteca Vaticana.
La mostra è resa ancora più plastica nelle sue coordinate di pensiero e di vita che si profilano da una sala all'altra, dalle numerose illustrazioni grafiche del prof. G. Zaccheria, il quale ha così inteso riproporre al vivo la forza recondita di quegli scritti, fonte dell'odierno progresso religioso politico e sociale delle nuove generazioni garganiche.
Così questa prima rassegna bibliografica sul Gargano appare un vero dono per gli uomini di oggi che nella cultura sono chiamati ad un avvenire sicuro e più ricco di valori. Questi libri non restano muti, essi stanno a dirci che il duro cammino percorso è stato lungo e fattivo, e che tuttavia ne rimane molto e più promettente. Molti problemi appaiono superati, ma tanti altri ancora restano insoluti. Perciò una voce prorompe di continuo dai numerosi scritti esposti, richiamandoci a nuovi impegni e a più larghi orizzonti dai quali l'umanità potrà trarre immenso bene.
Resti dunque questo incontro col libro garganico una spinta efficace, un ammonimento più cosciente per le giovani generazioni a proseguire con fiducia sulla via della cultura nella quale l'uomo si imbatte con Dio e con se stesso per un destino e una storia integralmente migliori.
Lino Montanaro
(L'Osservatore Romano del 10-11-1967, pag. 8)