Lavori importanti
Nei primi capitoli di queste memorie si è raccontato dei grandi lavori fatti dai frati dal 1905 alla metà del secolo XX. L’edificio mostrava, insieme alla pericolosa vetustà di alcuni elementi essenziali come i tetti, anche i segni di una vita caratterizzata da frequenti mutamenti di destinazione dei locali e di ristrutturazioni dovute alla necessità di adattare i locali ai bisogni del momento. Era necessario, inoltre, adeguare il convento e la chiesa ai nuovi tempi caratterizzati dalla motorizzazione di massa, dall’accresciuta consapevolezza culturale ecc.
Nel 1972, dopo la soddisfacente esperienza del restauro dei depositi del piano terra e degli ovili per ospitare la nuova biblioteca, la fraternità mise in cantiere un programma che prevedeva il rifacimento del tetto, la ripresa dei lavori nel reparto dove vivevano i giovani frati studenti, la cui prima fase, iniziata nel lontano 1954, fu chiusa nel 1956. Previde anche una migliore e più adeguata gestione del piazzale e dei servizi di accoglienza dei pellegrini.
Il piazzale
Il piazzale di S. Matteo da diversi anni era oggetto di uso improprio da parte dei gestori dei chioschi dove si davano convegno persone e famiglie desiderose di rinfrescarsi,
mangiare pizza e cenare. Agli inizi la cosa non sembrava grave, ma lo divenne con l’aumento dei pellegrini e con l’espandersi delle attività del convento.
Anche se si riconosceva che il servizio offerto dai sigg. De Giovanni e Milanese era del tutto legittimo e utile, non si poteva tollerare che si occupasse tutto il piazzale con tavoli e sedie, che i chioschi fossero frequentati anche durante le funzioni religiose in pubblico e che rimanessero aperti fino alla 2 di notte. I chioschi erano troppo prossimi e i gestori interessati spesso distratti.
Era indispensabile ridare dignità all’area del santuario e assicurare ai pellegrini, ai devoti e ai visitatori un’accoglienza pulita e cordiale. L’operazione non era facile.
Le varie richieste fatte al comune, i ragionamenti con gli interessati non solo non avevano prodotto nulla, ma avevano aggravato la situazione. Tra l’altro: pregati più volte di chiudere i chioschi entro le ore 23, continuavano imperterriti a proseguire l’apertura fino alle ore 2; inoltre i tavoli per gli avventori erano stati posizionati a ridosso delle mura del convento per avere, anche di domenica, il conforto dell’ombra nei pomeriggi estivi.
Finalmente si intavolò un difficile colloquio che durò a lungo. E il 4 agosto 1972 il problema venne risolto. Durante la notte una pala meccanica rimosse le strutture in muratura, legname e altro vario materiale di proprietà dei sigg. De Giovanni e Milanese. I proprietari si decisero soprattutto perché convinti dall’insistenza e dall’abilità di p. Nicola De Michele il quale, prima che arrivasse la ruspa, si era interessato presso il comune di S. Marco in Lamis perché De Giovanni e Milanese avessero in concessione uno spazio adeguato per erigere una struttura migliore e continuare con maggiore organizzazione e dignità un servizio pubblico che, in definitiva, era utile anche per il santuario. P. Nicola si interessò anche perché i nuovi chioschi venissero forniti di energia elettrica e acquedotto.
Benché le condizioni economiche del convento non fossero eccelse, con la corretta e buona amministrazione permettevano qualche digressione dall’ordinario. Del resto le opere erano chiaramente investimenti necessari. Nello stesso tempo si continuavano i lavori di allargamento del piazzale rosicchiando alcuni metri alla montagna antistante il convento. Le pietre risultanti erano utilizzate per le nuove opere.
Con il loro bel colore rosso erano affidate a una squadra di raffinati scalpellini, tutti pensionati disposti a fare qualche ora di lavoro al giorno, capeggiati dal sig. La Porta e con la direzione di Ciro Scola. Nelle loro mani le pietre rosse del Gargano, ben squadrate, o come si dice nella nostra terra “ben attestate”, e ripulite, diventavano espressione di una storia antica densa di fatica, di sapienza e bellezza.
Tra il 1972 e il 1976 il piazzale fu l’illuminato e allargato, messo in sicurezza con apposito parapetto.
1993-1994. A coronamento dei lavori del piazzale, si decise di munire i parapetti di tutto il piazzale di ringhiere in ferro. Per la bisogna vennero impegnati il sig. Sabatino e altri maestri fabbroferrai dotati di grande esperienza e senso artistico, tutti discepoli del maestro Serricchio.
Seguì la rettifica dell’innesto della statale 274 con la strada che mena al convento: allargamento della curva per consentire ai pullmann provenienti da San Marco un facile inserimento sulla strada del santuario. Furono spese £ 50.000.000 di cui £ 40.000.000 erogate dall’Amministrazione Provinciale della Capitanata.
Nel 1995 il tratto di strada che va dal chiosco dei De Giovanni e il piazzale del convento sono stati notevolmente allargati con la rimozione di alcuni metri di roccia. La strada è stata quasi raddoppiata rispetto alle misure primitive.
Contemporaneamente si è proceduto alla costruzione dei servizi igienici pubblici agli inizi della strada della Faiarama. È stato necessario procedere allo sbancamento di vari metri di roccia per creare il vasto spazio in cui innalzare l’edificio.