Gaetano Salvemini, Le origini del Fascismo in Italia (Lezioni di Harvard), a cura di Roberto Vivarelli, RCS 2022
Cap. XI - L’Italia nel giugno 1919
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Osservazioni al capitolo undicesimo
I
Sta di fatto che in Inghilterra, ai primi di giugno, i poliziotti di Londra, Liverpool, Birmingham, Manchester e di altre importanti città, minacciarono uno sciopero per ottenere non soltanto un aumento di stipendio, ma anche il diritto di formare un sindacato e di aderire a scioperi di solidarietà con tutti gli altri sindacati. A Londra 20.000 poliziotti marciarono su Hyde Park, e alla dimostrazione si unirono 100.000 persone; gli oratori attaccarono il ministero e dichiararono che le votazioni ufficiali sulla questione dello sciopero avevano dato come risultato 44.539 voti a favore e 4.324 contrari, ma lo sciopero fu rinviato a dopo la firma della pace. A Plymouth l’8 giugno, 1.500 soldati si rifiutarono di salire sul treno che doveva portarli ad un Campo di isolamento, e le autorità dovettero sottomettersi. A Liverpool, Cardiff e in altre città il 12 e 13 giugno si ebbero violenti combattimenti tra i lavoratori negri e la popolazione; vi furono morti e feriti; alcune case vennero prese a sassate, incendiate e saccheggiate. Il 16 giugno, alcuni soldati rivoltosi devastarono un Campo militare, saccheggiarono la mensa ufficiali e i negozi, portaron via le casseforti e altri valori, tentaron di dar fuoco a una banca e a due altri edifici, e distrussero un teatro della capacità di 2.000 posti. In luglio, in seguito a uno sciopero nello Yorkshire, 200.000 minatori si astennero dal lavoro, e vi furono sei miniere inondate e diciassette che corsero il rischio di un disastro analogo. In agosto, i poliziotti di Londra e di Liverpool tentarono uno sciopero, che pero fallì. A Liverpool, circa 150 negozi furono saccheggiati, i soldati che prestavano servizio d’ordine furono presi a sassate, e si ebbero molti feriti; a Londra scioperarono gli addetti alla ferrovia sotterranea e gli spazzini; molte città corsero il rischio di rimanere senza pane a causa di uno sciopero dei fornai.
In Svizzera, a Basilea e a Zurigo, in agosto vi fu uno sciopero generale contro l’alto costo della vita, al quale parteciparono anche i dipendenti pubblici; a Basilea durante i disordini vi furono cinque morti.
In Francia, ai primi di giugno, erano in sciopero 500.000 lavoratori, di cui 200.000 metallurgici della regione di Parigi. Il 2 giugno scioperarono gli addetti alla ferrovia sotterranea, gli autisti di taxi e i conducenti di autobus. Il 17 giugno, a Brest, 200 marinai, sventolando una bandiera rossa, tentarono di irrompere nella prigione della marina per liberate i marinai che vi si trovavano.
Negli Stati Uniti gli scioperi si svolsero su scala gigantesca. In giugno scioperarono autisti, sorveglianti, facchini, impiegati postali, operatori telegrafici e telefonici, elettricisti. Furono esplose delle bombe a Washington, Boston e New York. In luglio, uno sciopero dei lavoratori del porto tenne fermi 500 piroscafi a New York, e 700 negli altri porti. A Chicago scioperarono 30.000 lavoratori edili, Boston fu paralizzata da uno sciopero della ferrovia sotterranea e dei tram. In agosto venne bloccato tutto il traffico ferroviario tra New York e Boston. In Italia, uno sciopero delle forze di polizia non fu mai né minacciato né tentato. Ai primi di agosto, il presidente del Consiglio, Nitti, ricevette “una notifica a mano di usciere, in cui era contenuto l’invito da parte delle guardie carcerarie di provvedere ai miglioramenti richiesti dalla classe”; ciò fu considerato uno scandalo intollerabile.
La differenza fondamentale tra i disordini che ebbero luogo in Italia e quelli degli altri paesi nasce dal fatto che negli altri paesi, e in Inghilterra specialmente, la stampa attenuava le cose o non ne parlava affatto, mentre la stampa italiana dedicava a questi fatti uno spazio enorme, creando con ciò maggiore eccitazione e maggiori preoccupazioni. In politica quello che conta specialmente non è quello che realmente accade, ma quello che la gente crede che accada. La stampa italiana fu sempre più chiassosa della stampa degli altri paesi, dando in tal modo l’impressione di una eccitazione maggiore, e creando veramente uno stato di eccitazione, anche quando ciò si sarebbe potuto evitare facendo uso delle notizie con maggiore cautela.
II
Dal libro del generale Giardino, Piccole faci nella bufera, si apprende che il complotto di cui si parlò nel giugno del 1919, e le altre “famose congiure,” furono “inventate” per “diffamare capi militari, non esclusi prìncipi del sangue”, e che egli fu “sottoposto in varii periodi a sorveglianza e a pedinamento” da parte della polizia. Ma Giardino nel suo libro non si diffonde “su queste porcherie,” e afferma soltanto che si sente “di tutto questo sommamente onorato,” e che “cambiato l’indirizzo politico, risultò in inchieste ufficiali (...) come si inventassero e quale sudicio arnese di polizia ne fosse il principale inventore”. Apprendiamo in ogni modo che “in varii periodi” venne sorvegliato. Se non ci fossero state gravi ragioni di sospetto contro un uomo che era un Capo dell’esercito, già ministro della Guerra, e senatore, perché mai la polizia avrebbe perso il suo tempo con lui? E se questi sospetti erano fondati, era naturale che le indagini venissero affidate agli agenti di polizia. Quindi è difficile comprendere il disprezzo di Giardino verso uomini che facevano soltanto il loro dovere, e senza l’opera dei quali nessun governo può andare avanti.
I “principi del sangue,” di cui parla Giardino, erano “un principe del sangue,” il Duca d’Aosta, cugino del Re. Vedremo come veramente egli abbia avuto una parte nella congiura militare che doveva condurre al colpo di stato dell’ottobre 1922. ...
1943 - Lezioni di Harvard - Cap. XI - 3
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