Rep. 24.06.99
L'anima e il corpo della Sinistra
di Alberto Asor Rosa
Le difficoltà della sinistra in Europa sono strutturali più e prima che soggettive; o, meglio, le difficoltà soggettive consistono essenzialmente nell'incertezza, vaghezza, instabilità e talvolta volubilità delle risposte date alle difficoltà strutturali. Da questo punto di vista io non vedo grandi differenze tra una situazione nazionale e l'altra (quella francese, ad esempio, non mi pare una eccezione). Forse per la prima volta dai tempi della Seconda Internazionale la sinistra europea si trova di fronte ovunque pressoché ai medesimi problemi e ha l'opportunità di dare le medesime risposte ovunque. Se fossero giuste, la chance sarebbe enorme. Per ora se ne può dubitare.
Troppo spesso dimentichiamo che abbiamo alle spalle una grande rivoluzione conservatrice, che ha investito, come un'ondata di piena, tutte le aree e tutti gli aspetti della società occidentale, dalle sponde americane a quelle russe del Pacifico: un'intera, gigantesca circumnavigazione terrestre.
Alle spalle? Secondo me ci siamo ancora perfettamente dentro. La sinistra in Europa fa i conti con la rivoluzione conservatrice in atto, è dentro la rivoluzione conservatrice. La prima domanda è: la sinistra ha vinto in Europa, è stata mandata al governo dai cittadini della maggiore parte delle nazioni componenti la comunità europea, per invertire la rotta o quanto meno per riparare i guasti prodotti dalla rivoluzione conservatrice, oppure per completarne, con diversi strumenti e forze, gli effetti? Non sarei così certo che l'inversione di tendenza rivelata dalle ultime consultazioni europee non sia stata determinata dal sospetto, avvalorato da molte scelte di governo e rapidamente diffusosi a livello di massa, che la risposta giusta sia la seconda.

Accompagnando l'evoluzione oggettiva, spontanea, della società circostante, una parte, assai consistente, della base sociale della sinistra emigra verso i ceti abbienti, entra a far parte della società del benessere, viene contagiata dai miti dominanti, fa propria l'ideologia dell'egoismo, che rappresenta la cifra di massa della rivoluzione conservatrice. Un'altra parte, - forse minoritaria, ma non lo so bene, bisognerebbe studiare a fondo il problema, - tende invece ad una subalternizzazione ed emarginazione sempre maggiori: la frustrazione psicologica e culturale e la frammentazione sociologica preludono a frammentazione politica, assenza di rappresentanza, rifiuto della politica (il 29% di votanti nella civilissima Inghilterra!).
Di fronte a questo quadro, più subìto che studiato, talvolta con atteggiamenti d'intollerabile arroganza politicistica, - una parte della sinistra politica europea ha già deciso con chi stare: assecondare il movimento, completare la rivoluzione conservatrice (anche sul piano delle culture belliche, mi verrebbe voglia di aggiungere). È inutile far nomi, perché i riferimenti dovrebbero esser chiari.

Non so - davvero non so - se esista una terza ipotesi (sempre "terze vie"! segno, indubbiamente, di una debolezza teorica di fondo) rispetto a questa alternativa secca, ma so con certezza che questo è il punto. La sinistra riformista, il politico riformista è oggi come un equilibrista che tenga i piedi su due zattere che le correnti tendono a trasportare in direzioni opposte. Stop and go: questo è il suo mediocre declinante motto; niente più incursioni, al di fuori di questo estenuante andare e venire, nel campo vivificante dell'invenzione, della fantasia e magari della trasgressione. L'esercizio può essere alla lunga lacerante. 
Torno alle considerazioni finali di Scalfari e cerco di chiarire un poco il mio ragionamento, abiurando volontariamente a qualche piccolo sofisma iniziale. Ripeto: non avrei dubbi, l'anima non c'è se non c'è un corpo. Ma è vero che il corpo è vivente, - lo dice la Bibbia, figuriamoci - solo se qualcuno gli infonde un'anima. Ora l'anima è per me il progetto, - concreto, materiale, economico, sociale, - che riesce a tenere insieme le due cose, benessere e sofferenza, conservazione dei vecchi diritti e individuazione e acquisizione di nuovi diritti. Ricordiamoci che in Europa il movimento operaio non esiste più ma esistono decine di milioni di persone che, politicamente e anche culturalmente, ne discendono: cominciare una fase nuova, perdendo questi, significherebbe, ad esempio, aprire la strada ad una nuova, più duratura fase di egemonia conservatrice.
Acquisizione logica finale: se non vuole stare dentro l' onda lunga della rivoluzione conservatrice, la cultura politica della sinistra deve dire come se ne esce, facendo convergere al tempo stesso su questo obiettivo forze sufficienti non solo a dirlo ma a farlo. Ho iniziato con dichiarazioni di pura fede materialistica e concludo, come capita, con un'istanza di volontarismo estremo. Se vogliamo dirla tutta, dobbiamo ricordare anche che lo spirito volteggiava sopra la materia prima che la creazione prendesse forma. Alla sinistra non serve, lo ha ricordato Scalfari anche in altre occasioni, il "pensiero unico", che è omologo alla rivoluzione conservatrice: deve dirci se ne ha uno suo; se ce l'ha, lo manifesti. Se lo manifesterà, la materia comincerà a prendere forma, sarà corretto, orientato, governato il movimento spontaneo delle cose. Se non lo manifesterà, la materia resterà informe, il movimento spontaneo delle cose continuerà lui a governare il mondo e a fare a pezzi la sinistra. Qui, finalmente, tertium non datur, e il ragionamento si conclude.
1990 - L'anima e il corpo della sinistra
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