Rep.15.05.99
La scuola dell’azionismo
di Giorgio Bocca

"In tutte le cose della vita bisogna metterci l'anima. Io l'ho sempre fatto e continuerò a farlo".

I guerra mondiale
I guerra mondiale
La prima dichiarazione pubblica di Carlo Azeglio Ciampi, nuovo presidente della Repubblica, forse fa capire agli italiani che cosa si debba intendere per retaggio azionista o liberal socialista: non una scuola di potere, che fu fallimentare, e neppure di politica, che fu quasi incomprensibile nell'età dei grandi poteri economici e militari. Al confronto era politico molto più abile e realistico il Giovanni Giolitti che diceva "ho trovato un paese gobbo e gli ho fatto un abito da gobbo". E così Togliatti e De Gasperi padri della patria "gobba". No, l'azionismo e prima di lui tutti i filoni risorgimentali, mazziniani, garibaldini, gobettiani della rivoluzione democratica sono stati una scuola di carattere, una scuola negletta e disprezzata dall'Italia clericale e del "Francia o Spagna purché si magna". Il miracolo laico dell'elezione di Ciampi, per noi di Giustizia e Libertà, è che dopo mezzo secolo di politica machiavellica o retorica sia tornato alla Presidenza della Repubblica un "fesso" come Togliatti chiamava Ferruccio Parri, uno che non si vergogna a dire "in tutte le cose della vita bisogna metterci l'anima. Io l'ho sempre fatto e continuerò a farlo". I cronisti dell'elezione presidenziale raccontano che all'annuncio dell'elezione avvenuta, ci fu come una esplosione di gioia, come una liberazione che accomunava tutti i rappresentanti di un ceto politico che ancor di recente ha protetto, a ogni costo, i suoi corrotti pur di non perdere il potere che viene dalla impunità. Anche i 185 franchi tiratori che avevano sfogato la loro inimicizia caratteriale per Ciampi al punto di preferirgli il "grande uomo di Stato" Andreotti che aveva pubblicamente definito il banchiere mafioso Sindona come "il salvatore della lira", anche loro arrivati alla fine o alla miracolosa deroga dal privilegio non confessabile applaudivano la "buona azione". Non la scelta provvidenziale di un demiurgo capace di salvare il paese dalle tempeste del secolo che muore e di quello imprevedibile che seguirà, ma semplicemente la scelta della decenza, della buona educazione, del rispetto per la cosa pubblica, della resistenza a quella "immoralità di massa" che negli ultimi anni sembrava una tendenza inarrestabile della nostra società. Dire che cosa sia oggi la sinistra è un'impresa ideologicamente ardua, forse impossibile. Ma dire che la sinistra deve essere capace e promotrice, anche oggi, di buone azioni è lecito e ragionevole.
I guerra mondiale
I guerra mondiale
L'elezione di Carlo Azeglio Ciampi è stata anche un'operazione politica opportuna, che non vuol dire una cattiva operazione. Il ceto politico ha dato prova con questa scelta di essere ancora capace di reazioni salutari e la reattività è una prova decisiva per la sopravvivenza. Ha capito, vogliamo dire, di essere arrivato all'ultima spiaggia come dimostravano le diserzioni in massa dalle recenti elezioni, il calo degli iscritti, la crescita del volontariato e di altre forme politiche fuori dai partiti; ha capito che il consenso - che è il fondamento vero della democrazia, non sostituibile da ingegnerie istituzionali - stava esaurendosi. Gli unici a non averlo capito in tempo sembravano gli eredi dei dorotei fino all'ultimo schierati in difesa di un diritto democristiano alla Presidenza della Repubblica, anch'essi però alla fine arresi "alla buona azione".
Ci si chiede perché nelle ultime settimane questo sistema politico cresciuto nella difesa della sua impunità, dunque anche dei ladri e ladroni e mediocri e servitori, questo ceto che era solito praticare una selezione alla rovescia premiando i mediocri e proteggendo i disonesti, abbia improvvisamente fatto due scelte virtuose: quella di Romano Prodi alla presidenza della Commissione europea e quella di Ciampi alla Presidenza della Repubblica. Forse la caduta del Muro di Berlino in uno dei suoi cento effetti è arrivata anche nei nostri palazzi, forse anche nei nostri partiti si è capito che non siamo più una marca di confine contro il "regno del demonio" a cui tutto viene perdonato, forse anche da noi si è capito che il mondo sta cambiando, che siamo entrati nell'Europa, soggetti alle comparazioni e alle critiche dell'Europa, che non possiamo più permetterci di nominare a rappresentarci dei fedeli e magari zotici servitori di un partito, che anche per noi è arrivata l'ora di selezionare i migliori.
Carlo Azeglio Ciampi non è, Dio ce ne guardi, un uomo della provvidenza, non risponderà alle nostre domande di assoluto, alle nostre speranze di paradisi in terra, però sarà sicuramente, anche da presidente, una persona perbene. E che si può volere di più?