BBC History Speciale, Hitler e Mussolini, n. 14, 2019
La morte del Vate
Gabriele D'AnnunzioIl 1 marzo 1938, circa due mesi prima della visita di Hitler, si spegneva a Gardone, nella sua casa-museo affacciata sulle sponde del lago di Garda, Gabriele D’Annunzio. Da sempre vicino al fascismo, egli non era mai stato, però, un intellettuale organico al regime. Impulsivo e battagliero, non avrebbe tollerato di essere irreggimentato, anche solo come accademico o poeta ufficiale della rivoluzione in camicia nera. Di fatto, tuttavia, il Vate ne fu uno dei cantori, specie quando sfruttava la sua straordinaria abilità nello stilare motti, epigrafi e dediche che restavano impressi nella memoria.
Assieme a Marinetti (che detestava), D’Annunzio fu uno dei primi a firmare il Manifesto degli intellettuali fascisti, nel 1925. Mussolini, tuttavia, vide nel Vate più un possibile rivale che un compagno di ventura: sapeva che il suo ardimento, la sua forza nell’esprimere le idee e anche, in un certo senso, la sua “lucida follia” potevano costituire una pericolosa attrattiva per i fascisti, e ne temeva i possibili risvolti in politica. Nel 1927, D’Annunzio fu eletto presidente dell’Accademia d’Italia, ma non partecipò mai alle riunioni. Mussolini lo ricompensò con un assegno statale, che gli permise di far fronte ai debiti. Il Vate, in cambio, evitò di criticare un regime nel quale ormai non riconosceva più l’idealismo del primo movimento fascista. Era contrario all’avvicinamento alla Germania nazista e considerava Hitler un “pagliaccio feroce”.
Mussolini e Starace lo fecero mettere segretamente sotto sorveglianza.
Oramai invecchiato, riceveva le sue numerosissime amanti nella penombra, per celare il decadimento fisico. Era astemio, ma faceva uso di cocaina, antidolorifici e altri medicinali.
Il 1 marzo 1938, poco dopo le 8 di sera, il Vate si spense a causa un’emorragia cerebrale. Era seduto al suo tavolo da lavoro e, aperto davanti a lui, c’era il Lunario di Barbanera, con una frase sottolineata che annunciava, per quel giorno, la morte di una personalità celebre.