G. Natale, F. P. Colucci, A. Natoli, La scuola in Italia, Milano Mazzotta 1975
V - La politica scolastica del fascismo
Senza pretendere di fare in questa sede la storia della scuola durante il fascismo e della politica scolastica fascista, cercheremo soltanto di tracciarne le linee essenziali e di porre i problemi ancor oggi sul tappeto, indicando alcune chiavi di lettura e di interpretazione storico-politica.
Il fascismo fu la forma politica violenta e brutale di dittatura delle classi dominanti (industriali, agrari, gerarchie dell’apparato militare e burocratico). Con l’appoggio relativamente di massa dei ceti medio-piccolo borghesi.
Esautorato il parlamento ed abolita ogni forma di democrazia borghese, il fascismo emanò a getto continuo una serie di Regi Decreti a difesa e a consolidamento degli interessi e del potere delle classi che rappresentava e a danno delle classi lavoratrici, che non solo persero quelle conquiste strappate con dura lotta negli anni precedenti, ma sperimentarono un peggioramento continuo delle loro condizioni di vita e di lavoro.
Proprio a spese e sulle spalle delle classi lavoratrici e delle masse popolari (contrazione e compressione dei salari, ecc.), si resse l’espansione economica del primo periodo del regime fascista (1922-’29). Dal punto di vista del rapporto economia-istruzione, si può rilevare una relazione positiva nel settore primario che registrava un ritmo di incremento degli iscritti; negativa nel settore secondario e superiore che vedeva diminuire o rimanere stazionario il numero degli iscritti. [...]
1975 - La politica scolastica del fascismo
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