Prezzi finti, società offshore e prestiti fantasma - Esportare valuta è diventato lo sport nazionale Vittorio Malagutti CdS 280899 La marina nazistaConservereste i vostri risparmi in un Paese sull'orlo del collasso finanziario, con una valuta che si deprezza quasi costantemente da una decina d'anni e un sistema politico in stato confusionale? Se la risposta è positiva i casi sono due: siete dei patrioti oppure dei generosi benefattori. Se invece dite no senza esitazione, allora la pensate come milioni di cittadini russi, più o meno ricchi e più o meno disposti a violare la legge pur di mettere al sicuro il gruzzolo di famiglia. A volte, come dimostrano i casi emersi in questi giorni, i soldi che prendono la via dell'estero sono il frutto di traffici illegali, di tangenti politiche o di estorsioni mafiose, ma nella grande maggioranza dei casi sono piccoli imprenditori o semplici risparmiatori a scegliere un rifugio oltrefrontiera per il loro denaro. Risultato: l'esportazione di valuta è una sorta di sport nazionale per i russi e le severe leggi che regolano la materia sono aggirate con ridicola facilità, complici una normativa bizantina e una corruzione diffusa. Secondo le stime più aggiornate, a partire dal 1993 i capitali abbandonano il Paese di Eltsin al ritmo di 20 miliardi di dollari l'anno, circa 37 mila miliardi di lire. In Russia per trasformarsi in un esportatore di valuta basta sfogliare quotidiani e periodici. Decine di inserzioni fanno pubblicità a banche e finanziarie che offrono i loro servizi per costituire società ombra nei più diversi paradisi fiscali. Va di moda Cipro, dove le leggi in materia sono quantomeno rilassate, ma sono molto richiesti anche i tradizionali rifugi offshore delle Isole del Canale (Jersey e Guernsey). I prezzi sono modici, per poche centinaia di dollari vengono costituite società subito operative dotate di conti bancari. Ma per portare materialmente i soldi all'estero si sono sviluppati i sistemi più diversi, con schemi, peraltro, molto utilizzati in tutto il mondo, Italia compresa, da uomini d'affari che vogliono creare disponibilità finanziarie oltrefrontiera per i più svariati motivi. Adolf HitlerEsempio classico: il manager di una azienda che tratta materie prime costituisce, sotto mentite spoglie, una società di trading in Russia. La prima, la ditta «ufficiale», vende merce alla seconda a un prezzo di gran lunga inferiore a quello di mercato. La stessa merce finisce a un cliente estero, che paga sul conto di una finanziaria con base in un paradiso fiscale, ovviamente controllata dallo stesso intraprendente manager dell'azienda venditrice. Lo stesso schema viene messo in atto con l'unica variante che la società di trading viene costituita direttamente in un centro finanziario offshore ed è controllata dall'azienda russa. In questo modo la differenza tra il prezzo di mercato (quello pagato dal cliente straniero) e il prezzo di vendita praticato dalla ditta capogruppo rimane a distanza di sicurezza dalla frontiera russa. Sempre più spesso però le aziende russe che importano beni di tutti i tipi si trovano a denunciare la sparizione della merce pagata in anticipo e in valuta forte. La merce «scompare» e il denaro resta oltrefrontiera, quasi sempre in qualche anonimo conto bancario. Ma perché complicare le cose con la compravendita di merci concrete? Lo schema ideale si svolge tutto nei cieli virtuali della finanza. Come? Semplice: un'azienda russa paga un generosissimo dividendo al proprio azionista che ha sede in un paradiso fiscale. Il denaro resta all'estero e si risparmiano anche le tasse. C'è un'altra possibilità, altrettanto efficace. Le aziende con filiali all'estero possono esportare valuta grazie al provvidenziale intervento di una fantomatica società straniera che «presta» una somma importante alla succursale oltrefrontiera. Quest'ultima restituirà il debito a rate ed eviterà di far affluire alla casamadre in Russia i profitti incassati all'estero. Ovviamente la società creditrice, con base in un paradiso fiscale, opera su istruzioni dell'azienda capofila russa. Con questi sistemi ogni giorno decine di milioni di dollari fuggono dal caos russo verso più sicuri approdi in Occidente. Ma, più semplicemente, milioni di cittadini si accontentano di cambiare i loro rubli in dollari e di metterli sotto il materasso. Non per niente, Stati Uniti a parte, la Russia è il Paese dove circolano più dollari.
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