Tre domande alla sinistra
Tra socialismo e liberismo
di Paul Ginsborg

I guerra mondiale
I guerra mondiale
Può avere ancora un senso credere o militare in un partito politico di sinistra in Italia all'inizio del XXI secolo? Vale la pena di porsi una domanda così brutale, proprio ora che i DS discutono al Lingotto. I Democratici di sinistra sono un partito dalla fondazione incerta, dal nome e dal simbolo variabili (non si può mai essere del tutto certi di cosa ci sarà la prossima volta sotto la Quercia), e dalla forza elettorale modesta se paragonata a quella della maggior parte dei loro fratelli europei. Questa "Cosa" è forse solo un' aggregazione di attempati amministratori di sesso maschile destinata all'estinzione? O è invece il nucleo di un partito capace di reinventarsi, di rispondere ai cambiamenti sociali, culturali ed economici che si susseguono in modo così rapido come raramente è avvenuto nella storia della Repubblica?
A queste domande non vi sono risposte certe, ma io sono convinto che oggi vale la pena di compiere uno sforzo, anche sofferto, per ricostruire un partito di massa di sinistra in Italia. Ma con alcune avvertenze.
Prima di tutto, ognuno di noi deve essere quanto più possibile chiaro su cosa si intenda con le tre parole chiave contenute nella mia domanda iniziale.
Cosa è, oggi, "di sinistra", cosa è "politico", e cosa è un "partito"?
Essere di sinistra non può esaurirsi nel dichiarare la propria adesione a un vago, per quanto sacrosanto, socialismo liberale. Essere di sinistra significa avere la capacità di aggredire la realtà, di lasciarvi un segno. Un esempio, fra i tanti possibili. Oggi è molto in voga parlare di "uguaglianza delle opportunità", al posto di quella pericolosa e sovversiva "uguaglianza" che odora di Rivoluzione francese. Ma questo slogan risulta inutile e retorico, se non è accompagnato da un discorso molto chiaro su quanto la società italiana sia segnata da una grave e perdurante disuguaglianza strutturale delle opportunità. Storicamente, nel campo dell'istruzione sono sempre esistiti tre grandi elementi di discriminazione: il "gender", l'appartenenza geografica e la classe sociale. Se il primo è in via di superamento, gli altri due mantengono intatto il loro influsso negativo.
I guerra mondiale - Raffaello. La donna velata
I guerra mondiale - Raffaello. La donna velata
Né si può dire che in tema di uguaglianza delle opportunità la storia dell'Europa del Novecento sia particolarmente confortante. Certo, molti settori della popolazione hanno potuto sfruttare nuove opportunità, e soprattutto godere di un nuovo benessere, ma sono anche stati colpiti da nuove esclusioni, specialmente nel mondo del lavoro. La gerarchia delle classi sociali è rimasta in gran parte immutata.
Essere di sinistra deve anche, per riprendere un' espressione di Pierre Bourdieu, implicare la "distinzione". Intesa non solo come eccellenza o diversità, quanto piuttosto come capacità di distinguere, di stabilire delle linee di divisione in base alle quali sia possibile elaborare un'identità politica. Nel mondo post-comunista della sinistra italiana, invece, quasi tutto è permesso: Cossiga può presiedere una Commissione parlamentare su Tangentopoli, quello che è storicamente inconciliabile può diventare oggetto di "riconciliazione", mentre l'etica pubblica e i valori dell'impresa rischiano di diventare indistinguibili. Ai vecchi dogmi si è sostituito un nuovo lassismo. Ma tutto ciò è assai pericoloso, in quanto disorienta la gente e la spinge al cinismo verso la politica. Abbiamo bisogno di un nucleo forte di valori e di posizioni, non rigide né settarie, ma chiare e storicamente motivate, con le quali sia possibile impegnarsi e identificarsi.
I guerra mondiale
I guerra mondiale
Quanto alla seconda parola chiave, oggi essere "politico" non significa la stessa cosa che in passato. Una moderna politica di sinistra dovrebbe rompere con molte delle vecchie e deleterie abitudini. Di nuovo un solo esempio. Uno dei più gravi problemi del mondo moderno è la mancanza di tempo. In Europa la maggior parte delle famiglie dispone di una casa e di qualche soldo, ma mai di tempo a sufficienza, e ciò è tanto più vero per la donna-madre-moglie-lavoratrice, che della famiglia è il perno. Oggi in Italia il modo di organizzare la vita politica da parte della sinistra è la vera e propria negazione di questa realtà, fatto com'è di scarsa puntualità, di riunioni estenuanti, di dispersività. Non sorprende che molte persone, che pure avrebbero tanto da offrire, scelgano di dirigersi altrove. La politica moderna deve significare reinvenzione delle forme dell'impegno, rispetto dei cicli di vita familiari e di identità diverse da quelle politiche, e soprattutto sensibilità per il tempo e le disponibilità delle donne.
E il partito? Nel 1965, a Poggibonsi, nel cuore della Toscana rossa, il Pci aveva ancora 23 cellule di strada femminili, e ben 5.000 iscritti su 22.000 abitanti! Quei tempi sono finiti per sempre. Tuttavia, sono sicuro che vi sia ancora necessità e spazio per un partito di massa di sinistra. Necessità, se non altro perché vi è chi, sul lato opposto dello schieramento politico, non cessa di organizzarsi e dispone di mezzi assai consistenti. Spazio, perché negli ultimi venti anni il rapporto fra la società civile e quella politica si è profondamente trasformato. La tradizione comunista non aveva teorizzato l'autonomia della società civile, che troppo spesso considerava come una terra di conquista nella quale far prevalere la "giusta linea". Ma ora vi è il rischio opposto, che la società civile sia lasciata a se stessa e alle sue risorse (e spesso si tratta di risorse ben misere). Da un lato abbiamo quattro gatti, spesso in disaccordo fra loro, che cercano di migliorare una periferia, un quartiere, di combattere il degrado e l'inquinamento, di unire le persone in un'epoca di forte individualismo. Dall'altro, gli amministratori e i politici, impegnati in una delle loro interminabili riunioni, per decidere sulla prossima serie di nomine, mentre fuori l'astensionismo cresce a vista d'occhio. Il superamento di questo divario fra ceto politico e società civile è uno dei compiti principali di un partito moderno, di un partito che non sia chiuso e incerto allo stesso tempo, ma disponibile, democratico, profondamente diverso.