Il male oscuro della democrazia
di Jean Daniel - Rep.20.3.93

Il principe Augusto Guglielmo di Hohenzollern
Il principe Augusto Guglielmo di Hohenzollern
Se domani si venisse a sapere che un ministro della Repubblica italíana è stato implicato in qualche affare compromettente, nessuno si meraviglierebbe”: è la battuta formulata in privato da un uomo politico francese qualche giorno fa. Ovviamente stava pensando all'avviso di garanzia ricevuto dal ministro italiano della Giustizia e alle sue dimissioni. Purtroppo per questo francese, il giorno dopo è stato invece il primo ministro del suo paese ad essere scalfito da rivelazioni.
Indubbiamente, si tratta di casi assai diversi. Nel primo caso si sospetta un responsabile della giustizia di aver tenuto mano molti anni fa ad un illecito versamento di fondi in un conto estero del suo partito; nel secondo, un primo ministro viene accusato di aver ottenuto un prestito relativamente modesto (un milione di franchi), ma senza interessi, da un uomo d'affari del quale non conosceva ancora la dubbia reputazione, allo scopo di acquistare un appartamento di dimensioni non meno modeste (110 metri quadrati). Gli osservatori italiani ritengono che la loro classe politica sia arrivata all'ultimo stadio della decomposizione. Quanto agli osservatori francesi, sono piuttosto inclini ad accanirsi sugli esponenti socialisti per dimostrare che anche i più virtuosi non sono immuni da pratiche indubbiamente non illegali ma in contrasto con le loro funzioni e col loro rango.
Pierre Bérégovoy aveva compiuto sino a quel momento un percorso impeccabile. Da apprendista meccanico, non si è formato a nessuna scuola e non è passato per nessuno dei canali che portano alle maggiori responsabilità. Il suo caso veniva citato ad esempio per ricordare come nella democrazia Francese anche un umile autodidatta possa arrivare, a forza di ostinazione e di intelligenza, alla competenza di un esperto in economia e in finanza.
E' curioso che il malestro del primo ministro francese abbia suscitato maggior interesse delle nette malversazioni di altri uomini politici, a destra o a sinistra. E oggi in Francia sorgono molti interrogativi che interessano tutte le democrazie capitaliste. Si osserva innanzi tutto - ed è questa la sola nota di ottimismo - che se emerge tanta sporcizia vuol dire che pulizia è stata fatta più a fondo di prima. Abbiamo giudici più severi e più liberi, giornalisti più accaniti e più audaci. Si nota inoltre che nei periodi di crisi, di disoccupazione e di pauperizzazione di parte della popolazione, l’arricchimento fraudolento dei più favoriti sembra ancor più insopportabile che in tempi di generale prosperità. E' la disuguaglianza che suscita l'esigenza morale.
Adolf Hitler
Adolf Hitler
Ma si pone anche il problema del segreto istruttorio Accade infatti che in nome dell'integrità i giudici istruttori alimentino voci prima che sia stata presentata una precisa denuncia e assai prima della formulazione della sentenza. Subentra qui una riflessione sul cosiddetto giornalismo investigativo. Grosso modo, si può dire che in Europa gli iniziatori di questo tipo di giornalismo siano stati i fondatori del settimanale tedesco Spiegel, ma le insegne di nobiltà gli sono state conferite senza alcun dubbio, dagli autori dell'inchiesta sull'affare Watergate che ha portato alte dimissioni il presidente Nixon. Si può dire che da quel momento sia nata tutta una nuova fllosofia dell'informazione.
Questa filosofia, mai esplicitata ma sempre presente, consiste nel ritenere che il potere sia necessariamente corruttore e che quindi chi lo detiene possa e debba essere sollecitato in qualsiasi momento a fornire la prova della propria innocenza. Secondo questa concezione, nessuno è obbligato a occupare un posto di potere, ma se decide di farlo deve accettare di dover rendere conto non soltanto alla giustizia ma anche ai giornalisti che incarnano il contro potere. Negli Usa questa regola del gioco è accettata mentre non lo è ancora veramente nei paesi latini.
Si tratta di un problema grave nella misura in cui contrappone due mentalità. La prima dà per scontato che i rappresentanti dell'autorità, soprattutto quando ricevono la fiducia dei loro elettori, sono uomini che hanno diritto agli stessi riguardi degli altri, e vengono quindi considerati innocenti fintanto che non siano state fornite le prove della loro colpevolezza. La seconda mentalità considera il detentore del potere come un potenziale colpevole dal quale ci si deve attendere costantemente un eventuale passo falso o una probabile compromissione.
Ernt Roehm
Ernt Roehm
Si ha allora la tendenza a sostituirsi alla giustizia quando si ritiene che gli uomini di potere abbiano tutti i mezzi a loro disposizione per ostacolare, contrastare o ritardare la vigilanza giudiziaria. In altri termini, più si diffida delle istituzioni e più il giornalista investigatore si considera giustificato e adotta metodi che lo trasformano in detective privato Proprio come nei film americani dove il poliziotto è losco, l'avvocato è infido e l'unico integro è l'inquisitore privato. Non siamo ancora a questo punto in Europa, dato che sono i giudici a incarnare in misura comunque crescente l'indipendenza e l'integrità. I piccoli giudici, in generale intellettuali di aspetto fragile, sono in definitiva i salvatori delle istituzioni. Tutto andrebbe dunque per il meglio nel migliore dei mondi se, come avviene in Francia oggi, non ci si chiedesse per quale motivo un caso sia venuto alla luce in un dato momento piuttosto che in un altro, quando magari un giudice aveva da tempo nel cassetto le informazioni delle quali poi organizza la fuga. Soprattutto quando tutto questo avviene in un periodo preelettorale. In questo caso, il merito del giornalista investigatore è minore poiché, lungi dall'aver scoperto un segreto, lo ha semplicemente ricevuto: lo hanno cercato coloro che intendevano trasmetterglielo.
Tutti sanno che alcuni giornalisti specializzati ricevono informazioni da delatori i quali prendono 1'iniziativa di fare denunce contro terzi senza che nessun giornalista abbia avuto in precedenza l'idea che questi terzi potessero essere colpevoli. Il giornalista investigatore diviene allora un potenziale manipolato, così come il detentore del potere è un potenziale colpevole. L'uno e l'altro devono essere ossessionati dai sospetti che pesano su di loro.
Ma l'esigenza morale dell'opinione pubblica è suscitata anche, nelle nostre democrazie, da fattori diversi dalla crisi economica. Dopo la fine della guerra fredda in seguito all'implosione del comunismo sovietico non abbiamo più la risorsa di affermare che la società di mercato, malgrado le sue insufficienze e imperfezioni, le sue derive e i suoi scandali, è a conti fatti di gran lunga superiore alla società collettivista. Da quando il Male assoluto è scomparso, il Bene relativo è percepito con occhio più impietoso. Non esiste più il confronto giustificatore. Ci si accorge allora che nessuno dei problemi che il comunismo si proponeva di risolvere è scomparso insieme al comunismo.
La liberazione dei popoli e la libertà individuale sono le conquiste più preziose senza le quali nulla è possibile; ma si tratta di cornici a un tempo indispensabili e vuote che vanno riempite con istituzioni solide, con un'economia che non comporti esclusioni, con un civismo senza cedimenti. E' ben nota 1a frase di Churchill il quale affermava che “La democrazia è il peggiore dei regimi ad eccezione di tutti gli altri”. Ma quando gli altri non esistono più, si rischia di essere sensibili soltanto all'aggettivo “peggiore”. In altri termini, la democrazia, regime che incita al vizio, è condannata alla virtù se non vuole scomparire.