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Lammia Nuova, febbraio 95. Pino nero: aghi e strobili Lammia Nuova, febbraio 95. Pino nero: aghi e strobili

Pino neroIn varie parti dell'Europa che confina con il Mediterraneo ci sono dei Pini che hanno molte caratteristiche in comune, ma anche alcune caratteristiche distintive, non tali però da far pensare a raggruppamenti molto specifici. Capita poi che, in ogni singola nazione, queste piante presentano altri caratteri che le distinguono ulteriormente.
Tutti questi gruppi sono fatti rientrare da alcuni botanici sotto la specie generica o collettiva di Pino nero. Altri non sono d'accordo e dicono che non si tratta di una sola specie, ma di più specie. Altri ancora parlano di sottospecie, di varietà, di razze geografiche e così via.
Noi, per semplificare le cose, ci occuperemo solo delle piante che si trovano in Italia e, seguendo il Pignatti, le faremo rientrare in due specie:
- Pinus nigra Arnold o Pinus austriaca Host, detto Pino austriaco (Alpi Orientali);
- Pinus laricio Poiret, detto Pino laricio o Pino silano (Sila, Aspromonte, Etna). A Villetta Barrea (Abruzzo) ci sono poi dei Pini con caratteristiche intermedie tra i due i quali, pur ascritti ai Pini austriaci, di solito sono indicati come Pini di Villetta Barrea.
Le distinzioni non sono basate tanto sulle caratteristiche morfologiche ma avvengono piuttosto su quelle ecologiche, colturali e di portamento. Questo perché, a causa delle numerose forme intermedie, è difficile stabilire l'appartenenza di un individuo a un gruppo o all'altro. In poche parole, se sappiamo che un Pino ha la sua origine sulla Sila, diciamo che è un Pino laricio; se ha origine sulla Carnia diciamo che è un Pino austriaco e se ha origine in Abruzzo è un Pino di Villetta Barrea.
Il Pino austriaco è più resistente al freddo e richiede più pioggia del Pino laricio. Si mantiene di solito nel Fagetum scendendo sin verso il Castanetum. E' rustico e si adatta a vari terreni: poco profondi, sterili, carsici, dolomitici. Insomma, non fa troppe storie. Non forma pinete pure, ma vive in consociazione con le specie del suo orizzonte vegetazionale: Faggio, Abete, Pino silvestre, Castagno, Querce.
Il Pino laricio, invece, stando al Sud, ha maggiori esigenze termiche e di solito si mantiene tra il Castanetum e il Fagetum spingendosi raramente nella sottozona fredda di quest'ultimo. Poiché al Sud piove di meno, il Pino laricio vi si è adattato per cui sopporta anche un certo grado di siccità. E' più esigente però in fatto di terreno che preferisce non superficiale e fertile anche se si adatta bene a terreni di diversa natura. Allo stato spontaneo forma delle pinete pure, ma si associa anche a Faggio e Querce.
Per il governo del Pino nero, si ripete che i Pini non emettono polloni e pertanto possono essere governati solo a fustaia, coetanea o disetanea. Il trattamento, cioè i tagli, è analogo a quello del Pino d'Aleppo. Il turno, per il Pino laricio, supera i 100 anni; per il Pino austriaco è invece inferiore ai 100 anni e segue quello delle specie con le quali è consociato.
I Pini neri in molti impianti produttivi vengono tagliati prima. Nel parco di Villani, alle Chiancate, dove ci sono dei rimboschimenti di questo genere, il turno è previsto in 30 anni per la produzione di cellulosa.
Il Pino laricio ha un portamento eretto e slanciato da cui derivano fusti lunghi e diritti che danno un buon legname da opera che si presenta tenero e resinoso, ad alburno bianco e durame scuro. Un tempo i fusti erano molto ricercati per le alberature navali. Venivano ricercati anche per le traverse ferroviarie e per i pali della luce che ora sono sostituiti da prodotti in cemento armato. Nella Foresta Umbra c'è un arboreto sperimentale di questa specie.
Il legname del Pino austriaco invece non è molto pregiato perché contorto e ricco di nodi: va bene per la falegnameria grossolana e come legna da ardere.
Per entrambi i Pini si può applicare la resinazione; vanno bene per la produzione di cellulosa e benissimo nelle alberature stradali di montagna.
Entrambi, per la loro frugalità e per l'elevato ritmo di accrescimento, sono impiegati moltissimo come specie preparatorie nei rimboschimenti.

Caratteristiche

  • Foto: Foto
  • Didascalia foto:

    Lammia nuova, luglio 93. Nell'esemplare a sinistra si notano benissimo i rami inseriti a palchi.

  • Nome scientifico:

    Pinus nigra J.F.Arnold. In dialetto è indicato con il nome generico di "Pine"

  • Albero:

    - longevo;
    - alto sino a 30 m;
    - tozzo;
    - molto rastremato;
    - rami grossi e nodosi, verticillati eorizzontali;
    - ramuli prima verde-gialli, poi bruni e ruvidi per le grosse cicatrici fogliari;
    - molto resinoso

  • Corteccia:

    - grigio scura;
    - mollo screpolata e spessa;
    - con squame piccole

  • Foglie:

    Aghi
    - persistenti;
    - riunite a due a due in ciuffi alle estremità dei ramuli;
    - lunghe 10-15 cm;
    - avvolte da una guaina;
    - appuntite e con bordi seghettati;
    - grosse e rigide;
    - diritte;
    - verde-cupe;
    - con inserzione perpendicolare

  • Gemme:

    - lunghe circa 20 mm;
    - biancastre;
    - ovali, tozze, appuntite;
    - resinose

  • Fiori:

    - maschili: riuniti in amenti gialli, cilindrici e sessili;
    - femminili: verdi e tinti di viola-rosso;
    - con breve peduncolo;
    - fioritura: da maggio a luglio

  • Frutti:

    Strobili o Coni
    - da soli o in gruppi di 2-4;
    - sessili;
    - brunastro-chiari;
    - lucenti e non resinosi;
    - conici covali;
    - lunghi 7-8 cm. larghi 3;
    - con unghia nera;
    - composti dì squam quasi piane con orlo rotondo e umbone al centro;
    - carena non tagliente o ottusa;
    - maturano nel 2° anno;
    - semi grigio-scuri e con ala di 2,5 cm.

  • Aneddoto:

    I Pini litigiosi
    Un gruppo di pini neri, a forza di frequentare cattive compagnie, salutati amici e parenti, decisero di darsi alla bella vita rapinando e saccheggiando tutto quello che potevano.
    Un giorno capitarono nella villa di un signorotto dove rubarono degli oggetti preziosi: un bracciale d'argento, una collana di perle e un anello d'oro.
    "Questo lo prendo io", disse uno dei compari.
    "No! lo prendo io ", lo contrastò un altro.
    "Io voglio l'anello", disse un terzo.
    "L'anello lo voglio io", ribatté un quarto.
    Insomma, lo voglio io, no! lo prendo io, non riuscivano a mettersi d'accordo. Il capo, un individuo grande e grosso che metteva paura solo a guardarlo, spazientito, sparò un colpo in aria e, rivolta la canna del fucile verso i suoi accoliti, stringendo le pupille e digrignando i denti, sibilò lentamente:
    "Giacché non riuscite a mettervi d'accordo, facciamo a modo mio: prendo tutto io. Chi ha qualcosa da obbiettare parli ora o mai più".
    Nessuno aprì bocca e ogni questione venne risolta.

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