Lunedì, 14 Marzo 2022 - 188.77 Kb - pdf - af9c60798fad97bf3d56eeeff575ada5 - H. Fraenkel, Storia di una nazione proletaria, G. C. Sansoni editore, Firenze 1938-XVIIII - Il governo della sinistra (1867-1889).L’opposizione parlamentare di sinistra, che da anni ormai stava in agguato, scelse di propria iniziativa il momento d’assumere il governo. Ma prima di strappare il potere alla destra con un colpo di mano, essa lasciò che quest’ultima compisse il “miracolo” del risanamento delle finanze, assumendosi la responsabilità d’ogni azione impopolare. Ora finalmente, sciolto ogni legame tra il presente e il passato, compiuta anche la parte più ostica e meno brillante nell’opera del risorgimento italiano, pareva giunto il tempo di rimarginare le piaghe sociali, aperte nel corpo della nazione da secoli di dominio straniero e dai decenni che erano stati necessari per fondare e costituire lo Stato.Il trapasso del regime dalla destra alla sinistra fu chiamato dai contemporanei: “la rivoluzione parlamentare”. Ma, per quanto i vincitori si pavoneggiassero con frasi così altisonanti, i fatti non tardarono a mostrare che l’ala radicale non serbava fedeltà al governo, e questo dovette cercare la propria maggioranza nel centro, e perfino tra le file della destra. La sinistra ritrovava la propria unione soltanto quando si trattava di impedire il ritorno della destra; ma la sua volontà di dominio s’infrangeva regolarmente di fronte alle questioni obiettive. Sebbene i repubblicani rivoluzionari avessero ormai imparato a tollerare lo Stato monarchico, l’annosa abitudine alla opposizione parlamentare li aveva resi inetti a governare.Avvenne così che i nuovi capi rinunciarono al proprio carattere rivoluzionario per amor del potere, e battezzarono col nome di “trasformismo” lo spirito del loro tempo. Privi di seguaci disciplinati, essi stessi non si sentivano in grado di presentare alla nazione un programma organico, dagli scopi chiaramente definiti. In certo qual modo, essi consideravano la loro epoca da un punto di vista che voleva abbracciare un vasto orizzonte storico, e con la parola d’ordine “trasformismo” si facevano delle illusioni sull’avvenire. Passati ormai gli anni del Risorgimento, le condizioni del mondo, tutt’intorno all’Italia, avevano subito i più profondi mutamenti. La trasformazione era sensibile in tutti i campi della politica; e così anche quella svolta della vita parlamentare trovava sostegno in un movimento spirituale e politico, che la giustificava e le dava un senso più profondo. Una generazione si ritirava, una nuova ne prendeva il posto. Nel 1877 morì Antonio Scialoia; nell’anno seguente re Vittorio Emanuele, nel 1880 Ricasoli, nel 1882 Lanza e Garibaldi, nel 1884 Sella, nel 1886 Minghetti e nel 1887 De Pretis, che durante quel decennio aveva guidata la sinistra. [...]