Giuseppe Garibaldi

Dalla Treccani
Patriota, generale e uomo politico (Nizza 1807 - Caprera 1882). Dopo aver aderito alla Giovine Italia e preso parte a moti insurrezionali in Italia, visse alcuni anni (1835-48) in America, combattendo per l’indipendenza in vari paesi. Rientrato in Italia, partecipò al governo provvisorio di Milano e, dopo la proclamazione della Repubblica romana, nonostante i dissidi nati con Mazzini circa l’atteggiamento da tenere nei confronti di Casa Savoia, ricevette l’incarico della difesa di Roma. Sconfitto dai francesi, fuggì nuovamente all’estero (1849). Al rientro in Italia (1854) si allontanò ulteriormente dalle idee di Mazzini, accondiscendendo a divenire sostenitore della monarchia sabauda finché questa dimostrasse di credere fermamente nella causa italiana e assumendo la guida dell’esercito sardo contro l’Austria (1858-59). Dopo l'annessione da parte del Piemonte di Lombardia, Emilia, Toscana e Romagna, Garibaldi riavviò il processo di unificazione d’Italia, che sembrava essersi bloccato nell’impossibilità di prendere Roma, con l’impresa dei Mille, che consentì di unire il Mezzogiorno al Piemonte (1860) e quindi di giungere alla costituzione del Regno d’Italia (1861). Per le sue imprese, nelle quali dimostrò di avere non solo rare doti militari ma anche indiscutibile acume politico, G. è considerato uno dei più grandi artefici del Risorgimento italiano. [...]

 
  • 1860 - Mondo Illustrato - Garibaldi e la Sicilia

    1860 - Mondo Illustrato - Garibaldi e la Sicilia

    Venerdì, 27 Settembre 2019 - 159.98 Kb - pdf - 0e21bc40e6f080a3a52f0818e0988079 - Il Mondo Illustrato, Anno III, 7 luglio 1860, Torino, 1860[...] Alle 9 del giorno 7, la spedizione ancorava nel porto di Talamone: quivi fu letto il primo ordine del giorno. Il corpo riprendeva il glorioso nome di Cacciatori delle Alpi, il grido era Vittorio Emanuele re d'Italia. Applausi ed entusiasmo! Fatta la rassegna delle forze, si riconoscono 710 i volontarii venuti dalla Lombardia, 360 cittadini delle antiche provincie del Piemonte, per la maggior parte liguri, 35 di questi erano carabinieri genovesi, aggregati alla compagnia di Bixio, passarono sul Lombardo.Da Talamone a S. Stefano, dove si approvigionarono di carbòn fossile; indi proseguirono la navigazione, incerti, guardinghi, parati a tutto.Vennero in vista della Sicilia. Incontrarono un bastimento mercantile inglese; gli diedero notizie per Genova. Un uomo cadde a mare, Garibaldi lo fece trarre in salvo. Davanti a Marsala si credono inseguiti dagli incrociatori - forza alle macchine per isbarcare prima del loro arrivo.In breve tutta la squadra li sopraggiunge.Due legni da guerra inglesi richiamano a bordo i loro uffiziali. Appena finito lo sbarco, comincia un cannoneggiamento vivissimo; ma quantunque i volontarii dovessero percorrere un tratto scoperto prima di entrare in città, nessuno fu ferito. Durante la notte il Piemonte fu catturato, il Lombardo era stato quasi calato a fondo, avendo il capitano prima di sbarcare aperti i rubinetti.Quei giorno Marsala fu in gran festa! [...]

  • 1982 Max Gallo - Garibaldi La forza di un destino, pp. 303-337, 467-474

    1982 Max Gallo - Garibaldi La forza di un destino, pp. 303-337, 467-474

    Lunedì, 19 Giugno 2023 - 262.54 Kb - pdf - 689ab7054a90cd483f642050bce7b78d - Max Gallo, Garibaldi La forza di un destino, Milano Rusconi 1982, pp. 303-337[..] A queste vibrate parole, la Camera intera balzò in piedi, mentre nelle tribune scoppiavano ovazioni.Il conte di Cavour, che fino a quel momento aveva ascoltato freddamente, appoggiato ai gomiti, gli occhi fissi sull’oratore, le accuse rivolte verso di lui, si rialzò, pallido e fremente, per protestare contro quelle odiose imputazioni. Le grida di: “All’ordine! all’ordine! E’ indegno!” furono generali.Il tumulto era al colmo, accresciuto ancora dagli applausi e dal chiasso delle tribune. I deputati si precipitarono nell’emiciclo, lasciando tutti i loro seggi per circondare il banco dei ministri. Un deputato della sinistra si slanciò di un balzo dal suo posto e venne a minacciare col pugno il presidente del Consiglio. Questi rispose con veemenza. Molti deputati afferrarono l’energumeno per il braccio e lo allontanarono a forza, perché andasse a calmare più lontano la sua esasperazione. Si formarono gruppi da ogni parte; si discuteva con violenza, con collera; si scambiavano ingiurie e appellativi di ogni genere, ma il chiasso e il disordine impedivano, per lo più, che giungessero all’indirizzo voluto. [...]

  • 1861 Noncello - Diario di un Garibaldino

    1861 Noncello - Diario di un Garibaldino

    Lunedì, 19 Giugno 2023 - 254.21 Kb - pdf - 9886d8d4829949f1f7bf67930c7137be - Noncello - collana di monografie pordenonesi, n. 26, pagg. 7-46 Diario del garibaldino Alfonso Marchi (9 giugno 1860 - 10 luglio 1861)Ritenendo di far cosa gradita ai nostri gentili lettori, e sempre nell’ambito delle celebrazioni dell’unione del Friuli all’Italia, presentiamo il Diario del garibaldino Alfonso Marchi da Fanna.Vergato frettolosamente a matita su piccoli libretti durante lo svolgersi della campagna del 1860-1861, il Diario rappresenta un esempio felice di spontanea immediatezza, di freschezza e veridicità. Venne pubblicato, ma solo in parte, nel lontano 1906, in pochissime copie fuori commercio nell’anniversario della morte dell’autore. Alfonso Marchi, dopo aver partecipato alle imprese descritte nel Diario, si laureò in giurisprudenza; nel 1863 ritornò alla natale Fanna fermandosi per quattro mesi. Essendo il Friuli ancora sotto il dominio austriaco, preferì continuare a vivere esule, ma libero nel Regno da poco proclamato. Durante il ritorno venne arrestato a Milano per sospetti politici non essendo del tutto scomparse le fazioni. Descrivendo le impressioni provate in carcere, deluso scriveva: “In quei quattro giorni soffersi quanto non soffrii in qualunque altra occasione di tutta la mia vita”. Raggiunto il Piemonte lo troviamo membro del Comitato per l’emigrazione veneta, segretario del Comitato liberale italiano, nonché segretario del Comitato democratico che a Torino aveva proposto Garibaldi quale candidato del 1. collegio e del quale era presidente il marchese Giorgio Pallavicino e allorché, dopo il 1866, il Comitato dell’emigrazione veneta prendeva commiato da Torino, un nobile saluto veniva firmato per i Friulani dall’avv. Marchi. Morì nel suo paese natale il 19 marzo 1905. Ringraziamo vivamente l’avv. Alfonso Marchi, suo nipote, che, dopo aver trascritto interamente la parte ancora inedita degli appunti originali del Diario, vergati, come s’è detto, a matita, ci ha dato la possibilità di stamparli nella loro integrità.La Redazione

  • 1882 - Pasquale Villari - Discorso su Garibaldi

    1882 - Pasquale Villari - Discorso su Garibaldi

    Venerdì, 23 Giugno 2023 - 178.46 Kb - pdf - 3191803321dae99f477f041a470434c4 - Pasquale Villari, Discorso sul Generale Garibaldi, Firenze Le Monnier 1882Signori,Invitato dagli onorevoli colleghi di questo Istituto a parlare del generale Garibaldi, è facile comprendere in presenza di quali e quante difficoltà io mi ritrovi. Si tratta di parlare d’un uomo, la cui vita è notissima a tutti, e di parlarne quando i giornali, gli uomini di Stato, gli storici, i poeti, i compagni d’arme ne hanno in Italia, in Europa, in America fatto l’elogio. Non posso quindi addurre alcun fatto nuovo, non posso trovare alcuna nuova espressione di lode o dolore. In questi casi si finisce assai spesso col ripetere meccanicamente frasi già mille volte udite, e si cade nella rettorica. Ma io non farò né una biografia, né un elogio; cercherò invece di esporvi alcune semplici osservazioni sul carattere del Garibaldi, sul modo in cui s’andò formando, e sul come egli salì fino alla storica grandezza di un vero eroe nazionale. Spero che la modestia del linguaggio mi salvi almeno dal pericolo della rettorica.

  • 2007 - Domenico Quirico - I generali Bixio e Sirtori

    2007 - Domenico Quirico - I generali Bixio e Sirtori

    Giovedì, 29 Giugno 2023 - 412.24 Kb - pdf - 0fed326c4f9d520acff04e18d8863208 - Domenico Quirico, Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia, Oscar Mondadori 2007II - I garibaldiniUn eroe con le cambialiNino Bixio aveva, or dirla con chiarezza, un diavolo per capello.Fin da quando gli avevano ordinato di andare con la sua settima divisione a occupare la posizione delle Gonfardine aveva capito che quel giorno avrebbe dovuto esercitare la virtù che meno gli era congeniale: la pazienza. C'erano mille cose che non gli piacevano in quella guerra “stupida”. Si avanzava, per esempio, senza che la cavalleria che pure era mastodontica e molto riverita avesse, come si diceva in linguaggio tecnico, “riconosciuto” i luoghi: tanto il nemico, dicevano i suoi colleghi generali, era secondo la testimonianza della gente del luogo, oltre l’Adige. Quindi si poteva venir avanti a casaccio: ma lui il nemico lo sentiva, lo fiutava, sensibilità che aveva imparato alla scuola di Garibaldi quando un’intuizione ti poteva salvar la vita. E poi tra la sua divisione e quelle vicine, sulla sinistra, c’era addirittura il principe Umberto, si allargavano grandi spazi vuoti dove il nemico se era in vista si sarebbe potuto insinuare. Al mattino aveva già dovuto manovrare per impedire che l'erede al trono venisse spazzato via da una carica di ulani un po' kamikaze che gli si erano gettati addosso. Ma da sei ore era completamente immobile, i cannoni puntati, i soldati con l’arma al piede mentre a destra sentiva che il cannone tuonava; e con che fragore e intensità, crescendo di ora in ora. [...]

  • 1860 - Aristide Calani - Il Parlamento italiano

    1860 - Aristide Calani - Il Parlamento italiano

    Venerdì, 30 Giugno 2023 - 231.99 Kb - pdf - 48d7a1e58e6cad81aee6d25b1230d401 - Aristide Calani, Il Parlamento del Regno d’Italia, Vol. I e II, Milano 1860Al lettoreUn libro qual si è questo che ora presentiamo al Pubblico, non abbisogna d'introduzione, né di prefazione propriamente detta.Avremmo per avventura potuto gettare un colpo d'occhio generale sugl'importantissimi avvenimenti che sono accaduti in questi ultimi due anni in Italia, e tracciarne un rapido cenno storico; ma ci è sembrato per lo meno superfluo il tentarlo.A che gioverebbe difatti una tronca e pallida narrazione delle colossali vicissitudini, mediante le quali il caos italiano finalmente si svolge, e di mezzo al trambusto e allo strano mischiarsi ancora d'elementi eterogenei, comincia a lasciar apparire, sul fondo azzurro d'un cielo senza nubi, una radiosa figura di donna, che ha la nobile fronte cinta di regale corona, regge colla sinistra mano tutti gli attributi delle scienze, delle arti belle e dell'utili, e colla destra, la Dio mercè, impugna una spada?Non ci accingiamo noi forse a porre in iscena gli autori sublimi di questa splendida metamorfosi?Non siamo in procinto di presentarvi i Pigmalioni di questa nuova e divina creatura?Dirvi la vita di molti di essi, parlarvi delle loro opere, descrivervi le loro gesta, additarvi lo scopo eccelso cui essi tendevano, narrarvi come l'abbian raggiunto, non è dettare, seguendo norme sicure, appoggiandosi a irrecusabili fatti, l'istoria de' nostri tempi? [...]
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