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Napoleone Colajanni

Dalla Treccani
Uomo politico italiano (Enna 1847 - ivi 1921), fu con Garibaldi nella spedizione di Aspromonte (1862) e nella campagna del Trentino (1866); emigrò poi nell'America del Sud (1871). Deputato repubblicano dal 1890, si segnalò per la dirittura della sua attività politica; ispirato da Antonio Labriola, provocò con la sua precisa denunzia in Parlamento (1892) lo scandalo della Banca Romana. Professore di statistica a Palermo e a Napoli, fondò la Rivista popolare, ch'egli redigeva quasi da solo, e pubblicò numerosi scritti (Il Socialismo, 1884; La sociologia criminale, 1889, contro le dottrine del Lombroso; In Sicilia: gli avvenimenti e le cause, 1894; L'Italia nel 1898; tumulti e reazione, 1898; Manuale di statistica tecnica e di demografia, 2 voll., 1904; ecc.).
Combatté vigorosamente la tesi, avanzata da alcuni, dell'inferiorità razziale delle popolazioni dell'Italia meridionale.

 
  • 1908 - Napoleone Colajanni - Per la razza maledetta

    1908 - Napoleone Colajanni - Per la razza maledetta

    Martedì, 10 Dicembre 2019 - 255.35 Kb - pdf - 402f7df61b4540c90d62525f3a326f5a - Napoleone Colajanni, Per la razza maledetta, Palermo-Roma, 1898[...] Da Felice Cavallotti nella vita e nelle opere, Milano, 1908Vilfrido Pareto esclamava: “Dove andiamo?” ed escludendo ogni speranza di miglioramento col mutar degli uomini al potere, scriveva a mo' di chiusa:Al disotto dell'Italia c'è la Spagna; più in giù della Spagna stanno il Portogallo e la Grecia. Nulla ci fa sicuri di non avere da scendere sino a quel punto. In ogni modo, se a tanta sventura potremo sfuggire, non sarà certo per merito delle inette nostre classi governanti, ma solo perchè si muteranno la coscienza e la scienza delle classi popolari.[...] Alfredo Niceforo, presidente della Società Italiana di Antropologia e della Società Italiana di Criminologia, che in La delinquenza in Sardegna: note di sociologia criminale (opera pubblicata nel 1897 con prefazione di Enrico Ferri) scriveva: “La razza maledetta, che popola tutta la Sardegna, la Sicilia e il mezzogiorno d’Italia dovrebbe essere trattata ugualmente col ferro e col fuoco - dannata alla morte come le razze inferiori dell’Africa, dell’Australia". [...]

  • 1911 - Rivista Popolare - I fatti di Verbicaro

    1911 - Rivista Popolare - I fatti di Verbicaro

    Sabato, 08 Febbraio 2020 - 235.63 Kb - pdf - b4a54bb5942a8e734459e71ec0b0a989 - Rivista popolare di politica, lettere e scienze, Anno XVII, N. 17, Roma 15 settembre 1911, p. 457-462Doveva e poteva l'Italia festeggiare il cinquantenario della sua unità? (A proposito di Verbicaro e del Mezzogiorno)[...] Nel 1911, quando in Italia si celebravano i primi cinquant'anni di unità nazionale, si salutava questo avvenimento con grandi manifestazioni e cerimonie, da Verbicaro, da questo piccolo e sperduto paese della Calabria, del tutto sconosciuto alla gran parte degli italiani, cominciarono a giungere notizie inquietanti. L'epidemia di colera, che nell'estate del 1911 aveva toccato altre regioni italiane, ebbe a Verbicaro, per le precarie condizioni igieniche e sanitarie, effetti devastanti. Provocò la violenta reazione della popolazione di Verbicaro che insorse contro le autorità locali, i "galantuomini" del paese, considerati responsabili dell'epidemia, giudicati alla stregua di "untori". [...]

  • 1911 - Rivista Popolare - Da Verbicaro a Tripoli

    1911 - Rivista Popolare - Da Verbicaro a Tripoli

    Sabato, 22 Febbraio 2020 - 314.37 Kb - pdf - 32cc621dc946cc8d0186a63dd81a1659 - Rivista popolare di politica, lettere e scienze, Anno XVII, N. 18, Roma 30 settembre 1911“Il primo elemento di debolezza nostra nell'accingerci alla conquista di Tripoli è di carattere giuridico. Noi ci prepariamo ad andare alla conquista di una terra, che non ci appartiene secondo nessuno dei principi, che abbiamo voluto porre a base del nostro diritto pubblico ed abbiamo scritto come segnacoli sul nostro vessillo. Trattasi della occupazione di una provincia appartenente ad un altro Stato col quale eravamo finora in rapporti di amicizia, e dal quale non è stata commessa contro di noi nessuna di quelle ingiustizie, che sono riparabili soltanto con la guerra”. (La Vita internazionale, 5 ottobre).
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