Arturo Carlo Jemolo

Dalla Treccani. Arturo Carlo Jemolo. Giurista e storico italiano (Roma 1891 - ivi 1981). Professore di diritto ecclesiastico in diverse università italiane, la sua varia e complessa produzione scientifica, articolata tra la storia politica, la storia dei movimenti religiosi e il diritto ecclesiastico, è caratterizzata dall'esigenza di contribuire, attraverso una puntualizzazione e chiarificazione di tutta la problematica relativa al sistema dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia dai Patti lateranensi ad oggi, alla trasformazione del diritto ecclesiastico in rapporto alle trasformazioni sociali e politiche. Jemolo profuse un particolare impegno nell'analizzare i vari problemi politici del nostro paese, cercando di conciliare i valori tradizionali con le numerose istanze di rinnovamento. Tra le sue opere: Lezioni di diritto ecclesiastico (1933).
Prof. di diritto ecclesiastico (dal 1920) a Sassari, poi a Bologna, all'univ. Cattolica di Milano, e infine (1933-61) a Roma. Dal 1946 socio nazionale dei Lincei. Cattolico-liberale, impegnato in sostegno della laicità dello stato, i suoi interventi hanno suscitato echi e consensi; sul terreno giuridico sono particolarmente rilevanti i contributi di diritto ecclesiastico; su quello storiografico restano fondamentali gli studî su Stato e Chiesa nell'Italia unita.
Opere
Tra le sue altre pubblicazioni si ricordano: Stato e Chiesa negli scrittori politici italiani del Seicento e del Settecento (1914); Crispi (1922); Il giansenismo in Italia prima della Rivoluzione (1928); Il matrimonio (nel Trattato di diritto civile diretto da F. Vassalli, 1938); Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni (1948; più volte riedito e aggiornato); Italia tormentata, 1946-1951 (1951); La crisi dello stato moderno (1954); Società civile e società religiosa, 1955-1958 (1959); Libera Chiesa in libero Stato (1961); Premesse ai rapporti tra Chiesa e Stato (1965); Costume e diritto (1968); La questione della proprietà ecclesiastica nel Regno di Sardegna e nel Regno d'Italia, 1848-1888 (1974). Di notevole interesse anche letterario i due volumi di ricordi: Confessioni di un giurista (1947); Anni di prova (1969). Raccolte di scritti, saggi e articoli precedenti: Gli occhiali del giurista (1970); Gli uomini e la storia (1978); Questa repubblica (1978); Padri e figli (post., 1984). Nel 2011, in occasione della ricorrenza dei 120 anni dalla nascita, è stata edita sotto il titolo Il malpensante l'importante raccolta di articoli pubblicati sul quotidiano La Stampa nel secondo Novecento.

 
  • 1964 - Arturo C. Jemolo - Il silenzio non è d'oro

    1964 - Arturo C. Jemolo - Il silenzio non è d'oro

    Mercoledì, 05 Agosto 2020 - 81.46 Kb - pdf - 360c0a3ae12874ba3b42542ecfa5c7b3 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 19-20, Anno II, N. 4, 25 Febbraio 1964[...] Se osservano la struttura dello Stato, scorgono sciupii a non dire, commissioni, missioni all'estero, spese di rappresentanza, a non finire; il caos nella misura dei compensi, in quanto nessuno sa quale sia la reale retribuzione, tolto che degl'infimi impiegati della provincia, ma la regola che i cosidetti enti parastatali debbano pagare meglio dello Stato (almeno secondo tabelle; perché nessuno sa fare la comparazione tra due incognite), e che più un ente sia inutile, superfluo, ripetizione di altri dieci enti, più debba compensare direttori, consiglieri di amministrazione, presidenti. Com'è naturale, colpiscono la mente del popolo più i piccoli sprechi che non quelli che veramente aprono grosse falle nel bilancio: il presidente di un ente che ha tre automobili a sua disposizione, Non c'è cittadino che non veda nel suo ambito visuale, per stretto che sia, le economie che si dovrebbero fare.Non c'è però sempre accanto a lui chi gli faccia riflettere che ogni economia realizzata implica il sacrificio di qualcuno; e che per arrestare l'inflazione, una volta iniziata, occorre pure accettare il veriticarsi di un certo numero di dissesti. E' della psicologia umana il ripugnare al male, ed occorre opera di persuasione per fare accettare il minor male in luogo del maggior male; ma il compito è arduo; specie quando il minor male tocca vittime determinate, che non si gioveranno, o solo problematicamente ed in un remoto avvenire, di ciò che siasi evitato il male maggiore. [...]

  • 1965 - Arturo C. Jemolo - Guardiamo la realtà

    1965 - Arturo C. Jemolo - Guardiamo la realtà

    Giovedì, 01 Ottobre 2020 - 128.05 Kb - pdf - 1f18bbb9f45c629654fd6b540a7c2e51 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Anno III, N. 18 (59), Pagg. 9-13, 16-31 Ottobre 1965[...] In Questa Repubblica. Dal '68 alla crisi morale, introduzione di G. Spadolini, Firenze 1981, Jemolo scriveva a p. 301: “Sono svanite le grandi speranze che nutrivamo alla fine della seconda guerra mondiale […] quando rievoco i molti che divisero con me le grandi speranze del 1945 e degli anni immediatamente seguenti, penso che sono stati amati da Dio quelli che hanno chiuso gli occhi in tempo per non vedere l'Italia del 1978” [...]

  • 1966 - Arturo Carlo Jemolo - Lezione di storia

    1966 - Arturo Carlo Jemolo - Lezione di storia

    Sabato, 28 Novembre 2020 - 112.08 Kb - pdf - d66747a7d4cd4338b2b802884305e937 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, n. 37, pagg. 16-17, 18 Settembre 1966[...] Un altro luogo comune per fortuna ora abbandonato è quello della storia maestra della vita. La storia non ha mai insegnato niente; non solo perché ogni generazione, come ogni individuo, deve rifare da sé la propria esperienza; ma perché tutte le vicende storiche sono intessute di molteplici elementi, che non soltanto non si ripetono mai nelle medesime combinazioni, e che ciascuno può apprezzare ed apprezza poi in modo diverso, secondo le proprie tenderze, ed in fatto secondo il suggerimento che a lui piace trarre dalla pretesa esperienza storica.Direi che piuttosto il presente serva allo storico a spiegare il passato, a comprendere lo stato d'animo di generazioni lontane; a rendersi conto che certe atrocità non apparvero tali aicontemporanei, come certe follie - tali viste a distanza di secoli - poterono apparire il portato stesso della ragione. [...]

  • 1966 - A. C. Jemolo - A vent'anni dalla proclamazione della Repubblica

    1966 - A. C. Jemolo - A vent'anni dalla proclamazione della Repubblica

    Lunedì, 07 Dicembre 2020 - 263.74 Kb - pdf - be7fac6cf311540246d523acb6698024 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, n. 46, Pagg. 18-26, 20 Novembre 1966[...] Concluderei che la Repubblica, o, meglio, lo Stato repubblicano sortito dalla Costituente che abbiamo, è paragonabile ad una pianta dalle radici non profonde, ma situata in una pianura dove non soffia il vento, anzi di solito non si sente alito d'aria mossa. Nulla impedisce che quella ch'è la situazione attuale, il ritmo dei cambiamenti di governo in seguito a crisi interne, l'equilibrio dei partiti, la minima frangia di mutamenti nelle successive elezioni politiche, sia ancora nel 1990 quella ch'è oggi. E gli uomini della mia generazione hanno visto troppe cose tristi nel corso della loro vita per avere desiderio di novità, temere l'immobilismo; sono portati ad augurarsi che così realmente sia.Ma non vorrei che ad un tratto il vento si levasse; in tal caso non scommetterei neppure una lieve somma per la resistenza dell'albero. [...]

  • 1964 - Arturo C. Jemolo - La paura del comunismo

    1964 - Arturo C. Jemolo - La paura del comunismo

    Martedì, 05 Gennaio 2021 - 114.22 Kb - pdf - 4fd1e4c18af52fcead80da214c66f5ad - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 19-21, Anno II, N. 1, 10 Gennaio 1964[...] Tirare le somme: un solo suggerimento, che dò sempre dalla fine della seconda guerra, con cui credo di avere in anni già lontani annoiato i lettori del Ponte; tirare diritto, non avere paura, vivere il proprio anticomunismo e non quello che può piacere agli altri, addurre le ragioni che sentiamo e non quelle che ci sono estranee; non avere mai paura di essere il cristiano dannato alle bestie perché rifiuta il granello d'incenso agli dei; se qualche volta proposte o critiche dei comunisti ci paiono buone (va da sé che le altre le contrasteremo), accettiamole e non siamo l'uomo del medioevo, che anche nella rosa o nel ruscello temeva di vedere annidato il diavolo; e tenere gli occhi aperti, perché il mondo non sta fermo, ma di continuo muta.

  • 1964  -Arturo C. Jemolo - Gli italiani e Goldwater

    1964 -Arturo C. Jemolo - Gli italiani e Goldwater

    Martedì, 12 Gennaio 2021 - 209.22 Kb - pdf - 03e3b82a88654c1bcaeff50286071a0b - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 13-14, Anno II, N. 15, 10 Agosto 1964[...] Guardo allo schieramento che va dai radicali e repubblicani alle punte estreme della destra.Comincio da queste ultime, naturalmente entusiaste, alla idea, di un presidente che come primo atto balzerebbe su Cuba, che darebbe guerra senza tregua al comunismo (e tutti sappiamo cosa s'intende per comunismo negli uomini di destra, di ogni Paese), che non avrebbe paura di scatenare una guerra, ma, soprattutto, che tornerebbe alla economia strettamente privatistica, disposto a cedere per un dollaro la massima azienda di Stato, ad arrestare ogni opera di redenzione sociale, di sfruttamento delle ricchezze nazionali sol che non si svolgese sotto l'insegna della impresa privata, con relativi dividendi agli azionisti. [...]

  • 1965 - Arturo C. Jemolo - Diciotto anni di repubblica

    1965 - Arturo C. Jemolo - Diciotto anni di repubblica

    Venerdì, 15 Gennaio 2021 - 163.36 Kb - pdf - bd96dcc9cba3340de231c2af7619da81 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Pagg. 19-21, Anno III, N. 1 (42), 15 Gennaio 1965[...] Alla caduta del fascismo erano balzati sulla scena della politica, così nei ministeri dei governi Badoglio, uomini nuovi, taluni provenienti dalla burocrazia, altri dalla cattedra, che erano apparsi preparati, disposti ad assumersi responsabilità in diffìcilissimi momenti, a mandare avanti un dicastero quando la struttura burocratica era ridotta a zero, ed a fare, ad incoraggiare, a cominciare a costruire: Vito Reale, Leonardo Severi, Arangio Ruiz, Brosio, Tarchiani, Carandini. Pareva fiorissero gli uomini, i commissari ai grandi istituti, i prefetti ed i questori dei Comitati di liberazione nazionale. [...]

  • 1965 - Arturo C. Jemolo - La scuola vista da un maestro.

    1965 - Arturo C. Jemolo - La scuola vista da un maestro.

    Sabato, 23 Gennaio 2021 - 85.24 Kb - pdf - e813a5c0b2752a9e1454ea53bc47294c - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Pag. 18, Anno III, N. 13 (54), 16-31 Luglio 1965L'ultimo libro di Augusto Monti - che è anche il narratore preferito mio e di quanti restiamo impenetrabili alla letteratura moderna - è una preziosa testimonianza sulla scuola italiana dei primi decenni del secolo e una acuta analisi della piccola borghesia italiana.

  • 1965 - Arturo Carlo Jemolo - Guardiamo la realtà

    1965 - Arturo Carlo Jemolo - Guardiamo la realtà

    Mercoledì, 27 Gennaio 2021 - 128.05 Kb - pdf - 1f18bbb9f45c629654fd6b540a7c2e51 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Anno III, N. 18 (59), Pagg. 8-13, 16-31 Ottobre 1965L'aspetto negativo della attuale formula di centro sinistra è dato più che dai mediocri compromessi in tema di politica estera e dalla impossibilità di intaccare i centri di potere della DC, dal pericolo che il partito socialista, considerato da molti come quello che incarnava le speranze di un futuro mutamento di rotta, sia ora divenuto “un partito come un altro”, disposto a rinunciare ad introdurre nel paese un nuovo soffio, a fare accogliere l'idea che entrare nella vita politica sia accettare una missione, destinarsi a servire il paese.

  • 1963 - Arturo Carlo Jemolo - Le aspirazioni modeste

    1963 - Arturo Carlo Jemolo - Le aspirazioni modeste

    Martedì, 14 Settembre 2021 - 93.83 Kb - pdf - d28fc44fde8d65b8e5bd0dc5ed3d4a49 - Arturo Carlo Jemolo, in L'Astrolabio, pagg. 18-19, n. 6, 1963Non direi che tra gli uomini politici attuali abbondino quelli che sentano come Cesare: meglio primi nell'ultimo villaggio delle Alpi che secondi a Roma.Paiono tutti desiderosi di essere alleati minori della democrazia cristiana; tutti bramosi di venire scelti, più d'uno timoroso che altri non gli contenda questo posto di alleato primo in ordine d'importanza.Mi chiedo se non sarebbe un vero senso di sbigottimento quello che coglierebbe tutti se un giorno la democrazia cristiana non fosse più il partito di maggioranza relativa, il perno intorno a cui deve gravare ogni combinazione; probabilmente più sbigottiti di ogni altro i comunisti, almeno gli uomini politici del comunismo. Ben a ragione; come non dovrebbe temere ogni mutamento, ed in particolare il rischio di assumere il potere, chi in una comoda posizione di opposizione ha sempre approvato ogni assalto allo Stato, non ha mai ricordato che esistono obblighi? [...]

  • 1963 - Arturo Carlo Jemolo - Il capro espiatorio

    1963 - Arturo Carlo Jemolo - Il capro espiatorio

    Mercoledì, 15 Settembre 2021 - 78.30 Kb - pdf - 17fe3a797d6a10af4800c86ff2932593 - Arturo Carlo Jemolo, in L'Astrolabio, pagg. 19-20, n. 8, 1963Leggo con lo stato d'animo di chi è lontano dalla politica attiva, ma per tutta la sua vita si è sempre interessato delle tortuose vie del pensiero umano (del ragionare che spesso è sragionare, della dialettica posta al servizio dell'irrazionale) ciò che i vari giornali di destra, ma soprattutto i giornaletti di piccole dimensioni, talora semplici settimanali, dicono di Fanfani.E comprendo come in chi parla alle masse vi sia sempre la tentazione dei facili espedienti di cui uno è quello del capro espiatorio. Per i nazisti il capro espiatorio erano gli ebrei; tutti i mali venivano da loro, e sarebbero scomparsi con la eliminazione della razza. Non c'era un solo argomento con un'ombra di sensatezza ad asseverare quella tesi, ma incontrava, non solo perché era semplice, ma perché rappresentava lo sforzo, la giustificazione di una serie di avversioni inconscie, quella per chi è in qualche modo diverso da noi, ha una sua cerchia d'intimi, di amici di infanzia, in cui non sarebbe facile, anche se lo si desiderasse, di penetrare, ha tradizioni diverse dalle nostre, ed ancora, in quel caso, l'avversione di masse che si abbeveravano ad una tradizione nazionale e militare per chi non poteva rifarsi a quella tradizioni ma piuttosto ad una di cultura, di letteratura in lotta contro i pregiudizi aviti, e soprattutto di scoperte scientifiche.Nel caso Fanfani la spiegazione è meno ovvia. [...]

  • 1963 - Arturo Carlo Jemolo - Perplessità

    1963 - Arturo Carlo Jemolo - Perplessità

    Mercoledì, 15 Settembre 2021 - 77.56 Kb - pdf - be0b4e26b4a9256865e1c5128984066d - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 13-14, n. 13, 10 Ottobre 1963Mi accorgo di appartenere ad un'altra epoca, in cui gli spunti ideali valevano assai più che oggi non valgono e per conseguenza la privazione del Potere non indeboliva i partiti; questi potevano mantenere la loro compagine per decenni, anche senza alcuna prospettiva di avere mai una particella di potere.Riconosco che in quella grossa corrente del partito socialista che appare disposta a partecipare al governo c'è una fondamentale serietà ed onestà d'intenti. Ho sempre considerato sintomo di scarso impegno l'atteggiamento di chi rinvia ad una generazione successiva la realizzazione delle sue mete, di chi preferisce la critica ai governi che reggono il Paese ed affrontano e risolvono, bene o male, ma risolvono i singoli problemi, piuttosto che assumersi la responsabilità dell'azione.E tuttavia resto perplesso.Nelle ultime elezioni la perdita di voti della Democrazia cristiana mi sembrava indizio di un desiderio di chiarezza da parte del Paese, che andasse coltivato. Mi sembrava cioè che la parola da dire agl'italiani da parte di quanti né sono iscritti a quel Partito, né sono sulle ali estreme dello schieramento politico avesse ad essere: - se pure pensiamo che l'unità dei cattolici dovrebbe palesarsi in politica solo quando sono in gioco problemi di libertà religiosa o morali, tuttavia nessuna preconcetta ostilità ad un partito a sfondo confessionale; ma purché oltre questo sfondo ci sia una omogeneità di vedute. Ora non c'è proprio nulla di comune tra le ali destra e sinistra del partito, tra il giornale “Il centro” e la politica di Fanfani e di Sullo; allora non siamo più al partito tradizionale, ma ad una coalizione di domini dalle vedute diversissime, uniti solo dall'intento di tenere in mano il potere; conseguenza una sostanziale immobilità, una serie di strappate ora a destra ora a sinistra. Nell'interesse del Paese occorre giungere ad una chiarificazione, ad una scissione del Partito, che oggi non troverà più le autorità ecclesiastiche così ostili come le avrebbe trovate dieci anni or sono; ci sia un partito cattolico conservatore che sarà il naturale alleato del partito liberale, ed un partito cattolico di sinistra. Occorre insistere sulla massa degli elettori perché esprimano questa necessità di chiarificazione, in tutti i modi, se proprio necessario, anche con un'astensione dalle urne nelle prossime elezioni. (Va da sé che è un discorso che ripeterei in altre direzioni; come si può votare per La Malfa sapendo di votare anche per Pacciardi, e viceversa?). [...]

  • 1963 - Arturo Carlo Jemolo - Vantaggi della sincerità

    1963 - Arturo Carlo Jemolo - Vantaggi della sincerità

    Mercoledì, 15 Settembre 2021 - 114.63 Kb - pdf - 0ae45a84204ae1c457ad0c9962b13164 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pp. 31-32, N. 14, 25 Ottobre 1963Si ripete costantemente da tutta la stampa, democristiana, liberale, di sinistra, che il fascismo è finito, non è che un ricordo, modesti suoi successi elettorali non rappresentano che sussulti di un corpo che sta per spegnersi.In effetto è sommamente improbabile che dobbiamo assistere ad un gabinetto Michelini od Anfuso; ma è invece vero che l'assillo di un ritorno del fascismo è alla base delle preoccupazioni dei democristiani senza nostalgie fasciste, dei socialdemocratici, dei repubblicani, e dei socialisti.I fautori della legge elettorale sull'apparentamento ed il premio alle liste apparentate del 31 marzo 1953 assumevano ch'essa aveva per scopo di bloccare gli estremisti di destra e di sinistra; e tutti i cedimenti alla democrazia cristiana di partiti di sinistra, compreso quello probabilmente prossimo, dell'accettazione del sussidio statale alla scuola privata (il discorso di Codignola non mi tranquillizza: sarebbe la peggiore delle soluzioni la finta di non sussidiare la scuola e dare la borsa di studio a quanti la frequentano), ricevono la medesima giustificazione: impedire la virata a destra del partito di maggioranza, che non si sa se potrebbe arrestarsi all'alleanza con i liberali, o, nel probabile caso del formarsi di un fronte popolare, o semplicemente del manifestarsi di sensibili resistenze, non scivolerebbe a forme di governo autoritarie. [...]

  • 1964 - Arturo Carlo Jemolo - Bacilli e culture

    1964 - Arturo Carlo Jemolo - Bacilli e culture

    Mercoledì, 15 Settembre 2021 - 91.35 Kb - pdf - 1beca6d972f442c48033935cb3f7f3f5 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 15-16, Anno II, N. 3, 10 Febbraio 1964La Commissione per la inchiesta sulla mafia ha cominciato la sua attività, ma c'è un diffuso scetticismo, che non ha nulla a veder con le egregie persone che la compongono, circa i risultati che potrà ottenere.L'omertà non verrà certo meno per via della Commissione, e con ogni probabilità avremo la serie dei proscioglimenti per mancanze di prove, delle assoluzioni in primo o comunque in secondo grado, che abbiamo avuto fin qui.L'unico dato positivo a proposito della piaga della mafia, è che finalmente l'opinione pubblica si stacca dalle frasi che si ripetevano da decenni, del fenomeno di miseria e d'ignoranza destinato a scomparire col mutare delle condizioni sociali. Ormai da quasi tutti si comprende che è fenomeno analogo al gangsterismo americano, e che il passaggio da una società povera ad una ricca, da una economia primitiva, agraria, ad una industriale, alle speculazioni edilizie, è l'equivalente di quel ch'è per una colonia di bacteri il trasferimento da un brodo di cultura povero ad uno ricco. Il male si accresce, nella sua intensità, nella sua frequenza, nella sua virulenza.Ed è anche cosa di cui compiacersi che di fronte al fenomeno, ed anche ai peggiori delitti, l'opinione pubblica resti ferma nella sua scelta; meglio il male che deflettere da certi principi basilari, non potersi condannare senza prove; guai se l'atrocità dei delitti portasse ad accettare le pene inflitte a chi è semplicemente sospetto, designato dalla voce pubblica, ma contro cui non è dato portare prove. Meglio la beffa alla giustizia del capo mafia da tutti rispettato e venerato, potentissimo nelle elezioni, del grande camorrista che alla sua morte ha funerali degni di un re, piuttosto che metterci sulla pericolosa via delle condanne su indizi.E tuttavia non direi che si sia condannati alla impotenza. [...]

  • 1964 - Arturo Carlo Jemolo - La lezione di Einaudi

    1964 - Arturo Carlo Jemolo - La lezione di Einaudi

    Venerdì, 17 Settembre 2021 - 88.25 Kb - pdf - f5d493726a12ea91cea90dd643710ffd - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pag. 15-16, Anno II, N. 8, 25 Aprile 1964Nella commemorazione di Einaudi tenuta all'Accademia dei Lincei l'11aprile, il punto che più mi colpì nel discorso di Gustavo Del Vecchio volto a fissare l'essenza del pensiero del maestro scomparso, fu l'aver quasi sempre sostenuto essere questione pratica, da risolvere volta per volta, quella dell'intervento statale.Ciò che mi pare profondamente vero.Sarebbe un falsare la storia, un illecito accaparramento, prospettare un Einaudi anche semplicemente filosocialista.La sua fede nella iniziativa privata fu profonda, ma egli considerava un fantoccio messo su dagli avversari quello del liberista che crede nelle armonie economiche, per cui dalle lotte d'interessi deriverebbe il bene generale; attraverso l'opera discorde dei singoli operatori le cose si accomoderebbero con soddisfazione della comunità (eppure non giurerei che una qualche inclinazione a quest'ottimismo non fosse nel fondo del sentire di Einaudi, magari come una tentazione contro cui reagiva). [...]

  • 1964 - Arturo Carlo Jemolo - I cattolici nella politica italiana

    1964 - Arturo Carlo Jemolo - I cattolici nella politica italiana

    Venerdì, 17 Settembre 2021 - 84.92 Kb - pdf - 24a407a4d86fe8eaa8817cdb92a00192 - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 18-20, Anno II, N. 12, 25 Giugno 1964Non si può parlare d'influenza e di azione dei cattolici nella vita italiana senza cercare ancora una volta di dare un significato ristretto, convenzionale ai fìni del discorso da tenere, a questo termine di “cattolici”; che il discorso stesso non avrebbe evidentemente senso se si parlasse di cattolici per ragione di battesimo, che sono la quasi totalità degli italiani, e sparsi in tutti i partiti.Occorre quindi pensare a quei cattolici per cui non soltanto gl'interessi religiosi primeggiano su ogni altro, ma che questi interessi religiosi concepiscono come anelito a che l'azione della Chiesa possa sempre più e nel mondo ed in particolare nel nostro Paese; a quei cattolici che con una vecchia formula si diceva: pensano, sentono, gioiscono e soffrono con il Papa. Ma oggi, specie dopo il pontificato di Giovanni XXIII, temo che la formula non renderebbe più del tutto la realtà; certi mutamenti, certe evoluzioni del papato, non trovano completa docilità neppure tra i cattolici più impegnati: che non rinunciano alla loro concezione di bene della religione, di potere della Chiesa. [...]

  • 1964 - Arturo Carlo Jemolo - Dissenso e conformismo

    1964 - Arturo Carlo Jemolo - Dissenso e conformismo

    Venerdì, 17 Settembre 2021 - 78.35 Kb - pdf - 9d7fd61cbc5a68c203352621f9f2dd2b - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, pagg. 13-14, Anno II, N. 14, 25 Luglio 1964Nel numero di aprile di Itinerari, la rivista genovese di Francesco C. Rossi, Ennio Ceccarini dedica una pagina non del tutto benevola a L'Astrolabio dove “certe frange intellettuali di estrazione azionista e radicale” si attesterebbero in fatto su posizioni opposte a quelle del partito socialista che pure a parole approvano, riprovando invece la scissione del PSIUP; nel loro atteggiamento ci sarebbe “molto di un tradizionale pessimismo intellettuale che è cresciuto con la storia unitaria italiana”, nonché l'ideale del PSI “come ultima speranza della democrazia italiana e perciò tanto più preziosa e da preservare dalle insidie moderate”, e ci sarebbe infine il sentimento “che nuovi e più interessanti sviluppi della situazione italiana si possono procurare più a sinistra, in opposizione frontale, una volta per tutte alla DC, all'atlantismo, al conservatorismo sociale”.Dietro questo atteggiamento ci sarebbe “un vizio culturale grave, quello del volontarismo, della identificazione tra auspicabilità in astratto di una cosa e attuabilità della stessa”; giacché il centro sinistra è la sola alternativa possibile all'autoritarismo, che vede oggi in Europa fenomeni autoritari rigogliosi, moderni, civilmente articolati dall'economia alla buona finanza, alle leggi sociali.Non so a chi alludesse il Ceccarini; ma poiché quelle perplessità all'ingresso dei socialisti nel governo le ho sentite io pure, che non provengo dagli azionisti, ma da ben più lontane sponde, mi permetto di esporre quello che è, oggi come ieri, il mio stato d'animo. [...]

  • 1965 - Arturo Carlo Jemolo - Mettere a punto

    1965 - Arturo Carlo Jemolo - Mettere a punto

    Sabato, 18 Settembre 2021 - 81.60 Kb - pdf - c44d225e7ba9ae8d03c1636dea5685ae - A. C. Jemolo, L'Astrolabio, Pagg. 15-16, Anno III, N. 5 (46), 15 Marzo 1965Alla morte di Pio XII scrivevo sulla rivista Il ponte: se si ricorda la formazione di Eugenio Pacelli, si spiega “la sicurezza dell'uomo, che sentiva sempre Dio dietro di se, ch'era sempre in comunicazione con la divinità: di una pietà schiettissima, di una religiosità che lo faceva sentire creatura pari alle più umili, e che si sapeva strumento di Dio”; si comprende come “sotto il pontificato di questo umilissimo, che ebbe vita singolarmente povera e spoglia di ogni conforto materiale, da claustrale, si desse molta cura - senza alcun intervento personale di lui - agl'interessi patrimoniali della S. Sede. Non è possibile reggere il mondo senza un nerbo anche economico”.Ricordavo i pettegolezzi e dicerie del Vaticano, soggiungendo che “nessuna rivelazione potrà mai scalfire la profonda religiosità, l'intima fede, l'altissimo livello morale, la sicura intelligenza di Eugenio Pacelli”; e terminavo: ”molti di noi, cattolici di dubbia ortodossia, cattolici che secondo un certo linguaggio dei fogli ortodossi contristano le autorità ecclesiastiche votando o scrivendo contro i loro consigli, sinceramente amammo e venerammo l'uomo, oltre che il Vicario di Cristo, soggiogati dalla sua fede, ammirando la forza di volontà di questi, che per intelletto, per cultura, era un eletto, che stava sulla più alta delle vette, e che ad ogni ora della sua giornata, in una completa sottomissione, si rivolgeva umile a Dio, chiedendoGli lumi”. [...]

  • 1965 - Arturo Carlo Jemolo - Due casi di coscienza

    1965 - Arturo Carlo Jemolo - Due casi di coscienza

    Lunedì, 20 Settembre 2021 - 104.03 Kb - pdf - 1daf26c12e30e980eab95b9974a5e16d - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Pagg. 25-27, Anno III, N. 10 (51), 1-15 Giugno 1965Invidio quanti non hanno mai dubbi, sanno sempre dove stiano ragione e torto, bene e male, buoni e cattivi; possono senza angoscia desiderare che certi loro voti si avverino.Non sono di questi. Per fortuna non ho responsabilità politiche, ma anche quando mi prospetto quello che dev'essere il voto, il desiderio del cittadino, non di rado ho dei dubbi. La soluzione cui l'istinto mi porterebbe incontra forti obiezioni nella ragione.Quale dev'essere la politica italiana per l'Alto Adige?Hanno ragione tutti i ben pensanti, tutti gli uomini politici dei partiti di governo e di quelli di destra, menzionando sempre come un obiettivo da raggiungere la riunificazione della Germania?Due questioni diverse e di ben diversa importanza, e che tuttavia hanno in comune un dato, che la ragione porta ad una soluzione, ma induce anche a chiedersi quali mali non scaturirebbero da quella che sarebbe la soluzione ragionevole, onesta.Alto Adige o Süd-Tirol; mai gli irredentisti, Battisti, avevano pensato ad un confine che andasse oltre quello linguistico; il Trentino, nulla più. Ricordo Valeriano Malfatti che nel 1920 mi presagiva la serie infinita di grane che ci saremmo tirate addosso con quell'annessione di distretti tedeschi. [...]

  • 1965 - Arturo Carlo Jemolo - Le beffe di Satana

    1965 - Arturo Carlo Jemolo - Le beffe di Satana

    Lunedì, 20 Settembre 2021 - 104.57 Kb - pdf - 13f0428ed68d733df56abba1287abc9b - Arturo Carlo Jemolo, L'Astrolabio, Anno III, N. 14 (55), Pagg. 20-22, 1-15 Agosto 1965A quindici anni, in seconda liceo, ebbi la fortuna unica di un professore di filosofia fuori classe, Piero Martinetti, nel suo ultimo anno di scuola secondaria. Ricordo ancora la lucidità di quelle lezioni; luoghi comuni, concetti accolti dalla prima infanzia, tutto il retaggio del senso comune, si dissolvevano rapidamente, e veniva avanti un'altra impalcatura di pensiero, la trivella che scava e non si arresta alle pseudo-verità sempre accettate, con cui Socrate dovette disturbare gli ateniesi del suo tempo. Fu lì che sentii per la prima volta le grandi linee della morale kantiana.Poi per due anni sui banchi della università, un probo e felice illustratore di quella morale, Giovanni Vidari. A vent'anni sapevo come si discernesse l'azione buona; quella che può essere eretta a legge universale; quindi mai la bugia potrà essere buona (ma se avessi ricordato le mie letture di prima adolescenza, I miserabili, e la menzogna di suor Simplicia, forse un campanello d'allarme avrebbe suonato). Sapevo anche che azione morale è quella non dettata da forze esterne, non da paura, non dalla speranza di ricompense fosse pure ultraterrene; l'uomo morale non può essere che l'uomo libero, non premuto da una precettistica confessionale o da convincimenti politici, da attaccamenti umani, a doversi determinare in un dato senso. [...]
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