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Giuseppe Prezzolini

Scrittore italiano (Perugia 1882 - Lugano 1982). Partecipe del dibattito culturale del primo Novecento, P. si accostò al pragmatismo, al modernismo cattolico e soprattutto all'idealismo crociano, approdando a un conservatorismo disincantato (Manifesto dei conservatori, 1972). Nel 1908 fondò il settimanale La Voce.
Autodidatta, si trasferì giovanissimo a Firenze. Amico di G. Papini e animatore con lui del Leonardo con lo pseudonimo di Giuliano il Sofista, collaboratore fino al 1905 del nazionalista Il Regno di E. Corradini, facendosi nel primo propugnatore di un orientamento filosofico antirazionalistico e misticheggiante, nel secondo sostenitore del movimento nazionalista e specialmente dei diritti della borghesia contro il socialismo. Verso il 1908 P. aderì alla filosofia idealistica di B. Croce, mentre si accostava con più larga comprensione e qualche simpatia al socialismo sindacalista. In questa nuova posizione ideale nel 1908 fondò (e diresse con interruzioni fino al 1914) il settimanale La voce, fondamentale esperienza che avrebbe poi rievocato in La voce (1908-1913): cronaca, antologia e fortuna di una rivista (1974). Nel movimento vociano P. rappresentò l'elemento coesivo e direttivo delle varie tendenze che vi confluivano e allora come in seguito si dimostrò critico intelligente, propagatore instancabile di notizie e d'idee in ogni campo della cultura. Come organo di tale diffusione costituì nel 1911 la Libreria della Voce. Attivamente partecipe del dibattito culturale del primo Novecento, si accostò via via al pragmatismo, al modernismo cattolico, a Bergson e soprattutto all'idealismo crociano, ma anche al socialismo sindacalista (La cultura italiana, con G. Papini, 1906; L'arte di persuadere, 1907; Cos'è il modernismo?, 1908; La teoria sindacalista, 1909; Vecchio e nuovo nazionalismo, con G. Papini, 1914), per approdare poi, specialmente dopo l'esperienza di combattente volontario nella guerra 1915-18 (Dopo Caporetto, 1919; Vittorio Veneto, 1920), a un conservatorismo scettico (si veda il suo Codice della vita italiana, 1921), in cui si riflettono il disprezzo della politica contingente e la difesa di una posizione intellettuale che vuol essere insieme aristocratica e vicina al senso comune (nel 1922, sulla Rivoluzione liberale, suggeriva l'idea di una Congregazione degli Apoti, ovvero di «coloro che non le bevono»). Diviso tra l'ammirazione per Mussolini e il rifiuto dei metodi fascisti, si allontanò dall'Italia e, dopo alcuni anni a Parigi, dove assistette nel 1926 alla morte di P. Gobetti, suo amico e avversario, si stabilì a New York (1929) come direttore della Casa Italiana della Columbia Univ. e insegnante presso la medesima università. In questi anni sovrintese fra l'altro alla compilazione del Repertorio bibliografico della storia e della critica della letteratura italiana dal 1902 al 1942 (4 voll., 1937-48), pubblicando diversi scritti (Come gli Americani scoprirono l'Italia 1750-1850, 1933; l'autobiografico L'italiano inutile, 1954; Saper leggere, 1956; Tutta l'America, 1958) e proseguendo nel contempo un'intensa collaborazione con giornali e periodici italiani (fu sin dal 1950 tra le principali firme del Borghese di L. Longanesi). Anche gli ultimi anni, dopo il rientro in Italia (1961) e il trasferimento a Lugano (1968), furono occupati da una varia produzione saggistica (Ideario, 1967; Dio è un rischio, 1969; Manifesto dei conservatori, 1972; Storia tascabile della letteratura italiana, 1976; Sul fascismo, 1977). Tra le altre sue opere vanno ricordate le quattro biografie pubblicate tra il 1909 e il 1925 e riunite in Quattro scoperte: Croce, Papini, Mussolini, Amendola (1964), nonché la Vita di Nicolò Machiavelli fiorentino (1927); di notevole interesse i diari (Diario 1900-1941, 1979, e 1942-1968, 1980) e i numerosi carteggi (tra cui: Storia di un'amicizia, 2 voll., 1966-68, con G. Papini; Carteggio 1901-1918, 1977, e 1919-1964, 1982, con A. Soffici; Carteggio 1904-1945, post. 1990, con B. Croce).

 
  • 1922 - Giuseppe Prezzolini - Amici

    1922 - Giuseppe Prezzolini - Amici

    Lunedì, 30 Maggio 2022 - 51.34 Kb - pdf - 723563206fa0bfaa38a134b9b8523fe7 - Giuseppe Prezzolini, Amici, Valecchi editore Firenze 1922, pag. 117-131Gaetano SalveminiPer uno straniero, di un paese politicamente bene organizzato, sarebbe difficile capire come mai Gaetano Salvemini possa avere un' importanza politica in Italia, sebbene come uomo politico non sia riescite che tardi ad essere deputato, come professore di storia sian passati anni prima che occupasse una cattedra in una università importante, come giornalista non abbia disposto che di un modesto settimanale di quattro pagine, che forse non aveva duemila abbonati (L'Unità). Eppure nella nostra vita politica ed intellettuale il nome di Salvemini è qualche cosa di più del suo successo pratico, e la sua forza risiede forse proprio in quello che più gli sembra mancare. Ciò che ha ottenuto ha valore piuttosto per la resistenza che ha incontrato, che in sé; per l'esempio della lotta, che per l'effetto ottenuto. Si potrebbe anzi dire che Salvemini è apparso più una forza in Italia quando ha perduto che quando ha vinto, e che è un uomo piuttosto di battaglia che un consolidatore di posizioni conquistate. In un paese dove una fama si ottiene presto, e vi sono infinite strade per salire, senza un'aristocrazia chiusa e gelosa, e dove magari è possibile fare sorridere tutti ma avere degli ottimi posti, sarebbe stato facile ad un uomo del suo ingegno arrivare prima e più in alto. Non essere riescito ad occupare quella posizione politica, alla quale per tante sue qualità parrebbe avere diritto, è un fatto significativo per 1'Italia e per la comprensione della personalità di Salvemini. [...]

  • 1923 - Giuseppe Prezzolini - La scuola

    1923 - Giuseppe Prezzolini - La scuola

    Sabato, 08 Ottobre 2022 - 98.17 Kb - pdf - 252193596a3178951a4ad4c678abad69 - Giuseppe Prezzolini, La coltura italiana, Firenze Società Editrice La Voce 1923Mio caro amico,prima della guerra, quando si lamentavano dello stato della pubblica istruzione in Italia, io sentivo quasi sempre gli italiani alludere alla loro eterna questione dell'analfabetismo. Di fronte a noi stranieri, sopra tutto, si mostravano molto addolorati per questa macchia del paese. La prevalenza delle idee democratiche, grettamente intese, aveva persuaso molti italiani delle classi colte che gran parte dei mali d'Italia si sarebbero risolti col togliere alle tenebre e portare alla luce del sillabario i milioni di italiani che ancora dovevano firmare i loro atti matrimoniali e le loro ricevute con una croce garantita da due testimoni. Pareva non si potesse trovare nulla di meglio né di più urgente.Non è stata piccola la mia meraviglia allorquando ho trovato tale stato d'animo abbastanza cambiato, ed ho sentito non pochi italiani più preoccupati per la scuola media e per l'università che non per le elementari. Il fatto di essere in gran parte analfabete, non aveva impedito alle popolazioni del Mezzogiorno di dare alla guerra un contributo di uomini maggiore delle popolazioni del settentrione, più progredite in fatto di lettura, ma più turbolente, più imboscate, e dalle improvvise fortune della guerra più arricchite. ...

  • 1948 - Giuseppe Prezzolini - L'Italia finisce

    1948 - Giuseppe Prezzolini - L'Italia finisce

    Sabato, 08 Ottobre 2022 - 1.03 Mb - pdf - 8ad82a3688789b7cec8ee580f5d52cc6 - Giuseppe Prezzolini, L’Italia finisce Ecco quel che resta, Rusconi 1994AvvertenzaQuesta è la quarta edizione dell'Italia finisce. Il libro fu pubblicato nel 1948 in lingua inglese in America a New York, da un minuscolo editore italoamericano, Vanni (da me descritto ne L'Italiano inutile). Era stato, in origine, un corso ad una classe del Barnard College della mia università. Ebbe allora il titolo The Legacy of Italy e mi pare che avrebbe potuto esser un libro di testo per molte scuole medie e superiori fornendo, se non altro, dei temi di discussione; ma nessuno dei miei colleghi lo adottò. Tuttavia, accolto con un favorevole articolo di fondo del supplemento settimanale del N.Y. Times scritto da un conoscitore dell'Italia, Herbert Matthews, discepolo del nostro comune maestro Dino Bigongiari, non ebbe un gran successo, ma fu esaurito.Quando tornai in Italia la prima volta, mi pare nel 1955, il libro piacque alla mia cara amica prof. Emma Detti di Firenze che lo tradusse in italiano per incarico della ditta Vallecchi, allora sotto la direzione di Enrico Vallecchi, primogenito dell'editore che aveva nel passato avuto strette relazioni con La Voce. La prima e seconda edizione furono esaurite e ne uscì la terza. Poi la ditta Vallecchi, cambiata di proprietario, non lo volle più ristampare.Finalmente eccolo di nuovo, grazie alla simpatia della Casa editrice Rusconi che ha dato al pubblico quel gioiello di contenuto, di commenti, di illustrazioni, di indici che è La Voce con una mia storica prefazione ed una raccolta di giudizi e di dispute su La Voce da parte della critica italiana compilata con la sua solita precisione ed imparzialità dal giovane storico Emilio Gentile.Queste son le avventure di un libro ricordate esattamente senza i commenti che vi si potrebbero fare. Fin dal principio nel suo titolo inglese L'eredità dell'Italia sta il concetto principale del volumetto che non è così elementare come può sembrare a prima vista, e può esser letto con profitto oltre che dai giovani anche dagli anziani. È una delle profezie che il caso e il fiuto hanno suggerito a me di fare e mi son scappate di bocca senza precisa intenzione. Con la prima guerra mondiale l'Italia del Risorgimento è finita. Che cosa la sta sostituendo non sappiamo.Si vedrà o meglio: lo vedranno i nostri figli e nipoti.Giuseppe Prezzolini

  • 1966 - Giuseppe Prezzolini - L'italiano inutile

    1966 - Giuseppe Prezzolini - L'italiano inutile

    Giovedì, 20 Ottobre 2022 - 2.42 Mb - pdf - 07f570befee29d2dd87f7969fd72f74e - G. Prezzolini, L’italiano inutile, Rusconi 1966Queste memorie furon scritte a pezzi e bocconi in vari anni di tempo dal 1938 ad oggi ed in varie condizioni di esistenza, talvolta in fretta e talvolta con agio; ma sempre per invito e per guadagno. Non sostengon nessuna causa, non hanno nessun ideale, non son legate a nessuna fede e non voglion persuadere nessuno che la pensa diversamente. Ci mancherebbe altro, all'età mia, non avessi almeno imparato a scrivere senza illusioni.Nel 1953 mi venne un improvviso invito di Longanesi a dargli un libro di memorie. Raccolsi un manipolo di quelle pubblicate e gliele spedii. Mi arrivò un telegramma che diceva di averle date in tipografia e mandassi il resto.Era l'agosto e mi trovavo in un attico col sole sopra il tetto dal mattino alla sera. Fra il 1 e il 10 lavorai quasi nudo come avevo visto i negri nelle cambuse dei piroscafi. Scrissi, tagliai, impastai, ricucii delle paginette senza preoccuparmi delle proporzioni. N'uscì troppo su qualcuno e troppo poco su altri. Chiedo scusa se ho dimenticato amici o nemici che avrei dovuto mentovare.Per quanto mi riguarda, queste memorie dicon cose che credo vere, ma non tutte le cose vere si potevan o si posson dire. Se mi son sbagliato è stato colpa di memoria, e se ho taciuto è stato per rispetto umano o per economia di spazio.Le avrei dedicate volentieri alla memoria di Longanesi, se non fosse stato uno scanzonato, come me, che di questi omaggi c'infischiamo.Negli anni seguenti venni trascinato ad altri ricordi di persone e di eventi, e li ho aggiunti in questa nuova edizione. Riunendoli ai primi ho colto l'occasione di scorciare o di allungare. Naturalmente ci è restata qualche ripetizione. Tutte cose senza importanza.giugno 1964G. P.

  • 1982 - G. Prezzolini - L'Unità - In morte

    1982 - G. Prezzolini - L'Unità - In morte

    Giovedì, 27 Ottobre 2022 - 97.71 Kb - pdf - ab7f90e3b1381a16231d7c4410f6a9c3 - L'Unità del 16 luglio 1982Giuseppe Prezzolini è morto l'altra sera all'ospedale di Lugano dove era stato ricoverato una ventina di giorni fa per una broncopolmonite.I funerali si terranno oggi pomeriggio nella città svizzera - dove Prezzolini si era stabilito nel 1968 - in forma strettamente privata, per espressa volontà dello scrittore. La stessa notizia della morte - questo era il suo desiderio - avrebbe dovuto rimanere segreta fino a dopo i funerali. Giuseppe Prezzolini aveva cento anni, compiuti il 27 gennaio scorso e festeggiati in Italia anche con un incontro con il presidente Pertini.In questi ultimi giorni gli erano stati vicini il figlio Giuliano, giunto dall'Italia all'aggravarsi delle condizioni del padre e altri parenti. Ai familiari sono giunti telegrammi di cordoglio della presidente della Camera Nilde Jotti, di uomini politici e intellettuali.

  • 1919 - G. Prezzolini - Paradossi educativi

    1919 - G. Prezzolini - Paradossi educativi

    Giovedì, 28 Dicembre 2023 - 292.79 Kb - pdf - 6d2949e6efa5a3dc89cf7ac6ea203806 - Giuseppe Prezzolini, Paradossi educativi, Roma La Voce 1919Dedico a te, caro Lombardo-Radice,questa raccolta, perché mi hai fatto sospettare tu che potessiessere anch’io, a mio modo, un educatore.Roma, 10 giugno 1919.
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