Giovedì, 16 Settembre 2021 - 284.17 Kb - pdf - 71f2294dea41f99713bec4172e3ecc0d - L'Astrolabio, pagg. 13-27, Anno II, N. 7, 10 aprile 1964La conferenza organizzativa del PCI ha rilanciato, ancora una volta, l'offerta di una partecipazione comunista al potere in collaborazione con i partiti che compongono lo attuale centro-sinistra. Il nuovo obiettivo - “Oltre il centrosinistra” - costituisce un semplice diversivo tattico, un gioco al rialzo per sfuggire alla “stretta” di una responsabilità politica che bene o male incombe anche sul PCI, posto che una politica democratica di congiuntura prima ed un'ampia azione riformatrice poi non possono prescindere da una cooperazione, sia pure dialettica, con le forze operaie? O invece, al di là delle manovre tattiche, c'è un ansia più profonda, una volontà di non adagiarsi nelle comode e, per ora, fruttuose attese e di giocare e rischiare, oggi e non in un ipotetico domani, il peso e la forza politica del partito comunista?La risposta a queste domande, se è vero che il problema del “congelamento” degli 8 milioni di voti del PCI riguarda anche i comunisti, non comporta un mero giudizio di constatazione ma apre, per i democratici di sinistra come per i comunisti, un'ampia area comune di dibattiti e di ricerca. Le soluzioni operative possono seguire, non precedere. La possibilità di operare insieme coi comunisti non è stata mai contestata, in linea di principio, da nessun democratico sincero. Anche negli anni della guerra fredda, dello stalinismo e del maccartismo la divisa dei democratici fu nel motto di Salvemini: “colpire uniti e marciare divisi”. Non è, dunque, il discorso sulle “cose da fare insieme” quello che ora ci preme di più. [...]