Venerdì, 29 Gennaio 2021 - 168.88 Kb - pdf - cd469ce6ba7cccd61daa935ea2988eb8 - Gobetti-Croce, L'Astrolabio, n.10, pagg. 31-34, 6 Marzo 1966Un Gobetti “privato”, colto nel momento delle confessioni, dell'autocritica, o meglio nel gesto di tracciare un autoritratto. Le immagini delle pause troppo brevi, intercalate in quel ritmo febbrile di lavoro che fu una delle sue caratteristiche maggiori. E' quel che troviamo nei frammenti autobiografici in gran parte inediti, pubblicati a cura di franco Antonicelli per il quarantesimo anniversario della morte di Gobetti (Piero Gobetti, L'editore ideale, Scheiwiller ed., Milano, 1966, pp. 97).A leggerli, è subito evidente che non si fratta di evasioni, di ripiegamenti intimistici, di momenti di disimpegno: gli schizzi autobiografici, la secca registrazione dei ricordi tendono piuttosto a meglio definire il modello morale che egli andava proponendosi. Momenti di ripensamento, di bilanci provvisori in vista del prossimo traguardo. E volontà precoce dì percorrere il proprio cammino insieme agli altri, mai in solitudine sterile.Un modello virile, dalle venature stoiche - ciniche, egli teneva ad affermare talvolta, impronta il suo metodo di vita e di lavoro. Anche i primi ricordi, legati alla campagna, alle rive del Po, sembrano richiamati solo per rifiutare ogni radice idillica, per ribadire, anticipare quasi il suo impegno identificandolo nel duro lavoro dei genitori.