garganovede, il web dal Gargano, powered in S. Marco in Lamis

di Giustina Specchio

Cerignola agli inizi del '900
Cerignola agli inizi del '900
Innumerevoli possono essere le ragioni che spingono a costituire un museo e, soprattutto, un museo etnografico: esse, tuttavia, sono. riconducibili al tentativo di sottrarre testimonianze storiche al logorio e all’insulto del tempo, all'istinto distruttivo dell'uomo nello sforzo e con la volontà di far conoscere e di nobilitare quelle testimonianze, proprio in memoria del passato. Questi gli scopre le finalità del Museo Etnografico Cerignolano, ideato, tenacemente voluto e puntualmente realizzato dal prof. Matteo Stuppjello. L’idea nasce negli anni '60 in concomitanza spontanea con quanto andava accadendo in tutta Europa, quando il movimento per la conservazione dei beni culturali, superato il momento dell'impegno per la salvaguardia del monumento di eccezionale valore d’arte, al criterio della "protezione singolare" faceva subentrare quello della "protezione diffusa". Sin dalle sue prime manifestazioni il Museo segnò un notevole impulso alle attività culturali della città, acquisendo progressivamente piena consapevolezza delle sue funzioni, superando il concetto di inerte trasmissione ed imponendosi il rigore scientifico nell'indagine storico-sociale, primo fondamentale momento per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dei, “beni” della città.
Sono stati, anche questi motivi, ad accrescere la sensibilità di tanti cittadini che al Museo hanno donato e continuano a donare vari oggetti, perché se ne esalti il valore di documentazione storica. Gli oggetti vengono raccolti e, poi, intenzionalmente, disposti con un filo di coerenza a formulare un messaggio secondo una precisa ipotesi culturale formativa, a testimoniare un passato che viene interpretato con criteri del presente; gli oggetti sono antichi, non morti, ancora pervasi di quello spirito di essenzialità e di semplicità, proprie dell’uomo che con fatica mantiene il contatto fisico con la terra che lo ha generato. Così si promuovono la conoscenza ed il rispetto, prima di tutto nei giovani, dei beni del territorio, e ciò assume una valenza educativa notevole in quanto aiuta ad apprezzare la storia e a rendersi conto di essere parte integrante di una tradizione che si ha il dovere di approfondire, per vivere coscientemente il presente.
Percorrendo le sale del museo si riscoprono i cicli di lavoro e le condizioni umane, sociali, e verificando le vicende di un quotidiano ormai lontano, del quale gli oggetti, per la loro caratteristica di permanenza, costituiscono lo sfondo ideale. Essi sono testimonianze concrete, osservabili, e studiabili quando e come si vuole, di una vita radicalmente diversa e spingono a confrontarsi con un problema conoscitivo, con le diverse soluzioni realizzate nel tempo in risposta ai bisogni materiali, sociali ed economici: a confrontarsi con una situazione, senza dubbio, emotivamente coinvolgente perché, interrogandosi sulla vita dei predecessori, si è indotti ad interrogarsi, direttamente o indirettamente, sulla propria. Un museo etnografico è, anche, fonte privilegiata per le scuole, per le ricerche negli ambiti disciplinari più diversificati: è il patrimonio di una comunità, la risorsa e l'opportunità di memorie, conoscenze, esperienze, occasione di potenziamento cognitivo e formativo.
Pianta del Museo Etnografico Cerignolano
Pianta del Museo Etnografico Cerignolano
Questi i momenti salienti della costituzione del Museo Etnografico Cerignolano:
- 1972, settembre: in occasione delle feste patronali in onore di Maria SS. di Ripalta l'universitario Matteo Stuppiello e il suo gruppo di ricerca (che dal 1976 assumerà la denominazione di Centro Studi e Ricerche "Torre Alemanna") organizzano, per la prima volta nella città, una mostra foto-documentaria "Cerignola antichissima", che va considerata come il nucleo base del futuro museo. Vengono esposti attrezzi agricoli, suppellettili ed utensileria domestica, attrezzi di vari settori artigianali, cartoline e fotografie d'epoca, a coprire un periodo di quasi cinquant'anni (fine sec. XIX - inizi sec. XX).
Il notevole afflusso di visitatori dimostrò palesemente il grande interesse per quella prima documentazione visiva del passato della città, che molti degli stessi visitatori vollero arricchire con propri ricordi personali.
- 1977, dicembre: allestimento del museo, in due locali seminterrati in via san Martino, con circa 350 oggetti, solo una parte, per ragioni di spazio, del cospicuo materiale già raccolto.
- 1979, 10 maggio: il sindaco Gaetano Dalessandro, alla presenza di un folto pubblico e con ampia eco di stampa, inaugura ufficialmente il museo, apprezzando "la lodevole iniziativa di alto valore culturale" e ponendo l'accento sulla profonda carica emotiva derivante dall'aver voluto scegliere proprio tale giornata in omaggio alle forze lavorative della città.
- 1980, trasferimento del museo in corso Roma (oggi corso Aldo Moro), in una sede più idonea che consente l'esposizione di oltre 600 oggetti.
- 1980, novembre: trasferimento nell'attuale sede in viale Di Vittorio, presso il palazzo Simone (prima metà sec. XIX), in locali di proprietà della famiglia Stuppiello. Migliore l'ubicazione - in zona centrale -, migliore la distribuzione e la collocazione del materiale: 2066 oggetti esposti in sei sale. Nello stesso anno viene promossa la costituzione della sede locale dell'Archeoclub d'Italia, che affiancherà il Museo nelle attività culturali.
A tutt'oggi il numero degli oggetti va ancora aumentando, per la continua e tenace ricerca del prof. Stuppiello, ed il museo è insufficiente per ospitare tutto il materiale raccolto, tanto da rendere necessario, ormai da molti anni, l'allestimento di altri due depositi.
Le donazioni di privati cittadini hanno portato a ricostruire completamente tutti i settori dell'artigianato scomparso e dell'agricoltura, e ad arricchire la documentazione sugli aspetti sociali, economici, culturali e religiosi della nostra città fino alla metà del sec. XX; ed oggi, con le più recenti acquisizioni, si può parlare anche della presenza di un ampio settore di arte sacra minore.
La Soprintendenza per i Beni AA. AA. AA. SS. di Bari riconosce l'attività del Museo Etnografico Cerignolano, apprezzando l'adeguata tutela dei materiali esposti, senza dubbio importante ed interessante testimonianza storica.
Il Museo si avvale, infine, di un considerevole archivio fotografico (foto, diapositive, cartoline) e di un ricco archivio documentale (testi, documenti, manifesti, corrispondenza), fonti di informazioni e supporto per le varie attività svolte: proiezioni e lezioni nelle scuole, collaborazione con le medesime, pubblicazioni, partecipazione a convegni, allestimento di mostre.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?