L'Artigianato nel tessuto storico-sociale di Cerignola
di Valerio Bernardi

Artigiano
Artigiano
Si è soliti intendere per artigianato la produzione di colui che è chiamato artigiano, ovvero di "chi esercita un'attività, sia artistica sia comune, per la produzione di beni e servizi, organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia, senza impiego di macchinari per la completa lavorazione in serie, svolta in una bottega, nella propria abitazione".
Partendo da una tale definizione possiamo affermare che l'artigiano è colui che fabbrica un qualcosa senza affidarsi agli automatismi della macchina e basandosi soprattutto sulla sua abilità manuale. È chiaro, tale definizione va accettata parzialmente, poiché non spiega molto, e quindi ci porta a dover esplicitare il ruolo e l'importanza dei mestieri artigiani.
A parere dei pochi che si sono occupati in maniera storica e sistematica di questo settore dell'attività umana, si può iniziare a parlare dell'artigianato, come attività a sé stante, e differenziata dall'arte "colta", da un lato, e dall'industria, dall'altro, solo a partire dal Rinascimento.
Lavoro da artigiani
Lavoro da artigiani
Infatti fu proprio il pensiero rinascimentale che concepì, per la prima volta nella storia, una netta distinzione tra attività letteraria e manuale. Ed è proprio nel periodo tra il Rinascimento e la Rivoluzione Industriale che l'artigianato raggiunge il suo massimo sviluppo, essendo tale attività la diretta produttrice di tutte le manifatture più importanti dell'epoca, incluse quelle artistiche e parascientifiche (si pensi alle botteghe artigiane dei pittori e degli alchimisti, anch'essi considerati artigiani).
Con l'avvento della Rivoluzione Industriale si ebbe un primo declino dei mestieri artigiani: molti dei manufatti prodotti nelle botteghe artigiane divennero facilmente riproducibili nelle industrie, dove non è più presente la figura dell'artigiano, padrone della bottega e degli strumenti, ma quella dell'operaio che fornisce solo la propria forza-lavoro, grazie alla quale gli viene corrisposto un salario.
Oltre alla modifica dello status economico di colui che lavora il manufatto, varia anche la qualità del prodotto stesso: all'unicum prodotto dall'artigiano si contrappone la serialità degli oggetti fabbricati mediante la catena di montaggio. Ma l'artigianato all'interno della civiltà industriale trova nuovi spazi d'azione, spostandosi in particolare su due versanti: uno colto, fatto di produzioni decorative, molto affini ai prodotti che si è soliti chiamare di "pura" arte; l'altro di carattere più popolare, sviluppatosi principalmente nelle aree più ruralizzate dell'Europa Occidentale, dove, in parte, l'artigianato continua ad essere attività complementare all'agricoltura.Fatte queste considerazioni "storico-critiche", altro aspetto su cui riflettere è quello dello spazio in cui si svolge il lavoro artigianale.
All'interno della dialettica spaziale città/campagna, lo spazio artigiano si colloca - senza ombra di dubbio - come caratteristico della città. Molto spesso, infatti,esistono vie nate proprio come vie di botteghe artigiane o nuclei cittadini che basano la loro economia esclusivamente su una produzione artigianale (si pensi, ad esempio, al ruolo che ha svolto la ceramica in alcune città pugliesi). Accanto all'organizzazione dello spazio urbano che ancora oggi, in alcuni centri, ha la sua importanza, bisogna mettere in gioco un altro luogo tipico del lavoro artigianale: la bottega.
Riguardo alla bottega artigiana Gabescia afferma: "l'artigiano organizza autonomamente il suo spazio secondo criteri che gli derivano dalle stesse esigenze organizzative della sua attività produttiva. Spazio ... funzionale al lavoro ma al tempo stesso permeato di soggettività ... L'autonomia con cui lo spazio e il suo arredo strumentale sono usufruiti e organizzati, segnala il singolare privilegio di una situazione lavorativa come quella artigianale sollecitandoci a porre attenzione all'individualità dello spazio operativo come spazio (e tempo) anche di vita in cui l'efficacia dell'organizzazione fisica dell'ambiente coesiste con una dinamica e componente di soggettività".
Accanto alle dimensioni spazio-temporali che ben spiegano la funzionalità e il valore dell'artigianato all'interno di uno studio demo-antropologico e per la concreta utilizzazione di un'esposizione museale va considerata la cultura che c'è dietro il mestiere artigiano.
Come già accennato, il sapere dell'artigiano appartiene a quei saperi e a quelle manifestazioni culturali che hanno una propria organizzazione la cui base giace sulla "materialità" delle tecniche usate. Tale materialità crea poi le sovrastrutture che noi oggi studiamo, quali il lessico artigiano e le tecniche di fabbricazione.
Sono soprattutto questi elementi che vanno analizzati ed esaminati in un museo che ha come propria mèta l'esporre oggetti che testimoniano la vita quotidiana di una città come Cerignola.
Artigiano
Artigiano
L'artigianato in Puglia e a Cerignola Non tenendo conto delle visioni "nostalgiche" di tipo "pseudoarcheologistico" si hanno testimonianze certe delle attività artigianali in Puglia sin da tempi abbastanza antichi.
Gli elementi solitamente lavorati sono quelli che si possono trovare come materia prima sul territorio: pietra, argilla, più raramente legno, pelli e ferro, materiali che, data la loro scarsità, dovevano essere importati. Particolare importanza in alcune zone riveste l'arte della ceramica, quella degli scalpellini, e, nel Salento, il lavoro dei cartapestai.
Tornio sezionato
Tornio sezionato
Questi mestieri, che in precedenza avevano una loro precisa funzionalità all'interno del sistema economico-sociale pugliese, oggi servono a produrre solo materiale che ha funzione decorativa e ornamentale.
La Capitanata e Cerignola stessa non sono mai state zone di grande importanza artigianale (con l'eccezione di alcune zone del Gargano e del Subappennino Dauno). Qui le botteghe artigiane hanno o hanno avuto solo un carattere complementare rispetto alle principali attività agricole. Nel 1974 l'incidenza delle imprese nella città era intorno al 25-35%.
In confronto alle botteghe artigiane presenti ad inizio del secolo, e la cui strumentazione è ben documentata nel Museo, la situazione dell'artigianato oggi è estremamente cambiata: non esistono più botteghe artigiane dedicate alla costruzione soprattutto di oggetti per l'agricoltura, ma l'artigianato come complemento all'attività industriale o, quanto meno, forma "periferica" di produzioni dedicate all'industria.
Ne sono testimonianza i dati: nel 1974 a Cerignola erano presenti 61 piccole industrie tessili e 62 piccole industrie del legno dedite soprattutto alla fornitura all'ingrosso di legnami per l'industria edile e l'agricoltura. Le industrie tessili, invece, sono parte di un fenomeno abbastanza recente nel Mezzogiorno. Accanto a questa prevalenza di piccole industrie, spiccano due industrie dell'arredamento, che insieme alle industrie conserviere rappresentano il solo vero settore "industrializzato" della città di Cerignola che a tutt'oggi rimane una di quelle tipiche agro-town (città agricole) così ben descritte dal Blok.