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Donne
Donne
Nel settore formativo è superfluo sottolineare come risulti maggiormente trascurata la popolazione femminile. Alla donna, tuttavia, viene delegata, dal suo ambiente sociale, la funzione educativa non istituzionalizzata, e questa rappresenta solo uno dei tanti compiti che nell'ambito familiare la donna è chiamata a svolgere.
Tramite la figura femminile, una parte del patrimonio culturale collettivo delle classi popolari può essere conservato e trasmesso; così come gli uomini fanno con i ragazzi, le donne trasmettono alle loro figlie gli strumenti teorici e operativi relativi ai settori produttivi di loro competenza (per esempio, quello tessile e quello alimentare).
Il contributo femminile, nella famiglia contadina, è estremamente importante, poiché la donna funge, in qualche modo, da elemento di raccordo tra l'universo privato e il "fuori", il mondo del lavoro. Infatti, non si può incasellare il lavoro femminile in un solo specifico settore lavorativo, né tanto meno isolarlo nell'ambito dei lavori domestici, confinando la donna nel ruolo di casalinga. Indubbiamente, il tempo occupato nella gestione della famiglia, nella cura della casa e dell'alimentazione, nell'educazione dei figli, rappresenta una parte importante della sua vita attiva ma non la esaurisce, come dimostra la sua presenza nel settore delle attività agricole.
Lavoro delle donne Foto del 2009
Lavoro delle donne Foto del 2009
Nel 1909 l'inchiesta Presutti attesta l'esistenza, tra i braccianti, di una notevole percentuale di "contadine giornaliere di campagna" che trasportano l'acqua, prendono parte alla vendemmia, alla sarchiatura, falciatura e raccolta dei cereali, alle operazioni di ventilazione, alla raccolta di olive, uva, fichi e mandorle, per poi occuparsi anche della trasformazione in conserve dei prodotti raccolti, e, nel caso dei fichi, dei processi di essiccazione. Se necessario, quando mancano braccia maschili, le donne zappano: di solito questo accade per quanti possiedono terra propria, dato che in questi casi la moglie svolge anche una funzione coadiuvante nell'attività agricola.
Lavoro delle donne Foto del 2009
Lavoro delle donne Foto del 2009
Le donne cerignolane lavorano nel settore agricolo per una media di 100 giorni l'anno, senza peraltro usufruire di alcune gratificazioni del contadino - passeggiare per il corso, ad esempio - legate ad una maggiore quantità di tempo libero. Infatti, oltre a condizioni lavorative faticose e impegnative, le donne soggiacciono ad un perverso meccanismo che divora qualsiasi eventuale "tempo libero": non esiste un tempo per sé, a meno di non concepirlo all'interno di momenti rituali socializzanti, come le feste.
Strettamente collegata al lavoro domestico e alle attività agricole finora citate risulta la cura del bestiame domestico - mungere, governare le bestie, portar loro la paglia -, quel bestiame che, anche nel corso del Novecento, continuò a condividere molto spesso il medesimo spazio abitativo dei proprietari.
Esiste inoltre un altro fondamentale settore produttivo, generalmente di competenza femminile, che consente di ribadire ulteriormente il concetto secondo cui il ruolo femminile funge da elemento di raccordo fra la casa e l'esterno.
Difatti, filatura e tessitura si inseriscono certamente nel settore delle attività pertinenti alle donne e nel circuito culturale definito "cultura della casa", tuttavia è anche innegabile che queste attività praticate negli spazi domestici non sono avulse dal lavoro extradomestico e presentano diversi punti di contatto con i settori agricolopastorali.
Quanto alla loro importanza, basti considerare che l'attività tessile, sviluppatasi e inseritasi nei processi d'industrializzazione ottocenteschi, ha rappresentato uno dei settori trainanti per lo sviluppo economico di molti Stati europei. E l'industria domestica di stampo artigianale, praticata in casa prevalentemente da donne - tendenzialmente volta all'autoconsumo - ha convissuto per lungo tempo accanto all'industria tessile in espansione.
Filatura/tessitura implicano un patrimonio di conoscenze e competenze, soddisfano le necessità familiari senza una spesa eccessiva, fungono da supporto economico per la famiglia (in questi casi, le tele di solito si vendono ad un grossista che, qualora abbia impiantato un sistema di compravendita, fornisce le materie prime, lana o cotone). Quanto complessa e ricca di fasi sia tale attività, lo si evince anche considerando esclusivamente che le operazioni necessarie alla produzione del tessuto coprono un intero anno, dalla tosatura delle pecore o dalla raccolta delle fibre naturali fino alla tessitura.

Tra le altre fasi: la cardatura della lana, la pettinatura/pestatura delle fibre, la filatura, l'orditura, il rimettaggio, la tessitura propriamente detta. Per quanto concerne specificamente Cerignola, le fonti affermano l'esistenza di "moltissimi ... telai, ne' quali tessono tele di cotone nelle proprie case le donne di basso ceto .... Si fanno pure buone tele ad imitazione di quelle di Fiandra, coverte ad un pezzo dette di Normandia, calze traforate a diversi disegni, tappeti e mensali".

E’ possibile anche supporre attività di filatura prevalentemente in orfanotrofi e ospizi.

Lavoro delle donne Foto del 2009
Lavoro delle donne Foto del 2009
Il miglioramento delle condizioni economiche dei cerignolani fa sì che l'inchiesta Presutti non riscontri più lavori di filatura/tessitura tra le donne del paese, in quanto - spiega in seguito Assante - i locali preferiscono le tele "forestiere" o, al limite, quelle provenienti dalle località garganiche, rinomate per la loro buona qualità. Conferme indirette alle affermazioni delle fonti appaiono sia l'analisi della strumentazione presente nel museo sia i colloqui con informatori locali di età variabile tra i 55 e i 65 anni.
Da un lato questi ultimi attestano, tra le attività collegate al settore dell'abbigliamento, esclusivamente i lavori di ricamo o a maglia, dall'altro, tra la pletora di oggetti raccolti nel museo vi è un solo esemplare di fuso in legno "senza rotello", panciuto al centro, uno dei fusi più rudimentali.
Lavoro delle donne Dal web
Lavoro delle donne Dal web
Esisteva però anche un fuso "con rotello" che si differenzia dall'altro per la presenza di un piccolo volano di legno - il rotello - che permette una rotazione e quindi una filatura più veloce. La filatura con fuso e conocchia (bastone intagliato, a volte a forma di forca, che funge da supporto delle fibre o della lana da filare) avveniva raccogliendo alcune fibre dalla conocchia e legandole insieme all'estremità puntuta del fuso, il quale era sottoposto ad una rotazione continua e velocissima, così da torcere le fibre in un solo filo.
Sebbene il museo non ne esponga alcuno, è comunque opportuno un accenno allo strumento principe della tessitura, il telaio, tanto diffuso, secondo il can. Conte, nella Cerignola di metà Ottocento. Al di là di ogni variazione locale, i telai possiedono una struttura di fondo comune. Questa consiste in una intelaiatura formata da quattro solide assi montanti che nei telai pesanti sono della stessa altezza e danno origine ad una specie di cubo, in altri casi sono di altezze differenti, rendendo inclinato il piano del telaio; le assi, inoltre, sono tenute insieme da un sistema, orizzontale e trasversale, di altre assi. Il piano del telaio, spesso inclinato nell'Italia meridionale, è formato in primo luogo dai subbi per l'ordito e per il tessuto, ovvero da due cilindri di legno intorno ai quali si avvolge la tela, dapprima ordita, e infine tessuta.
Perché ciò avvenga, durante la fase del rimettaggio i fili dell'ordito devono passare attraverso i "licci" (listarelle di legno collegate da un insieme di cordicelle di cotone che fungono da maglie attraverso cui far passare i fili dell'ordito). Durante la tessitura, i "licci", collegati a quattro calcole azionate da un pedale, alzano e abbassano i fili dell'ordito. La tessitrice può quindi "lanciare la navetta" e "fare la trama" al tessuto, poiché la navetta contiene la spola. Spesso, l'approccio conoscitivo tradizionale a queste attività femminili ha dato origine a una loro idealizzazione, così come è accaduto per altri momenti e attività del lavoro contadino e artigiano.
Quanti si sono occupati di tessitura hanno semplicemente indugiato a descrivere la bellezza, "l'artisticità" dei prodotti finiti (che davano lustro a determinate località), e ci si soffermava nella descrizione minuziosa di motivi decorativi, senza però mai alcun accenno alla fatica della tessitura. Non casualmente l'immagine oleografica della tessitrice consiste in una o più giovani donne che, cantando, lavorano.
È necessario sottolineare, tuttavia, che se il tessuto può avere esiti esteticamente buoni e inserirsi a volte nel solco del cosiddetto artigianato d'arte, generalmente - in relazione al contesto socio-economico di riferimento - si inserisce prevalentemente in un circuito di autoconsumo familiare: la produzione consiste dunque in capi di vestiario e biancheria, ma anche in telami da lavoro, strofinacci, tovaglie grezze; nulla della fibra o della lana si perde, anche i residui vengono in qualche modo impiegati.

Per ciò che riguarda la fatica del lavoro, si ascoltino le tessitrici: una di queste, della valle del Belice in Sicilia, assimila la fatica del tessere a quella di zappare in campagna, "lu tilaru è zappuni"; un'altra, di Bucchianico in Abruzzo, ricorda questo canto: "se la donne a lu telare / alloche le fa lu piande amare, / 'nghe lu péte fa d'aute e basse, / 'nghe la mane tire la casse" (se la donna sta al telaio / lì fa il pianto amaro, / con il piede alza e abbassa [i pedali] / con la mano tira la cassa).

La tessitura funge da industria domestica, non è un' attività marginale nell'ambito dell'economia povera della famiglia contadina, ma rappresenta un'importante quota di reddito. Per tutti questi motivi, il telaio è considerato come un "bene", un importante mezzo di produzione, e altrettanto essenziali sono le competenze della tessitrice.
Altro fondamentale elemento riguardante il telaio è il fatto che la sua produzione principale consiste nel corredo, la cui preparazione è essenziale sia per l'attività tessile in senso stretto, essendo il principale referente di questa, sia per le sue implicazioni sociali. Intorno a 11-12 anni, la bambina, cresciuta osservando le donne al telaio, dopo aver imparato e praticato le tecniche più semplici connesse alla tessitura (come la preparazione delle spole), prende familiarità con il telaio e si avvia alla preparazione del proprio corredo, iniziando con tele di facile fattura per poi affrontare i lavori più complicati.
In questo modo si impadronisce di un patrimonio di conoscenze tecniche e di capacità manuali che data da generazioni, da una lunga esperienza di vita e di lavoro. Oltre al corredo, anche questo patrimonio di abilità manuali entra a far parte della sua dote, perché la raggiunta maestrìa tecnica, la resistenza fisica e le capacità lavorative saranno utilissime al bilancio familiare.

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