La Via Francesca del Gargano, una strada d'Europa
L'espressione Via dell'Angelo con cui è presentato il CD protagonista della serata è l'ultimo dei tanti nomi con i quali è chiamata la strada che da San Severo porta a Monte Sant'Angelo.
In altre sedi ho tentato di riproporre per questa via il nome originario, Via Francesca, affermato nella documentazione medievale fin dal 1030 in diversi documenti relativi all'Abbazia di San Giovanni in Lamis, oggi convento San Matteo. In quelle sedi sottolineavo come l'espressione Via Francesca rivela altresì il ruolo europeo svolto da tale via. Via Francesca, o Francigena, indicava nel medioevo il sistema viario che si estendeva dall'Inghilterra fino al Gargano, caratterizzato dalla frequentazione dei pellegrini diretti a Roma e alla Grotta di San Michele e poi, attraverso i porti adriatici, fino alla Terra Santa. Il nome, più che riferirsi a una strada, designa una dimensione, che è spirituale e culturale insieme, dell'uomo medievale: il viaggio ai luoghi santi, il mescolarsi delle stirpi e delle culture, il comunicarsi notizie e invenzioni.
Il nome rivela come il Gargano era nel medioevo nello stesso tempo periferia del mondo e meta ambita di comitive salmondianti.
Vorrei aggiungere in questa sede che, mentre l'intero complesso della Via Francesca è ormai un reperto consegnato definitivamente alla storia, sostituito anche nell'uso religioso dalle comode autostrade, dai treni e dagli aerei, questo nostro tratto è l'unico ancora attivo e vitale, riuscendo ancora ad esprimere molte cose al pellegrino del XX secolo.
La scarsa circolazione dei risultati delle ricerche storiche, unita all'altrettanto scarsa considerazione riservata ab immemorabili nella nostra Capitanata a queste stesse ricerche ha giocato un ruolo fortemente negativo per la conoscenza del territorio, nonché dei suoi rapporti storicamente consolidati con le altre regioni d'Italia e d'Europa, con la conseguente limitata presa di coscienza di molte delle attuali potenzialità del territorio dauno. La bozza della legge n. 270 del 7 agosto 1997 che regolava i finanziamenti per i percorsi giubilari extra Lazio, del Gargano prendeva in considerazione solo i santuari di P. Pio e di San Michele, ma solo come due puntini slegati fra loro. Del percorso della Via Francesca, o della Via Sacra Langobardorum, che dir si voglia, nessuna traccia. Nessuna traccia parimenti delle molte strade di pellegrini che s'intrecciavano per la Capitanata dirette fin dalla più remota antichità al santuario garganico. Ugualmente spariti i solenni tratturi della transumanza con il loro carico di memorie e di devozione. Il Gruppo di Studio della Biblioteca di San Matteo fu incaricato di sintetizzare in tempi strettissimi una scheda storica la quale, debitamente utilizzata, contribuì non poco a suscitare presso gli organi governativi una più attenta considerazione per la nostra Capitanata. Il presidente del Parco Nazionale del Gargano, Matteo Fusilli e il suo successore all'Assessorato al Turismo nell'Amministrazione Provinciale di Foggia nella passata gestione, dott. Antonio Lapollo ne sanno qualcosa.
La dimenticanza degli estensori della suddetta bozza proveniva da ben più radicate dimenticanze per cui gli stentati e rari reperti del passato che a volte affiorano dai pascoli sono troppo spesso trattati con la infastidita sufficienza di chi ha ben altro a cui pensare. Da ciò deriva parimenti buona parte della problematica sul degrado dei centri storici e dell'ambiente naturale. Neppure i nostri santuari e i nostri conventi, confessiamocelo con sincerità, seppure protetti e quasi avvolti da pesante e inconcludente retorica, sono immuni da ipoteche consumistiche, o addirittura speculative, le quali riescono non di rado a fagocitare secoli di civiltà fatta di ricerca dell'Assoluto, ma anche di spiritualità dialogica che è rispetto, ricerca della perfetta pace e fratellanza con gli altri uomini e con l'ambiente.
Per contro, la Via Francesca del Nord e del Centro Italia, come i tratti che attraversano la Francia e la Germania Occidentale, fino alle coste meridionali dell'Inghilterra, benché ridotte a puri reperti archologici, da molto tempo sono studiate, analizzate, messe in mostra e valorizzate. Senza voler rievocare la sterminata produzione scientifica precedente, basti pensare solo a quanto stampato negli ultimi quattro anni. Ricordo gli studi di Renato Stopani confluiti in un notevole corpus di pubblicazioni della Editrice Le Lettere, fra cui La via Francigena, storia di una strada medievale; La via Francigena, una strada europea nell'Italia del Medioevo; Le vie di pellegrinaggio del Medioevo; La via Francigena del Sud. Lo stesso Renato Stopani è autore di una bella Guida ai percorsi della Via Francigena in Toscana, e direttore di una rivista di studi e ricerche sulle vie di pellegrinaggio del Medioevo De Strata Francigena. Di Giancarlo Corbellini e Luigi Grazioli, è stata pubblicata da Mondadori La Via Francigena, 1800 chilometri a piedi da Canterbury a Roma sulle orme degli antichi pellegrini. Per la editrice Borghini è stato pubblicato un prezioso servizio fotografico di Marco Guidi La Via Francigena nel territorio lucchese mille anni dopo che, a mio modo di vedere è un esempio di metodologia di scoperta analitica del territorio e del suo iter storico che tuttavia porta alla ricomposizione di grandi quadri altamente coinvolgenti sulla storia, sulla devozione, sull'arte e sulla capacità di vivere di una terra fortemente creativa come la Toscana. Vorrei terminare questa piccola rassegna di studi svolti sotto altri climi citando le pubblicazioni periodiche, alcune delle quali a diffusione nazionale, che hanno dato ampio spazio ai tratti regionali della Via Francigena. Il periodico del Centro di catalogazione dei beni culturali dell'Amministrazione Provinciale di Viterbo, Informazioni, ha dedicato nel 1997 un intero numero alle problematiche storiche relative al tratto viterbese e cimino della Via Francigena. Analoga operazione, sotto la guida di Franco Cardini è stata condotta dalla rivista Storia e Dossier del marzo 1997 con un inserto redazionale La Via Francigena da Piacenza a Lucca. Il notissimo mensile Bell'Italia, infine, fin dal marzo 1996 pubblicò un supplemento speciale dal titolo In cammino verso il 2000. Un affascinante itinerario lungo la storica Via Francigena da Piacenza a Parma, da La Spezia a Massa.
Naturalmente le pubblicazioni, le mostre, la divulgazione sui percorsi e sulle singole realtà che su di essi si snodano non si fanno se non esiste una forte coscienza di appartenere a una terra di cui si è figli ma di cui si è anche responsabili.
Permettetemi, come figlio di questa terra, come frate minore di questo convento di San Matteo, come addetto alla biblioteca dello stesso santuario e quindi costretto mio malgrado ad occuparmi saltuariamente di queste problematiche, di confessare che le pubblicazioni sopra citate sono da me percepite come forte e imbarazzante esame di coscienza.
Qualcosa tuttavia, anche se con parecchio ritardo, si sta muovendo. Ha visto finalmente la luce, anche se non è stato ancora messo in distribuzione, l'opuscolo Le Vie e la Memoria dei Padri. Santuari e percorsi devoti in Capitanata che, insieme a Giuseppe Soccio, abbiamo elaborato per l'Amministrazione Provinciale di Foggia. Sono stati pubblicati parimenti gli Atti dei Convegni sul Giubileo celebrati a Foggia nel 1996 e nel 1997. Entro giugno dovrebbe prendere a Monte Sant'Angelo il via la grande mostra sul culto michaelico curata dal Dipartimento di Studi classici e cristiani dell'Università di Bari. Alla fine di settembre ci sarà, tra Foggia, Manfredonia e Monte Sant'Angelo, un grande convegno sugli itinerari dei pellegrini alla Grotta dell'Arcangelo curato dall'Amministrazione Provinciale con la direzione scientifica del prof. Cosimo Damiano Fonseca. Entro il 2000 anche qui a San Matteo sarà ospitato un convegno scientifico sugli aspetti più propriamente spirituali del pellegrinaggio a San Michele. A questo proposito voglio comunicare che entro quest'anno, a cura della Fraternità di San Matteo, sarà pubblicato il Rituale di Ripabottoni, uno dei documenti più interessanti e completi riguardanti il pellegrinaggio a San Michele che andrà ad aggiungersi, come fonte di primaria importanza alla serie già lunga di diari, rituali, istruzioni per viaggiatori ai luoghi santi a disposizione degli studiosi. Tutto questo fervore di studi s'innesta sul complesso delle ricerche archeologiche, filologiche e storiche che da molti decenni va compiendo nella Celeste Basilica il Dipartimento di Studi classici e cristiani dell'Università di Bari sotto la guida del prof. Giorgio Otranto.
Molte di queste iniziative, tra cui il CD che stasera si presenta, sono frutto di unità di intenti e di azione fra Amministrazione Provinciale e Chiese di Capitanata coordinate dal Comitato Paritetico per il Giubileo.
Penso sia agevole per tutti identificare in queste ricerche sui pellegrini, sui loro percorsi e sui santuari da essi visitati, un itinerario metodologico teso a rendere evidente il rapporto dell'aspetto religioso con il complesso della storia del Gargano.
Se le realtà e gli avvenimenti religiosi, infatti, sono fortemente incidenti sull'insieme delle linee fondamentali della evoluzione storica, sui rapporti fra le comunità, e sul rapporto di queste con l'ambiente naturale, ciò è molto più vero per il Gargano.
Se si dovesse racchiudere in poche parole l'intero arco della vicenda storica del Gargano, e in sommaria cornice le sue caratteristiche culturali e spirituali, credo non si andrebbe molto lontani se si affermasse che la parola chiave è la sacralità del luogo, il proporsi del Promontorio come punto di riferimento religioso. Il domenicano Marcello Cavaglieri, con seicentesco ardimento, parlava del Gargano come di un Chiostro naturalmente formato che la Religione, per non essere mondana, fuggendo a tutta carriera il Mondo, elesse per asilo.
Parlare, quindi, di percorsi religiosi, di santuari e monasteri, di pellegrini e di strutture di pellegrinaggio è, in pari tempo approfondire la storia civile, sociale ed economica del Gargano e non di rado, anche scoprirne elementi fortemente proiettati verso il futuro e progettualmente interessanti.
La produzione del CD room "La Via dell'Angelo" s'inserisce con la sua specificità in questo complesso di attività di ricerca e divulgazione e non è un caso se fra gli Enti sostenitori vi sia il Parco Nazionale del Gargano.
L'Ente Parco Nazionale del Gargano, infatti, ha le capacità di dar fisionomia progettuale, riproponendolo in termini attuali, a questo dinamismo circolare sempre fresco fra religione, storia e natura. Il rapporto dei monasteri con l'ambiente naturale oggi non è vissuto sul Gargano come sterile memoria. Tutti a San Marco sanno, e credo che anche in altri luoghi sappiano, che le vecchie mura di San Matteo, proprio perché intrise di spiritualità, continuano la loro discreta e decisa funzione di stimolo e di proposta, qualche volta di rimprovero, iniziata oltre un millennio fa dai Benedettini e fatta propria dai figli di San Francesco.
E qui vorrei inserire il prezioso ricordo di P. Michelangelo Manicone di Vico del Gargano, frate minore, superiore provinciale di questa Provincia di Sant'Angelo e per alcuni anni Padre Guardiano del convento di Stignano, teologo e scienziato. Questo fraticello dalla statura piccola e dall'aria dimessa, può ben essere presentato come figura emblematica di tutti quelli che vogliono coniugare l'amore per gli uomini e la sollecitudine per i loro problemi, con il rigore della ricerca. Da questo frate apprendiamo la disposizione tutta francescana a stupirsi di fronte a fenomeni della natura, insieme alla capacità di soffrire quando la conoscenza diventa scomoda e sgradita. Per lui il Gargano e la Daunia erano un libro da sfogliare lentamente perché molte erano, tra la fine del sec. XVIII e l'inizio del XIX, le leggende da sfatare, gli errori da correggere, le ricerche da impostare, le ipotesi da discutere. Le sue ricerche, pubblicate nel 1806 in una poderosa opera in cinque volumi, La Fisica Apula, sono ritenute dagli studiosi come il vero inizio della scoperta scientifica del Gargano e della Daunia e della ricerca sulle molteplici relazioni intercorrenti tra clima e interventi dell'uomo sul suolo e sulle piante. Sarebbe veramente realizzare lo spirito di San Francesco se le fraternità francescane del Gargano, dai Conventuali di Monte Sant'Angelo ai Cappuccini di San Giovanni Rotondo e di Vico, ai Frati Minori di San Matteo, Sannicandro e Manfredonia, dalle Fraternità dell'Ordine Francescano Secolare ai Giovani della GIFRA, dalle Clarisse del Monastero della Resurrezione di San Giovarmi Rotondo alle Suore francescane sparse dappertutto, s'impegnassero in una più vigorosa azione educativa per la giustizia e la pace e per la salvaguardia di questa nostra amata e tante volte umiliata Madre Terra del Gargano. In altre regioni i nostri fratelli Benedettini hanno dato vita a realtà, che ormai incidono fortemente nel costume delle popolazioni locali contribuendo alla formazione di una nuova mentalità. Ricordo fra gli altri i Camaldolesi del Casentino e i Benedettini dell'abbazia di Novacella in provincia di Bolzano. Questa proiezione, che sembra naturale per i Benedettini e i Francescani, è stata ultimamente sottolineata con forza dall'Assemblea dei Superiori Maggiori, tenuta a Loreto agli inizi di novembre scorso dove P. Flavio Roberto Carraro, Frate Minore Cappuccino e vescovo, ha affermato che anche la relazione dei religiosi con il mondo inteso come territorio e ambiente di vita, anzi come cosmo, va ricercata e, dove sia vissuta, rinnovata (Avvenire, 6/11/98).
E' nostro auspicio che il Parco Nazionale del Gargano raccolga l'eredità del P. Manicone e con altrettanta umile attenzione coniughi la conoscenza e la salvaguardia di questa meravigliosa terra, insieme al benessere delle popolazioni e all'eredità storica lasciataci dai nostri padri.
P. Mario Villani
Convento San Matteo, 28 maggio 1999
Una strada europea
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