Il Risorgimento nella Biblioteca di s. Matteo
Sono il responsabile della Biblioteca di S. Matteo e come tale sono stato coinvolto dal prof. Serricchio in questo convegno. Il mio compito è di parlarvi dei fondi bibliotecari conservati a S. Matteo che potrebbero contribuire ad approfondire taluni aspetti della nostra storia risorgimentale. Devo precisare, tuttavia, che la nostra Biblioteca, sebbene in modo marginale, fin nei suoi elementi costitutivi ha a che fare col Risorgimento.
Essa stessa potrebbe dirsi figlia degli avvenimenti risorgimentali. Chiusa, insieme al convento di S. Matteo nel 1866 dalle leggi soppressive degli Ordini Religiosi, fu incamerata dallo Stato e inserita nella biblioteca comunale di Foggia. I Frati tornarono ufficialmente a S. Matteo nel 1905. Fu istituito lo Studio Generale di Teologia e fondata la nuova biblioteca. Ben presto questa crebbe con donazioni e acquisti; in seguito fu arricchita di alcuni fondi librari rimasti dimenticati negli scantinati degli altri conventi, ugualmente soppressi nel 1866 e riacquistati dei frati. Verso il 1930, per farsi perdonare dai Frati per aver diviso in due il boschetto di loro proprietà per la costruzione della strada per Foggia, l’allora preside della Provincia, sammarchese, pensò bene di risarcirli restituendo il fondo librario di Stignano alloggiato nella Biblioteca Comunale di Foggia, oggi Biblioteca Provinciale. In effetti fu portato un certo numero di libri di varia provenienza, fra cui molti di Stignano, altri dei conventi cappuccini e di altre famiglie religiose.
Il titolare della biblioteca, inoltre, P. Antonio Fania da Rignano Garganico, Vescovo di Potenza, del Risorgimento è stato insieme amico e vittima. Le sue frequentazioni amicali e culturali, in Capitanata e negli ambienti romani, comprendevano anche personaggi notoriamente simpatizzanti per i liberali, come il nostro Giantommaso Giordani, di cui P. Fania aveva scritto una biografia rimasta inedita, e lo scrittore toscano Pietro Giordani. Il Papa Pio IX gli fu amico e stimava la sua formazione teologica al punto di volerlo nella speciale commissione incaricata di redigere la Bolla Ineffabilis Deus con la quale l’otto dicembre del 1854 dichiarò il dogma dell’Immacolata Concezione. Ciò nonostante la curia papale per ben due volte impedì la sua elezione a Ministro Generale dell’Ordine benché la grande maggioranza del Capitolo Generale l’avesse indicato come il più idoneo a quella carica di grande responsabilità. Uno dei motivi per cui il Capitolo Generale lo voleva Ministro Generale era proprio l’equilibrio pacato, ma denso di motivazioni che il P. Fania aveva mostrato di possedere proprio in relazione agli avvenimenti che si svolgevano. Le sue amicizie in campo liberale erano interpretate come preziosi elementi da sviluppare nel seguito degli avvenimenti che si preannunciavano drammatici. Prevalse tuttavia l’imposizione della Curia pontificia che il lui vedeva un personaggio che destava sospetti.
Un altro personaggio di cui la nostra Biblioteca conserva le opere, rimasto impigliato nel groviglio delle passioni e dei cambiamenti risorgimentali, fu P. Dionisio Piccirilli, molisano di S. Giovanni in Galdo. Da giovane seminarista partecipò con entusiasmo ai dibattiti e ai progetti della Carboneria a cui diede il suo nome nel 1820. Per questo sia l’arciprete, sia il sindaco, che era suo zio materno, si opposero a che venisse ordinato sacerdote. L’impedimento al sacerdozio incattivì il giovane seminarista che, suo malgrado, si trovò ad essere la punta di diamante di un gruppo di facinorosi i quali, facendosi scudo delle idee politiche, brigavano contro altri personaggi per motivi del tutto personali. Il 16 ottobre del 1823 la sua casa fu perquisita. La polizia scoprì una notevole documentazione sulle sue frequentazioni, oltre che libelli contro questo e quel personaggio della vita pubblica non solo paesana, ma anche provinciale e addirittura nazionale. Il Piccirilli fu imprigionato a Campobasso. Durante la prigionia, durata fino al 26 aprile del 1825 ebbe modo di ripensare le sue scelte e le sue amicizie. Una volta liberato chiese di essere accolto nell’Ordine dei Frati Minori, dove assunse il nome di Dionisio. La sua vita si svolse tra vita conventuale e impegni sacerdotali, studi, insegnamento universitario, pubblicazioni, esercizio di autorità nell’Ordine dei Frati Minori. Dal 1840 al 1860 fu ordinario della cattedra di Diritto Naturale e delle Genti all’Università di Napoli. Fatta l’unità d’Italia, nel 1861 fu privato dell’insegnamento.
L’altro frate è P. Michelangelo Manicone del quale stiamo ricostruendo la bibliografia, e di cui ha parlato il prof. Scaramuzzi.
Nata come Biblioteca di Istituto Teologico, la nostra Biblioteca già dai primi decenni dello scorso secolo ha sentito il bisogno di allargare il suo interesse anche a settori dello scibile utili all’approfondimento teologico, e religioso in genere, oltre che ai fatti storici connessi all’evoluzione dell’Ordine dei Frati Minori. Così nacquero anche corpose sezioni storiche moderne che si aggiungevano alle già notevoli sezioni antiche. Oggi il complesso dei fondi di storia raggiunge la notevole cifra di oltre 10.000 titoli, divisi fra storia generale, storia d’Italia e storia delle regioni.
Interessandosi soprattutto di discipline religiose, non sempre la biblioteca ha avuto i mezzi culturali e finanziari per far crescere in modo armonico e aggiornato le sezioni storiche. Si è cercato di raccogliere e armonizzare un materiale vario e di diversa provenienza, in modo da offrire agli studiosi se non un complesso organico di opere, almeno gli elementi per ricerche limitate che coprissero tutta la complessa problematica del Risorgimento: dalla Repubblica Partenopea alle guerre di indipendenza, dal dibattito sul potere temporale dei papi al rapporto del nuovo ordinamento politico con la chiesa, dalle condizioni sociali ed economiche delle varie regioni al brigantaggio, e così via. Molto spesso si tratta di opere che, pur mostrando il peso degli anni, non hanno perso la freschezza del racconto, la sorpresa del documento proposto per esteso, o dell’immagine dedotta spesso da foto, o incisioni o raffigurazioni coeve.
Com’è ovvio, il risorgimento è abbondantemente presente nelle grandi opere storiche presenti nelle grandi biblioteche, come la Storia d’Italia diretta da Giuseppe Galasso che dedica ben quattro tomi all’evolversi della vicenda risorgimentale. Altra grande opera presente è Il Risorgimento, curata da Lucio Villari, riproposta in otto volumi qualche anno fa dalla Biblioteca di Repubblica - L’Espresso. Altra opera che mi pare da prendere in considerazione è quella in tre volumi di Emilio Canevari, L’Italia 1861-1943 da Cavour a Mussolini, i retroscena della disfatta, Edizioni Erre Roma, 1973. Altre notevoli opere sono L’Italia odierna, Due secoli di lotta, di studi e di lavoro per l’indipendenza e la grandezza della Patria, di Michele Rosi, stampata a Torino, Utet, nel 1922 che dedica almeno tre dei suoi quattro volumi alla storia risorgimentale e la Storia d’Italia in cinque volumi, di cui uno dedicato al Risorgimento, coordinata da Nino Valeri e pubblicata nel 1960 dall’Utet nel quadro della Mostra storica dell’Unità d’Italia in occasione delle Celebrazioni del Primo Centenario 1861-1961. Altre opere degne di considerazione sono Il Risorgimento Italiano (1849-1860) di Agostino Gori pubblicata insieme a Il Regno d’Italia dello stesso autore dall’editore Vallardi alla fine del sec. XIX nella grande collana Storia Politica d’Italia scritta da una società di Professori e l’opera in tre volumi Storia del Risorgimento e dell’unità d’Italia, di Cesare Spellanzon edita da Rizzoli, Milano, nel 1933, dotata di notevole documentazione iconografica.
Queste opere sono accompagnate da altre voluminose compilazioni interessanti soprattutto perché ci trasmettono un clima storiografico fortemente legato a tempi in cui parlare del Risorgimento rappresentava narrare l’epopea di un popolo in cammino, con tutti i limiti, le esagerazioni retoriche, le omissioni e le riserve mentali, gli entusiasmi e gli ottimismi. Tra queste vorrei ricordare due opere simili edite dalla Vallardi senza data ma della fine del sec. XIX, La vita, le conquiste, le scoperte del secolo XIX, descritte da Francesco Giarelli, Giovanni Cairo, Tullo Bazzi ecc., in due volumi che abbraccia tutto il periodo compreso tra il 1800 e il 1875; e Il secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli, in dieci volumi di cui il decimo, a firma di Francesco Giarelli e di Jack La Bolina, dedicato agli avvenimenti politici e militari d’Europa, narra con gran dovizia di documentazione iconografica gli avvenimenti risorgimentali. Queste due opere vogliono essere essenzialmente una rassegna compiaciuta di tutto ciò che l’uomo è riuscito a conquistarsi col proprio ingegno nel campo politico e culturale, in quello della scienza e delle relazioni sociali in tutto il sec. XIX. Trasmettono, quindi, con linguaggio facile, seppur denso di entusiasmo, una visione abbastanza completa del clima umano e culturale entro il quale si sono svolte le vicende risorgimentali.
A questo punto vorrei inserire un argomento che, per quanto negletto dagli storici professionisti, a me sembra interessante perché rappresenta ciò che del risorgimento arrivava ai giovani nella fase di apprendimento e di formazione: i libri scolastici. Non credo sia il caso di commentarli. A me, come bibliotecario, tocca solo dire che ci sono, nella speranza che altri recuperino la sollecitazione. Naturalmente l’elenco non può essere completo, ne citerò solo qualcuno. Antonino Parato, Direttore della Reale Scuola Tecnica di Monviso a Torino, nel 1873, per i tipi di Paravia, pubblicò la edizione XIV della Storia d’Italia dei tempi antichi, di mezzo e moderni esposta per biografie ai giovinetti. L’opera già nell’anno scolastico 1865-1866 era stata assunta come libro di testo da una gran quantità di scuole disseminate in tutto il territorio nazionale dalle Alpi alla punta dell’estremo meridione. Ricordo anche la Vita dell’immortale Re Vittorio Emanuele II, che vuol dire Storia del Risorgimento italiano con illustrazioni dedicata alla gioventù italiana per Schiattaregia Prof. Benedetto, premiata dall’ XI Congresso pedagogico tenuto il Roma nel 1880 e dalle LL. MM. Il Re e la Regina d’Italia, Roma, tipografia della Camera dei Deputati, 1889. Nel libretto sono contenute alcune gustose incisioni raffiguranti i Re Vittorio Emanuele II, Umberto I e il giovanissimo principe di Napoli Vittorio Emanuele III. La parte finale del libro contiene poesie celebrative dei vari personaggi e le epigrafi esposte nelle chiese e nell’Università di Roma in occasione dei funerali di Vittorio Emanuele II. In questo clima mi sembra che si ponga anche il Libro della gloria, di Alessandro Orsi, pubblicato agli inizi del sec. XX allo scopo di fare persuasi i cittadini che in qualunque condizione si trovino e qualunque sia la levatura del loro intelletto possono e devono inspirare le loro azioni a procacciare qualche buona nominanza di sé, qualche vantaggio alla patria. Il libro scolastico più antico stampato dopo l’Unità d’Italia è quello di San Giovanni Bosco La Storia d’Italia raccontata alla gioventù, stampata a Torino dalla tipografia dell’oratorio di S. Francesco di Sales che nel 1866 era già alla quinta edizione. L’opera fa parte della nutrita serie di testi scolastici pubblicati da San Giovanni Bosco per gli alunni del suo Oratorio comprendente oltre alla Storia d’Italia, anche la Storia Ecclesiastica (Torino, 1872), la Storia Sacra, L’aritmetica ed il sistema metrico decimale portati a semplicità per le classi elementari col confronto dei prezzi e delle misure antiche d’Italia in metrico decimale (Torino, 1881).
La serie dei libri scolastici riguardanti il Risorgimento si conclude con due preziose antologie. La prima, curata da Giosuè Carducci, Letture del Risorgimento italiano, XLI edizione, stampata da Zanichelli nel 1920, comprende 77 brani dedotti da biografie, diari, relazioni, atti parlamentari, dichiarazioni ufficiali, memorie compresi tra il 1749 e il 1870. La seconda è Il libro della Patria, II ed., stampata a cura di Fernanda Gentili a Roma, Tipografia dell’Unione, nel 1917. I brani proposti abbracciano tutta la lunga storia d’Italia a cominciare da Virgilio. Oltre la metà della parte quarta e l’intera parte quinta comprendente oltre 600 pagine sono dedicate al Risorgimento.
Il risorgimento d’Italia è presente nella nostra biblioteca anche con una corposa serie di documenti di prima mano editi in diverse epoche e circostanze. La più consistente è costituita dalle pubblicazioni del Reale Istituto per il Risorgimento. Le unità presenti, tutte della seconda serie editoriale, sono oltre quaranta e comprendono epistolari, rapporti diplomatici, memorie, relazioni su fondi archivistici. Non mancano monografie, spesso molto voluminose, su fatti specifici del Risorgimento come I Mille a Marsala, scene rivoluzionarie di Giacomo Oddo, stampata a Milano, presso Giuseppe Scorza di Nicola, nel 1863. Il volume, di 1.200 pagine, narra con linguaggio piano, non privo di una punta di retorica e di humor, tutte le peripezie della campagna dei Mille a cominciare dai movimenti rivoluzionari messi in atto dal 14 aprile di quell’anno di cui, insieme al mastro fontaniere Francesco Riso, furono protagonisti i Frati Francescani Osservanti del convento della Gancia. Amici del dispotismo non sono, racconta Giacomo Oddo, non si può esserlo, quando coi propri occhi si vedono le lagrime che la tirannide spreme dalle ciglia degli oppressi. D’allora in poi gli amici del mastro fontaniere tornarono amici dei frati congiurati; ed il convento della Gancia divenne il luogo misterioso delle loro riunioni. Il convento divenne deposito di armi e munizioni. Una gustosa incisione mostra uno degli ambienti del convento ingombro di fucili e cannoni, mentre un gruppo di frati con i congiurati discutono e organizzano. Le cose andarono male perché uno dei frati, falso congiurato, raccontò tutto alla polizia. Altra opera conosciuta su questo argomento è Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta, memorie della rivoluzione dal 1860 al 1861, di Giuseppe Buttà, stampata a Napoli, De Angelis e Figlio, nel 1883. Alla fine del Regno delle Due Sicilie sono dedicati i tre volumi di Raffaele De Cesare, La fine di un Regno, editi a Città di Castello, Casa tipografica editrice S. Lapi, nel 1908-1909. Dello stesso Raffaele De Cesare sono i due volumi sugli ultimi anni del potere temporale del Papa, Roma e lo stato del papa, stampati a Roma, Forzani e C., nel 1907. Di Arturo Faconti è Le cinque giornate. Morti, feriti, benemeriti, stampato a Milano, C. Chiesa e P. Guineani, nel 1894, dedicato agli eroi delle Cinque giornate di Milano. All’Assedio di Venezia negli anni 1848 e 1849 è dedicato il volume di C.A. Radaelli, stampato a Napoli, Tipografia del Giornale di Napoli, nel 1865. Alla rivoluzione toscana è dedicato La rivoluzione toscana e l’azione del comitato della Biblioteca civile dell’Italiano (1857-1859) del mio confratello P. Ciro Cannarozzi, storico di vaglia, originario di Ischitella, ma appartenente alla Provincia francescana di Toscana. Il volume fu stampato a Pistoia nella tipografia di Alfredo Pacinotti nel 1936.
Per quanto riguarda le regioni meridionali, oltre alla bibliografia di riferimento come Storia del Mezzogiorno della Editalia, la Statistica del Regno di Napoli del 1811, ricordo alcuni preziosi documenti come il Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli 1799, di Vincenzo Coco e sulla vita dell’autore per Mariano D’Ayala, Napoli, 1863, e la Storia della Rivoluzione di Napoli del 1820 arricchita di lettere, rapporti, arringhe ed in particolare della discussione del Parlamento sul Messaggio del 7 dicembre, compilata da N.C., Napoli, Mariano Lombardi, 1864. Particolarmente interessante è la Storia di cinque mesi del Reame delle Due Sicilie (da gennaio a maggio 1859); ricordi di Mauro Musci, Napoli, Tip. G. Gioia, sugli ultimi cinque mesi di vita del Re Ferdinando II. L’opera è una sorta di cronaca della famiglia reale su cui incombe la malattia del Re, e più ancora l’ombra della guerra, sempre più reale e minacciosa. La prosa del Musci indica una forte ed emotiva partecipazione alle vicende della famiglia reale di Napoli. Segue un ultimo libretto di carattere diametralmente opposto, compilato da C.O. sugli scritti di Colletta, Farini, Ranalli, Ricciardi, D’Ayala e di altri dal titolo Delle tirannie borboniche, sommario, stampato a Napoli nell’aprile del 1861. In biblioteca è conservata anche una Storia documentata ed illustrata della guerra d’Italia tra Austria Francia e Sardegna nel 1859, stampata a Napoli dal Fibreno nel 1859. L’opera è arricchita da numerose litografie raffiguranti i protagonisti e scene di battaglia. Altro libro che mi preme segnalare è Mentana, Cenni storici sulla campagna del 1867 per l’indipendenza d’Italia e libertà di Roma, senza indicazione di autore e di tempo, stampato a Milano, da A. Bosi.
Nella Biblioteca è conservata anche una nutrita sezione sul brigantaggio comprendente oltre alle opere di Giacomo Oddo e quelle che si riferiscono alle specifiche realtà meridionali come le opere di Tommaso Pedio e di altri fra cui anche la folta produzione del nostro amico da poco scomparso prof. Tommaso Nardella.
La biblioteca possiede anche una piccola ma interessante raccolta di opere di alcuni protagonisti del Risorgimento. Di Giuseppe Mazzini sono presenti alcune antologie dei suoi scritti, mentre di Garibaldi sono presenti, insieme a una discreta quantità di biografie, anche due suoi romanzi, Clelia e Manlio di cui uno spiritoso recensore ha detto che sono le uniche due battaglie veramente perse dall’Eroe dei due mondi. Di Cavour, Giuseppe Zanardelli e Francesco Saverio Nitti sono conservati diversi volumi di discorsi. Di Ruggero Bonghi la biblioteca possiede alcuni volumi di opere, gli Studi e discorsi intorno alla pubblica istruzione, le sue elucubrazioni su Pio IX e il papa futuro; sono conservate anche due opere di vago sapore religioso: la Vita di Cristo e la Vita di S. Francesco d’Assisi. Di Vincenzo Gioberti la biblioteca possiede l'opera omnia e un certa quantità di opere singole di diverse edizioni.
Il Risorgimento fu, come tutti sanno, un dramma per la Chiesa cattolica e per tutte le istituzioni ecclesiastiche. Il senno di poi, a oltre cento anni dagli avvenimenti, ci riporta alla mente quanto Manzoni mette sulla bocca di Don Abbondio a proposito della peste. Don Abbondio paragona la peste a una scopa che si porta via, insieme a tanta brava gente, anche molti tristi. Il Risorgimento, come la pesta manzoniana, suo malgrado ha contribuito a far giustizia all'interno della Chiesa di tante affermazioni reputate sicure, a chiarire i ruoli, a ridisegnare l'esigenza della giusta indipendenza del Papa dal potere politico, ha contribuito a formare nell'ambito dei credenti la coscienza dell'appartenenza alla Chiesa come organismo che non deve elemosinare la sua esistenza. Liberata dalle pastoie dello Stato pontificio, la Chiesa ha riscoperto il suo ruolo universale. Si è ricostituito un forte senso di unità fra tutte le chiese. Un piccolo ma secondo me importante esempio. Dopo l’abolizione dello Stato Pontificio, le varie diocesi del meridione riprogettano i propri calendari liturgici ridimensionando drasticamente il numero delle devozioni locali e regionali a favore di una serie di figure di più vasto respiro universale, attraverso cui è possibile percepire la vastità e varietà della Chiesa e nello stesso tempo sentire la vicinanza di tanti personaggi fisicamente lontani per geografia e per lingua. Anche questo aspetto della vita ecclesiale in epoca risorgimentale è abbastanza documentato nella nostra biblioteca. Un vescovo straniero, non ne ricordo il nome, durante il Concilio Vaticano II, fu molto apprezzato quando affermò che per la Chiesa Garibaldi, se non fosse esistito, si sarebbe dovuto inventare.
Nella nostra Biblioteca è possibile ricostruire questo processo, anche se con notevole difficoltà a partire dai documenti a stampa, fra cui cinque corposi volumi di discorsi di Pio IX e dalla sterminata letteratura apologetica disseminata nelle riviste e in monografie specializzate. Tra le riviste è d'obbligo ricordare La Civiltà Cattolica, fondata nel 1850. La biblioteca ha la fortuna di possedere l'intera collezione corredata anche da indici molto facili da consultare. Dagli indici delle prime annate si deduce facilmente l'idea che anima i Gesuiti fondatori e gestori della rivista; atteggiamento chiaro e deciso sulla necessità di una vera indipendenza politica del Papa a garanzia della sua missione, sulle questioni relative all'educazione cattolica, sulla libertà di ministero sacerdotale ecc.; dall'altra parte la rivista si rende perfettamente conto che le evoluzioni in atto appartengono a un processo che esula dalle singole volontà personali e di gruppo e dagli interessi di casta. Gli interessi della rivista vanno ben oltre gli stretti confini del dibattito locale, e italiano, ma si estendono all'Europa e a tutto il mondo cattolico. Con un linguaggio piano e privo di esplosioni polemiche, la rivista propone, suggerisce. Ogni numero della Civiltà Cattolica ha una puntuale cronaca dei fatti più importanti accaduti in Europa e in Italia. Da questa rubrica apprendiamo, tra l'altro, anche molte notizie sulle nostre zone, e anche sulla campagna contro il brigantaggio. La Civiltà Cattolica non era sola. Dieci anni prima, nel 1840, a Napoli era stato pubblicato il primo numero di una rivista destinata a durare a lungo, di cui la Biblioteca possiede molte annate, La Scienza e la fede, raccolta religiosa, scientifica, letteraria, artistica, Napoli, Uffizio della Biblioteca cattolica. I numeri usciti, nei tempi più caldi della vicenda risorgimentale sono pieni di notizie, ma anche di relazioni sui lavori parlamentari e sulle leggi in preparazione. Altra rivista conservata in biblioteca è Il Popolo di Dio, effemeride di educazione popolare, religiosa morale e civile, iniziato a Bibbiena nel 1867. Altre riviste interessanti il nostro argomento sono Il papato, Roma, 1876; La Campana di S. Pietro, bollettino religioso settimanale, Roma, 1874; Il Buon Pastore, Lodi 1863.
Come è noto nella vicenda risorgimentale sono rimasti coinvolti diversi personaggi della Chiesa di Capitanata. Il più noto è Mons Bernardino Maria Frascolla, primo Vescovo della neonata Diocesi di Foggia. Appena eletto fu sospettato dai borbonici di essere filoliberale. Proclamata l’Unità d’Italia si trovò a giocare nel ruolo assegnatogli dai nuovi dirigenti: quello di filoborbonico. Figura importante non solo come testimone del suo tempo, ma anche, e direi soprattutto come momento emblematico e forse iniziale del processo di ripensamento di nuovi rapporti tra la Chiesa e lo Stato. Aveva un caratterino tutto pepe, e non rifuggiva dall’ironia come prova il titolo della sua opera che è alla base delle sue disavventure: L’episcopato Napoletano e Mancini, ossia appello al giureconsulto Mancini avverso le ultime quattro circolari de fu Consigliere e Segretario degli affari ecclesiastici Cav. Pasquale Stanislao Mancini. Libri quattro seguiti da appendice sulle circolari dell’ex-Segretario Michele Pironti, Napoli, Andrea Festa, 1861. L’opera, di cui la Biblioteca di S. Matteo possiede due copie, è stata ripubblicata nella collana Bibliografie e Fonti archivistiche della Società di Storia Patria per la Puglia. Altro vescovo fortemente coinvolto fu Mons. Alessandro Cantoli, Vescovo di Bovino le cui disavventure sono conosciute soprattutto dalla cronaca puntuale che ne faceva la rivista L’Eco di S. Fratesco d’Assisi, diretta dal frate Cappuccino, in seguito Vescovo di S. Severo, P. Bonaventura Gargiulo. Questo periodico, il cui primo numero è uscito nel 1873 dal convento cappuccino di S. Agnello a Sorrento, è straordinariamente importante per conoscere e seguire le fasi della soppressione degli Ordini religiosi decisa, per quanto riguarda le regioni meridionali, con Decreto luogotenenziale di Eugenio di Savoia il 7 luglio del 1866.
La rivista segue nel tempo anche le fasi della ricostruzione chiamata già da allora col sostantivo ammiccante di Risorgimento dei Frati. Alla base del Risorgimento dei Frati si poneva una semplice costatazione: se i Frati con le nuove leggi sono dei cittadini come tutti, allora utilizzeranno le leggi dello stato per far valere i propri diritti di cittadini, compreso il diritto di associarsi. Si può immaginare quel che successe nel mondo della politica quando ci si accorse che i Frati, attraverso l’osservanza scrupolosa delle leggi, ricostruivano le Fraternità e la vita comune; inoltre, celebravano i Capitoli, eleggevano i superiori ecc. Tutte cose che fecero dire all’on. Bosdari alla Camera dei Deputati nella seduta del 23 gennaio 1886: Si credeva di distruggere la potenza monacale, di ridurli a pochi e poveri frati, invece, generalmente parlando, essi stanno assai meglio di prima. Naturalmente al tema della soppressione degli Ordini Religiosi è dedicato un notevole spazio sia nella letteratura storica, sia nei documenti di archivio. Molti aspetti vanno ancora approfonditi come il ruolo svolto dal Terz’Ordine Francescano nella ricostituzione della rete dei conventi. Il Terz’Ordine, a differenza dell’Ordine dei Frati Minori, non venne soppresso semplicemente perché gia nel Concordato con Carlo III di Borbone nel 1741 era stato dichiarato associazione laicale e quindi svincolato dalla giurisdizione ecclesiastica. Il Terz’Ordine Francescano funzionò, quindi, in molti posti, ma specialmente a Foggia per il convento di Gesù e Maria e a Manfredonia per il convento di S. Maria delle Grazie come importante supporto per il ritorno dei Frati. Di tutto questo si conservano, anche nella Biblioteca di S. Matteo importanti fondi archivistici.
Termino l’esposizione con l’accenno a due opuscoli poetici. Il primo, Il Risorgimento d’Italia, canti liberi. Associazione a benefizio de’ feriti nella Guerra dell’Indipendenza, porta la data Foggia il dì 1 del 1861, curato da Giuseppe de Leonardis da Serracapriola, impiegato presso la Direzione del Tavoliere di Puglia. L’autore è conosciuto anche per i suoi studi sul Tavoliere.Vengono proposte diverse opere poetiche: Italia, inno; La terra del genio; Cristo e l’Italia; Il passato, il presente e l’avvenire. Segue un sonetto dedicato a Garibaldi. La seconda parte dell’opuscolo curato dal De Leonardis contiene i Componimenti poetici in onore di Vittorio Emanuele Re d’Italia e di Giuseppe Garibaldi Generale declamati sul teatro di Foggia da strenuo giovanetti dilettanti, in cui sono proposte due scene: Il Serto, declamato la sera del 7 ottobre 1860. Serata a benefizio de’ poveri e Il Trofeo, a benefizio della colletta per la escarcerazione de’ detenuti civili per debiti. Segue un saluto poetico a Vittorio Emanuele e le Iscrizioni disposte nella chiesa di Foggia in occasione dei funerali celebrati in Foggia il 20 marzo 1861 in suffragio delle anime dei martiri d’Italia.
L’ultimo opuscolo è Le Figlie della Carità nella guerra d’Oriente. Canto scritto nella scuola e recitati dagli alunni di belle lettere nel seminario di Bovino in occasione del pubblici esami tenuti nella sala dell’Episcopio i giorni 17, 18 e 10 settembre 1857, Napoli, 1857. L’occasione venne data dall’inaugurazione dell’Istituto delle Figlie della Carità da poco eretto in Bovino dal Vescovo Mons. Filippo Gallo della Missione. Il Canto di cui nel titolo fu redatto dagli alunni della scuola annessa al seminario sotto la guida di Urbano Patella il quale nell’introduzione accenna al fatto che chiusa la guerra di Crimea nel 1856, la zarina di Russia, impressionata dall’opera di soccorso ai feriti operata dalle Figlie della Carità, giunte sotto le mura di Sebastopoli al seguito degli eserciti di Francia e di Piemonte, avesse chiesto alla Francia l’invio di cinquecento suore che potessero svolgere simile attività a beneficio dell’esercito russo. In effetti la presenza delle suore di carità, fondate dal professore italianista francese Federico Ozanam, noto per aver fondato anche le Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli, è nota agli storici. La richiesta della Zarina destò un certo dibattito negli ambienti della chiesa cattolica. Dell’argomento si occupò a più riprese anche la Civiltà Cattolica. Ci fu anche chi espresse dubbi e perplessità e ci fu anche qualcuno che fece delle battute. Le compilazioni storiche sopra citate, a più riprese pubblicano scene di campi di battaglia con le suore intente alle opere di misericordia. La guerra di Crimea, e più ancora la battaglia di Solferino, qualche anno più tardi, contribuirono a delineare con chiarezza il problema dell’assistenza ai feriti e del loro stato giuridico garantito da accordi internazionali.
Grazie.
P. Mario Villani
Convento S. Matteo, San Marco in Lamis, 18 febbraio 2011
Il Risorgimento e S. Matteo
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