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Ho inserito in questa I parte soltanto un pezzo del brano completo, che ho anche salvato (da scaricare!) in Download/Nord-Sud

Dal Telèro di Carlo Levi
Dal Telèro di Carlo Levi
Avvertenza. - Il volume Nord e Sud è una sintesi dell'opera pubblicata in due anni negli Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, del 1899 e del 1900. Di quest'opera sono stati tirati a parte 100 esemplari e pochi sono messi in vendita a lire venticinque ciascuno. È un grosso volume, in-folio piccolo, di circa pagine 500, con parecchie centinaia di tabelle e di quadri statistici. Per acquistarlo dirigersi direttamente al prof. NITTI in Napoli (Porteria San Raffaele, n. 10) [da Francesco Saverio Nitti, Nord e Sud, Roux e Viarengo Torino 1900]
Il Sud nei bilanci dello Stato italiano
Questi passi del Nitti documentano ampiamente il fenomeno, ben noto sia a livello scientifico che di “vulgata popolare”, della sperequata ripartizione tra le varie parti del paese delle entrate e delle spese dello Stato, che favorì costantemente il Nord a danno del Sud. Ed infatti, non solo il Mezzogiorno ebbe un carico tributario sempre superiore alla quota che realmente gli spettava, ma non ricevette che una parte modesta della spesa dello Stato, sia di quella in opere pubbliche, uffici ecc., sia di quella inerente alle commesse che andarono prevalentemente al Nord, anche quando era il Sud il più attrezzato per produrre ciò che si richiedeva. Così, ad esempio, negli anni ’70, un’inchiesta parlamentare accertò che erano le industrie napoletane quelle maggiormente adatte, nonostante la crisi seguita all’Unità, alla produzione di macchine e motori marini, purtuttavia le commesse andranno ugualmente al Nord, alimentando così lo sviluppo delle industrie settentrionali.
I dati del Nitti sono stati confutati solo dal Gini, che però ha potuto solo ridurre quantitativamente le dimensioni del prelievo di ricchezza operato dallo Stato nel Sud, non certo negarlo.
In questo senso, poi, anche il prof. Domenico Demarco, che sta curando la pubblicazione dell’intera opera del Nitti, ci riferiva di avervi trovato “1.200 piccoli errori”, che non inficiavano però in alcun modo la tesi di fondo dell’azione sperequata dello Stato unitario nei confronti del Sud.
Ebbene, se si considera ad esempio che l’industria meridionale prima dell’Unità forniva le divise per un esercito di 100.000 uomini, mentre dopo l’Unità tali commesse vanno al Nord, o ancora che su 457 milioni spesi in opere idrauliche in agricoltura dal 1862 al 1896-97 solo poco più di tre milioni vanno al Sud, non sarà difficile comprendere gli effetti della politica statuale denunziata dal Nitti: e quest’autore, d’altronde, proprio nel brano riportato, è molto chiaro su tale punto. Egli si illude pero che lo Stato, come ha creato il sottosviluppo del Mezzogiorno, così dovrà e potrà eliminarlo. Purtroppo, come ben sanno le masse popolari meridionali, non è stato così. (Per la critica del sottosviluppo meridionale Antologia di scritti, a cura di Edmondo M. Capecelatro e Antonio Carlo, La Nuova Italia 1973. Il libro di F. Saverio Nitti (*) è Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97, Napoli 1900)
I - Scopo e limiti della ricerca
Dal Telèro di Carlo Levi
Dal Telèro di Carlo Levi
Questa ricerca ha per scopo di stabilire la situazione di ciascuna regione italiana di fronte al bilancio dello Stato.Nel Nord d’Italia è idea molto comune che il Sud sfrutti il bilancio nazionale, contribuendo, viceversa, in misura minore. Si dice che mentre i meridionali pagano di meno, hanno voluto e preteso un grande numero di ferrovie improduttive, hanno preso il maggior numero di posti nelle pubbliche amministrazioni; hanno preteso e pretendono concessioni sempre più larghe. In Piemonte e in Lombardia si crede anche che i meridionali mentre trovan modo di sfuggire a molte imposte (o mediante i vecchi catasti, come nella fondiaria; o perché non investono, ma semplicemente conservano le loro ricchezze, come nelle imposte sulla ricchezza mobiliare) chiedono viceversa nuove concessioni allo Stato. Si nota che nelle pubbliche amministrazioni cresce il numero dei meridionali: e questo fatto desta inquietudine.
Viceversa il Mezzogiorno in cui prima del 1860 era più grande ricchezza che in quasi tutte le regioni del Nord; dove il risparmio, sia pure nella forma primitiva dell’accumulazione e della conservazione della moneta era enorme; dove si viveva una vita molto gretta, ma dove il consumo era notevolmente alto, presenta tutti i sintomi della depressione e dell’arresto. Ancora tra il 1880 e il 1888 la ricchezza agraria del Veneto non era superiore a quella della Puglia e tra Genova e Bari, tra Milano e Napoli era assai minore differenza di sviluppo economico e industriale che ora non sia. Ma adesso, insieme a una diminuzione nella capacità di consumo, si notano i sintomi allarmanti dell’arresto del risparmio, dello sviluppo della emigrazione povera, della pigra formazione dell’industria di fronte al bisogno crescente. Tra il 1870 e il 1888 l’importanza del Mezzogiorno
nella vita sociale ed economica dell’Italia era molto maggiore che oggi non sia. Tutte queste cose, anche se non conosciute, avvertite dalla popolazione del Mezzogiorno, determinano uno stato di malessere.
Per spiegare questa differenza si sono invocate molte cause e molti fatti sono stati messi avanti: si è parlato di razze differenti, si è discusso di razze inferiori e di razze superiori; quasi che ciò che è prodotto delle razze, cioè di natura, mutasse da un decennio all’altro. (https://www.garganoverde.it/scrittori/napoleone-colajanni.html)
Per studiare l’azione dello Stato di fronte a ciascuna regione bisognerebbe esaminare:
(a) la politica finanziaria - cioè la distribuzione delle entrate e delle spese pubbliche in ciascuna regione;
(b) la politica doganale;
(c) la politica economica.
Dal Telèro di Carlo Levi
Dal Telèro di Carlo Levi
Questa ricerca è limitata a studiare solamente la politica finanziaria dello Stato. Essa vuole indagare quanta ricchezza lo Stato prelevi ogni anno in ciascuna regione e quanto per essa spenda. Vuole esaminare in qual modo si sia formato il sistema finanziario attuale: e come i tributi gravino in proporzione della ricchezza di ciascun paese. Si propone inoltre di vedere come lo Stato abbia speso, in ordine alla distribuzione geografica, i proventi delle contribuzioni ordinarie e straordinarie; e quale sia la distribuzione di tutti gli istituti di Stato, si ralleghino a scopi di civiltà o di benessere, o a scopi militari.
Ma gli spostamenti di ricchezza che opera la politica finanziaria sono enormi. Parecchi miliardi passano in una serie di anni, per effetto di essa, da una regione all’altra: il fenomeno è stato notato dovunque in Francia, in Russia, in Austria, in Germania. Però in Italia riveste una forma anche più acuta e va studiato con maggiore larghezza.
Ma gli spostamenti di ricchezza che opera la politica finanziaria sono poca cosa di fronte a quelli che operano la politica economica e la doganale. La distribuzione della ricchezza privata in Italia è singolarmente mutata dopo il 1887: e l’Italia meridionale, in un primo periodo, ha funzionato come una colonia di consumo e ha permesso lo svolgersi della grande industria nel Nord.
Opera di grande importanza sarebbe la storia dell’economia nazionale in rapporto ai mutamenti che la politica doganale ha operato nella ricchezza di ciascuna regione.
Questo studio però è limitato all’esame dell’azione della finanza pubblica sulla vita delle singole regioni: l’esame della politica economica e doganale nei suoi risultati su ogni regione, non può essere fatta se non da chi abbia elementi molto più larghi di quelli ora conosciuti.
* Francesco Saverio Nitti nacque a Melfi (Potenza) il 19 luglio 1868 e mori a Roma il 20 febbraio 1953. Ordinario di scienza delle finanze dal 1898 e deputato del collegio di Muro Lucano dal 1904, svolse, nella sua lunga vita, un’intensa attività sia come uomo politico, sia come studioso. Fu, infatti, più volte ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, dal marzo 1911 al marzo 1914 e del Tesoro dall’ottobre 1917 al gennaio 1919 e presidente del Consiglio dei Ministri dal giugno 1919 al giugno 1920.
La sua produzione scientifica è estremamente ricca e consta di opere di grande impegno, svolte con una meticolosità e precisione di analisi davvero notevoli: si pensi a lavori come Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97 (Napoli 1900), Nord e Sud (Torino 1900), L’Italia all’alba del secolo XX (Torino 1901), La ricchezza d’Italia (Torino 1905). Ed infatti i suoi lavori, in ispecie i famosi Principi di scienza delle finanze pubblicati a Napoli nel 1903, hanno avuto un gran numero di traduzioni all’estero.
Costretto all’esilio dal fascismo, visse a Parigi - dove fu poi arrestato dai tedeschi e deportato in Germania - e poté ritornare in Italia solo alla fine del conflitto mondiale. Quasi necessariamente, quindi, gli scritti di questo periodo sono essenzialmente politici: essi non hanno, pero, la robustezza dei suoi scritti economici, essendo egli rimasto ancorato nella sua concezione della democrazia al vecchio liberalesimo prefascista. E proprio per tale motivo egli non riuscì, nella nuova Italia nata dalla Resistenza, ad essere un vero protagonista della lotta politica, tentando impossibili imprese con il blocco nazionale (liberali, qualunquisti di Giannini, ecc.) da lui creato per le elezioni del 18 aprile 1948. Nel 1948 fu nominato senatore a vita. (Per la critica del sottosviluppo meridionale Antologia di scritti, a cura di Edmondo M. Capecelatro e Antonio Carlo, La Nuova Italia 1973. Il libro di F. Saverio Nitti è Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97, Napoli 1900)

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