L'Unità del 10.07.2010
Gerardo D'Ambrosio
Il senatore Pd già magistrato ai tempi dell’Ambrosiano: il malaffare penetra di più e meglio; la situazione è drammatica ma sono ottimista perché i cittadini danno segni di consapevolezza.
di Tony Jop
Dottor D’Ambrosio, è tutta colpa di Flavio Carboni se abbiamo pensato a lei. È riemerso il faccendiere di tutti i faccendieri, è il passato che torna e che forse non se n’è mai andato, un incrocio epocale tra malaffare, misteri, politica, potere, un brandello della nostra più triste mitologia. Da Calvi all’Ambrosiano, da Moro alle cosche ed eccolo qui vivacissimo e ficcante, di nuovo, titolare di quell’incrocio, nei servizi offerti a un potere che si sviluppa come una gonna plissettata, fatta di angoli acuti disegnati però sempre dallo stesso filo. Carboni momentaneamente in cella, un presentimento oscuro nel cuore, uno scandalo nuovo dai contorni fin qui sfocati che, per via di quel nome, pare già vecchio.
Saremo dei sentimentali, dottor D’Ambrosio, ma abbiamo pensato a lei che aveva ficcato il naso nel crack dell’Ambrosiano.
Che effetto le fa ritrovare il nome di Flavio Carboni nei titoli di testa delle nostre cronache?
“Non me ne meraviglio, pochissimo tempo fa è riemerso perfino Chiesa dalle nebbie della Prima Repubblica ...”
Prima, seconda … dobbiamo stare al gioco?
“Ciascuno faccia come crede. Il malaffare in Italia non ha subito traumi significativi negli ultimi decenni, si muove allo stesso modo, penetra forse meglio e più di un tempo nei gangli della pubblica amministrazione, governa mercato e politica. Dov’è che inizia la Seconda Repubblica?"
Dicono da Mani pulite. Da quando lei e altri bravi colleghi avete dato uno scossone a quel sistema di relazioni di potere ben nascoste dai caveau e dalle segreterie ...
Non siamo passati dal paradiso all’inferno, sia chiaro. Anche in altri tempi le commesse, pur passando dalla fase della gara d’appalto, veleggiavano sulla base di sentieri spesso oscuri e predefiniti; ma oggi con ciò che si è fatto e si tende a fare distribuendo pass “politici” per urgenza e “grandi eventi”, si saltano formalità deterrenti rispetto alla spudoratezza dell'agire a “man bassa”, soprattutto si legittima ciò che la forma condannerebbe all’illegittimità, è una virata etica notevole, del tutto al passo con la nostra contemporaneità ..."
Che l'Italia è più marcia di allora, di quando si faceva suicidare il padrone di una banca sotto un ponte londinese e uno come Carboni veniva accusato di aver collaborato a quel “suicidio”; non solo, gli si imputava persino di aver fatto mercato dei segreti custoditi nella borsa di Calvi su un “banchetto” gestito dallo Ior?
“Sì, confermo, stiamo peggio ma sono ottimista: mi pare che la gente, i cittadini, la base del paese stia dando segnali incoraggianti, non ne può più di questo stato di cose, ne ha consapevolezza, lotta. Dai cittadini de L’Aquila ai disabili: troppe crepe in questo presente che si vorrebbe blindare, anche con la legge bavaglio ...”
Come si fa a raccontare alla gente che Mani Pulite è servito così a poco?
“Basta spiegare che Mani Pulite è finita mentre stava per affrontare il passaggio più alto e impegnativo nella lotta al malaffare e alle sue connessioni con la politica. Alla vigilia di quella fase, la magistratura fu messa al centro di un vortice tremendo in cui la parola d'ordine era una sola: sono i giudici i criminali, e quella parola d'ordine ci fu sistemata sulla testa come una lapide … come stanno facendo anche oggi ...”
Per essere sinceri, ricordo anche illustri esponenti della sinistra accodarsi, con qualche garbo in più, a quel coro ...
“E mica l'hanno concluso. Che senso ha garantirsi - come proponeva qualcuno nel Pd - che il presidente della Repubblica possa insediarsi al Quirinale anche se è sotto processo per un grave reato? Ce l'ha solo se si pensa di voler stendere uno zerbino in vista della salita al Colle di Berlusconi.
Fortuna che questa cosa è rientrata, ma che aria è questa? Ci vuole uno scossone, lo dicevo prima ...”
2010 - Intervista a Gerardo D'Ambrosio
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