Si è parlato, metaforicamente, di pentola bollente con ingredienti eterogenei e, pertanto, esplosivi. È giunto il momento di notare particolarmente che cosa bolle in questo calderone. Si tratta di un minestrone di difficile amalgama in cui gli elementi, anzicché fondersi, tendono ad elidersi e a scoppiare per una inevitabile e innaturale reazione chimica. I moventi - lo si è accennato - sono vari e complessi, e si rifugge pertanto da una interpretazione univoca, o meglio, unicausale per il timore di svisare e deformare così la prospettiva, quando invece è bene dare a ogni episodio, a ogni movente, la sua giusta rilevanza, la sua reale dimensione e relativa proporzione in rapporto agli altri.
Motivi dunque - giova insistere - politici, sociali, economici, finanziari, etici, religiosi, ambientali, sentimentali, psicologici che, con il caratterino di alcuni protagonisti (il temperamento, lo spirito di iniziativa o meno giuocano pure il loro ruolo) e l’ignoranza di un popolo concorrono a creare una convergenza e dissonanza, a un tempo, degli avvenimenti, tanto da far pensare ad una orchestrazione che supera l’azione del singolo o dei gruppi e che sorprende anche per la coincidenza di fatti e di date. A creare un vero e proprio “stato di orgasmo” - l'espressione è dello stesso governatore di Foggia - hanno pure avuto la loro parte disertori, sbandati, latitanti, evasi dalle prigioni incustodite o favoriti dal vecchio regime, delinquenti comuni, avventurieri di ogni risma, profittatori di ogni torbido, improvvisati speculatori politici e militari.
Certo è che sindaco, sottintendente e governatore non dormirono sonni tranquilli tra il Natale e il Capodanno del 1861, incalzando gli eventi per voci sediziose, moti insurrezionali, vario turbamento dell'ordine pubblico, elezioni politiche generali alla fine di gennaio per la deputazione dei rappresentanti pugliesi al nuovo parlamento in Torino, per la non creduta resa di Gaeta e l'inaspettata (e irrassegnata per questo popolo minuto) proclamazione del nuovo Regno: incredulità e ignoranza creano un tragico circolo chiuso che prepara e spiega il trionfo del momento brigantesco nel giugno del 1861.
Riprendiamo il nostro discorso per rilevare innanzi tutto un triste divario, un abisso - si vorrebbe dire - addirittura macabro tra sogni e realtà, fra ideali e fatti, tra aspirazioni e possibilità e, in questo caso, disponibilità reali del pubblico erario.
Si pensi pertanto quale facile preda di briganti sarà presto questa città.