Moglie del brigante che ammira il bottino, dipinto di Leon Coignet (1825-1826).Si è detto che tra il Natale e l'Epifania del 1860-61 sindaco e autorità provinciali non vissero ore liete. Oltre ai motivi grossi o principali via via enumerati in questa nostra ricostruzione, quale pesante contorno alle loro notti insonni, v’erano questi altri motivi di inquietudine: contrasti tra le forze garibaldine e i piemontesi, latitanti di ogni risma, agitatori borbonici, renitenti al servizio di leva, reclutatori di giovani per l’Ungheria, sbandati del vecchio esercito borbonico, delinquenti per comuni reati, evasi o fatti evadere dalle carceri; e, salendo la marea dei rivoltosi sia per il malcontento per le opere promesse e non realizzate dal nuovo governo sia per il crescente numero dei briganti, la diffidenza si appuntava anche verso la stessa guardia nazionale ritenuta fiacca, infida e traditrice. Ai contrasti tra i piemontesi e i garibaldini, invisi questi ultimi alla stessa popolazione perché 'arroganti e malvestiti', si è già accennato riferendo alcuni giudizi del sindaco in data 11 dicembre 1860. In questa lettera egli, tra l'altro, proponeva al governo:
'Vi è qui una partita di Cacciatori dell’Ofanto, nella massima parte ragazzi, che non impongono quella dovuta soggezione, perché spogliati di uniforme. Stimerei che i medesimi si ritirino, tanto più che mal si comportano con i soldati del 55°, col cambiarli con altri 20 soldati dell'istesso corpo e sono sicuro che tutto tornerà all'ordine e la quiete verrà ripristinata a norma del mio desiderio e delle premure di Lei e del Sotto-govematore'.
Ancora il sindaco, il 20 dicembre:
'... La presenza della forza si rende tuttavia per lungo tempo necessaria per ristabilire l’ordine e per dare la caccia ai latitanti che infestano questo lenimento, poiché debbonsi combattere gli effetti che han prodotto sull’animo in questo popolo feroce di sua natura, due spaventevoli e generali reazioni avvenute sempre all'idea del saccheggio e degli omicidi'.
Agenti borbonici, reclutatori per reggimenti ungheresi, latitanti ed evasi dalle galere si destano come d’intesa in un sol giorno a vieppiù disorientare ed esasperare il nostro sindaco, già fortemente messo a dura prova dalla sarabanda locale. Si ha l’impressione di assistere, più che alle vicende di una tragica realtà, all'inizio di una rappresentazione scenica, al momento in cui gli attori si dispongono a recitare la loro parte e quelli dell’orchestra ad afferrare gli strumenti per dare inizio ad un concerto, ad una musica indiavolata. L'immagine ci è suggerita dalla coincidenza di certe date. La storia con la sua ironia talora così si diverte. 5 gennaio 1861:
'Sono stati sorpresi in Napoli dei proclami e delle armi che dovevano servire per turbare l’ordine e la tranquillità e sonosi arrestati i principali motori. Si assicura che le fila si estendono anche nelle Provincie col mezzo di agenti borbonici e militari. Giusta le disposizioni pervenutemi dal Dicastero di Polizia, Ella prontamente procurerà di rintracciare tali fila nei luoghi di sua giurisdizione e farà perquisire i domicili dei più notori borbonici, principalmente militari, con la facoltà di procedere all'arresto dei più pericolosi, se si offrono degli elementi agendo sempre con la massima circospezione e prudenza. Il Sottogovernatore'.
5 gennaio 1861:
'Si è fatto credere che girino per le Provincie alcuni i quali si spacciano per reclutatori di uomini, per reggimenti ungheresi. Non avendo il Governo data ad alcuno simile missione. Ella prenderà conto se sia giunto alcuno di tali reclutatori nei luoghi di sua giurisdizione o possa giungervi; e ne farà eseguire l'arresto, facendone rapporto per gli ulteriori provvedimenti di legge. Il Sottogovernatore'.
5 gennaio 1861: altro dispaccio da San Severo:
'Sono evasi dal carcere di Bovino Angelo Maria Del Sambro, Nicandro Polignone, Michele Battista e Angelo Villani di cotesto Comune, condannati ai ferri e che vi erano di passaggio. Si piaccia disporre pronte e accurate ricerche onde essi tornino in potere della giustizia, manifestandomene il risultamento'.
Angelo Maria Del Sambro, Nicandro Polignone, Michele Battista e Angelo Villani saranno, subito dopo, popolarissimamente noti coi soprannomi di Lu Zambro, Nicandrone, Incotticello, Orecchiomozzo: bei nomi, direbbe il Manzoni; ed essi saranno i protagonisti delle vicende brigantesche di maggiore rilievo e di cui ci occuperemo nella seconda parte di questo lavoro. Quattro dei più famosi capibanda della zona, che terranno in iscacco fino a tutto il ‘63 guardia nazionale, polizia ed esercito piemontese, dando filo da torcere agli stessi comandanti il distaccamento per lo stato d'assedio. Sempre a S. Severo intanto, la sera del 2 gennaio
'moltissimi contadini, adunatisi in piazza presero a strepitare pel caro dei viveri, pretendendo di aver saputo, che un carrettiere di Foggia avesse comprato da un fornaio tutto il pane che questi aveva lavorato, e lo avesse trasportato via. Il primo Eletto si adoperò con buoni modi a far disciogliere l'attruppamento e vi riuscì. Ma la mattina seguente si congregarono di nuovo, e più numerosi, ed armati di scuri e bastoni cominciarono a percorrere la città, gridando Viva Francesco II. Rotto lo stemma italiano sopra diversi fondachi di tabacco, essi s'indirizzarono alle carceri, di cui avendo dispersi i custodi, e spezzate le porte, liberarono i detenuti. Intanto la Guardia Nazionale essendo riuscita a rannodarsi, si lanciò coraggiosa sugli ammutinati, i quali dopo alquanta resistenza si volsero in fuga. La lotta pertanto costò pur sangue. Nove o dieci dei tumultuanti perirono nel conflitto, molti restarono feriti, dei militi fu ucciso uno solo (un Domenico Sparavilla) ed il costui figlio, ferito' (Nota 1).
E ancora il 5 gennaio il marchese Camillo Caracciolo, inviato in missione straordinaria, così informa il Farini:
Mucche di razza podolica.'Le popolazioni della Capitanata sono in generale una gente di spiriti miti e temperati, le opinioni politiche sono tra loro poco o nulla sviluppate, perché scarsa anzi che non è l'istruzione, attendendo i ricchi alle speculazioni agricole e commerciali, più che a quelle dell'intelligenza, e le masse essendo costrette (come dovunque) al lavoro manuale per procurarsi di che vivere. Nulladimeno la reazione ha insanguinato le rupi del Gargano, ha turbato il silenzio delle montagne e delle valli di Bovino, ha toccato alquanti Comuni del Distretto di Foggia, e ier l'altro ha seriamente compromesso la città di S. Severo... Ho detto che la Provincia non è molto innanzi in fatto di opinioni politiche... ma ciò non toglie che le cagioni vere dei tumulti reazionari sieno stati in tutt’altro elemento, che in quello di politiche aspirazioni... Sicché la universale opinione delle principali Autorità e della parte intelligente della Provincia, compendia in tre cose i primarii e più stringenti bisogni di questa: Pane, Forza; sobria riforma d’impiegati'(Nota 2).
Sbandati ed evasi ricostruiscono le fila. San Severo, 21 gennaio 1861.
'Signore, ieri mi pervenne dal Sig. Governatore della provincia un foglio del tenore seguente: ‘Il Dicastero di Polizia ha conoscenza che Francesco Borbone nell'accommiatare parecchi uffiziali e sottouffiziali e molti soldati ha raccomandato loro di riunirsi ai suoi benemeriti militari decorati nel 1848 e 1849 per tenerli pronti ad ogni richiamo. Ha dato ai medesimi come segno di ricognizione due nastri rossi con una fascia bleu nel mezzo. E ad altri un nastro rosso orlato verde con una figura rappresentante una serpe con le lettere iniziali S.G. Ella quindi farà procedere all’arresto di tutti i soldati sbandati, sui quali possano rinvenirsi simili nastri. Terrà sotto stretta sorveglianza gli Uffiziali borbonici e principalmente quelli decorati nel 1848 e 1849 per i servizi reazionari e dove mai troverassi che i medesimi avessero contatto con i soldati sopraccennati o che mantenessero corrispondenza criminosa con altri uffiziali o con uomini pericolosi, farà procedere al di loro arresto, avvisandomene subito'.
Altri evasi, altri capibanda di Puglia, Abruzzi e Campania: comincia la fitta comunicazione di elenchi che diverranno poi sempre più lunghi.
'Gli individui notati al margine uniti fra loro in comitiva sono mantenuti dalla reazione e sperano nell’insurrezione dal Pontificio in Terra di Lavoro e negli Abruzzi. Provenendo alcuni di essi nei luoghi di sua giurisdizione deve essere sorvegliato e arrestato, quante volte dalla condotta e dai discorsi si scorgano criminosità; arresto che dovrà sempre eseguirsi per gli evasi' (Da S. Severo, 31 gennaio 1861).
L’elenco comprende 19 nominativi con i rispettivi connotati, tra cui quelli del famoso Cipriano La Gala con parenti ed omonimi, e quello di un certo Fra Carmelo “religioso del Convento di S. Pietro ad aram di Napoli latitante per causa di opinioni”. Qualche giorno prima l’Intendente si premurava di informare il sindaco che
'il famigerato capo squadriglia Angelo Ricciardelli ed i germani di lui Filippo e Tommaso che trovansi in Gaeta, facevan continuo traffico per Napoli sotto mentiti nomi e spoglie, nel fine di destar reazioni in diversi punti'.
Infine nel gennaio 1862 ci fu la prima coscrizione di leva in loco, fatta dal governo italiano:
'... e quasi tutti gli estratti ed abili divennero briganti, divenuti per questo nuovo rinforzo, più audaci. Questo fatto venne encomiato ed incoraggiato da Francesco 2 da Roma, come da lettera al Sig.or rappresentante G. C. qui dell'ex re' (La Porta).
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