Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti, e la caverna, l'oasi verde della triste speranza, lindo conserva un guanciale di pietra.
Rocco Scotellaro
L'ora del sangue e della verità
Già da alcuni mesi, specie dopo la resa di Gaeta, l’atmosfera è carica di tensione; come di correnti di varia carica elettrica che tendono fatalmente all’incontro e allo scontro, all’urto, allo scoppio finale.
Quel che è triste notare è che si tratta di una catastrofe senza catarsi o, per lo meno, decantazione di sorta.
Episodi di valore, degni di miglior causa, e di abiezione e di tradimento si verificano e si susseguono in ogni campo. Sacrifici di sangue e di morte (quattro degli assassinati dai briganti sono anch’essi popolani) non conducono a un'interna illuminazione o, almeno, al comune senso umano della pietà, della resipiscenza e della reciproca comprensione. Vano qui è appellarsi, sia detto ancora una volta, a motivi patriottici, religiosi, morali, dinastici, ispirati questi dal senso della conservazione e della tradizione, o a moventi sociali e civili. Compositi e complessi, questi motivi, pur presenti ed agenti, hanno in fondo, per comune denominatore, la natura umana nei suoi sentimenti più nobilmente sublimi e più ferocemente bestiali. La natura umana vulcanicamente sprigiona tutte le sue forze, tutti i suoi istinti, tutti i suoi sentimenti; dove gli ideali sono strumenti del proprio “particulare” e questo viene elevato a nuovo ideale o semplice diritto alla personale esistenza. Alla fine, cioè al momento del confronto delle parti, vi è, comunque, una molteplice serie di sentimenti, di interessi e stati d'animo diversi che tendono allo scontro, quasi desiderano una buona volta l’urto, precipitando, come chimicamente, in uno stato esplosivo. Se un affetto v’è, quello del trono e dell’altare, esso si scontra con la dura realtà della nuova situazione storica; verità che si fa strada a fatica nella coscienza di un’esigua parte, e a cui vuol reagire, come reagisce, la quasi totalità della popolazione sammarchese.
Si è accennato a sentimenti tipici della natura umana, di là dalla superficie civile, politica e sociale. Vero è che mai sotto
Non è superfluo ricordare che molta vecchia storia del costume paesano ha avuto origine nelle numerose cantine. Gravissimi delitti per futili motivi sono spiegati dal vino. E questa volta, dall'agitata emulsione di tale ridda di motivi, strano a dirsi, spunta il fiore della pura giocosità: dal giuoco delle parti politico-sociali e da quelle dei fatti privati e personali, si passa al giuoco puro e gratuito, anche se letale, al gusto di ammazzare e al rischio di farsi ammazzare, con una spavalderia comprensibile solo per una brama sfrenata e anarchica, e col terrore, poi, del ritorno all’ordine, al duro certo quotidiano (Nota 2). Funesto e macabro giuoco dell'antichissimo cupio dissolvi. Disintegrarsi nel delirio di una lunga notte senz’alba.