Cometa "benefica" alla repressione.
I briganti, capitanati da Del Sambro, dopo la morte di Agostino, non desistono; essi attraggono l’esercito regolare in campo aperto e, con qualche slancio di generosità, scintilla di una bontà non del tutto spenta in questi rudi montanari (di cui già si avvide e avvalse il "nazionale" Tardio), intendono dare qualche lezione di cavalleria, naturalmente brigantesca. Ma "i galantuomini", sempre isolati e sempre timorosi, nella disperazione, mancante la forza del governo, come don Ferrante, non trovano di meglio che appellarsi alla superstizione e agli eventuali benèfici influssi degli astri.
Questo, come i passi che seguono sono del Giuliani.
'Benché io naturalmente e ragionevolmente rifugga le popolari superstizioni e mai mi arretri nel vincerle e sbugiardarle, pure per la coincidenza, che perlomeno non può non dirsi singolare, credo non essere fuori di proposito inserire ancora in queste pagine l’apparizione di una cometa coduta, la quale invero ridestò non solo l’attenzione di tutte le specole, ma ancora diede agio a tutti i novatori di fare ognuno il suo prognostico sulle future sorti che ci aspettavano. Essa per la prima volta comparve il I luglio 1861 a mezz’ora di notte nella situazione poco sotto all’Orsa Maggiore, verso l'Est, straordinariamente coduta; così che apparentemente la sua coda luminosissima si estendeva fino ai Pozzi (Nota 1). Il suo movimento era certamente a spira, perché non aveva tramonto, ma si disperdeva impicciolendosi nello spazio, e poco per volta avvicinandosi al nostro Zenit, non più comparve dopo pochi giorni. Il giornale ufficiale di quei giorni, riferendo la descrizione dell'osservatorio di Napoli, diceva essere la prefata cometa tutta nuova nella sua apparizione; avere un perielio di 12 milioni di miglia, e di 16 milioni la lunghezza della coda. Così adunque esordì il mese di luglio, e con esso una nuova epoca della nostra storia; e se vogliamo credere all’influsso della cometa, dobbiamo confessare essere stato piuttosto benefico, nella generalità, per quello che da quinci innanzi saremo per dire circa il progresso ed il termine del brigantaggio, seguendo giorno per giorno, come fin qui abbiamo fatto, tutto il tempo che ci rimane, e segnando pure tutti gli episodi che con esso hanno avuto parte o relazione.
Gli incendi, i ricatti, gli arresti, le uccisioni degli animali, che di mano in mano, ora in questo, ora in quel luogo si sentivano, certamente scuoter dovevano la longanimità del Governo, il quale, con replicati editti cercava di richiamare, con larghe promesse i traviati, specialmente di questa provincia. Per cui forti distaccamenti di cavalleria e fanteria si muovevano da Foggia per dar la caccia ai briganti, in tutti i punti della Puglia e delle montagne. Rari però sono gli scontri, perché il Del Sambro sapeva scansare la forza, maggiore o minore come si fosse stata, essendone a tempo avvisato del più piccolo movimento da persone prezzolate, le quali facevano a gara a chi il primo li portasse notizie, per la grossa mancia che di poi si riceveva. Accadde nel giorno otto del detto mese di luglio che 18 lancieri, perlustrando sotto le falde della montagna di Rignano, vicino la masseria di D. Francesco Paolo Spagnoli, furono veduti da 41 briganti che gozzovigliavano in altra masseria, e i quali, esaminato il poco numero di quei, li inseguono alla corsa fino a farne quattro prigionieri. Disarmati, li conducono con loro per la Valle della Cisternuola, nella cesina [tenuta] di Nicola Ciavarella, Sforcella, luogo designato per sacrificare quei quattro infelici con tutto il loro comodo e soddisfazione. Volle la divina misericordia che il padrone di quel fondo si trovasse in quel luogo, il quale seppe tanto intercedere, tanto pregare, che li fece ridonare la vita e da un suo garzone fin qui accompagnare. Ed il Del Sambro fu tant’oltre generoso in questa circostanza, che, fatta una colletta tra i suoi, regalò di 5 piastre ognuno degli aggraziati lancieri. Di tutti questi particolari non vi è luogo a dubitarsi, perché ci sono stati dettati dai medesimi lancieri e dalla persona che qui li accompagnava. Nel giorno undici li briganti furono assaliti nella masseria di Petrilli, ed in quello ve ne lasciarono uccisi nove e due presi vivi; nessuno però dei sammarchesi, i quali ebbero solamente a lamentare la perdita di una grossa somma di denari, armi e qualche cavallo'.
Ultima trovata del sindaco.
Continua la doccia scozzese di presenza e assenza dell’esercito, con l’alternativa di speranze e di timori.
Un bel giorno il geniale De Theo, che ormai non fa conto delle promesse di aiuto e il suo paese intanto è inerme e sempre minacciato, non trova di meglio che far armare quelli del suo ceto e della sua parte. E, avvalendosi di una risposta del governatore poco pertinente alle sue richieste di aiuto e scopertamente ostile e diffidente nei riguardi del clero locale, anzicché adirarsi per la proposta assurda di Foggia, convoca lo stesso clero, puntando sul tasto nevralgico della connivenza coi briganti e della presunta avversione al nuovo regime. La trovata ebbe il suo effetto: il clero reagì con una fiera protesta, che era anche una proposta, e ricorse a una dimostrazione di fatto molto eloquente.
'Nel giorno 29 arrivano due altre compagnie di linea con un maggiore; e nel mentre che piuttosto si gioisce per l’aumento di forza, in un subito ad ore 21 si vede tutta partire, lasciando il paese nella più grande costernazione. Fortuna che pochi giorni prima si erano ricevuti pochi altri fucili, per cui tutti i galantuomini si armano e durante la notte spiegano tutta la loro attività per mantenere l’ordine e la sicurezza. Passano così i giorni 30 e 31, senza che veggasi venire la forza. Crescono i timori e le ambascie e non poche mormorazioni si fanno contro i governatori della provincia ai quali piacque distrarre da una ben grande popolazione, quasi tutta fervente di nuove reazioni, quella forza necessaria a contenerla nei limiti del dovere, forse per aggravare il clero e il galantomismo [battuta polemica un po’ maligna, spiegabile con la disperazione e col terrore] di altra nuova tassa. Così da presso si rispose al pressante ufficio del sindaco, il quale per espresso domandava la forza per sicurezza del paese:
‘Abbia cura il clero di mantenere la tranquillità e l’ordine in San Marco, perché alla minima mossa che succederà esso ne risponderà poiché la V.S. lo sa, i primi disturbatori dell’ordine pubblico costà sono i preti’. Non ci voleva altro per meglio spiegarsi il degnissimo governatore! Fu letto questo ufficio dal sindaco al clero, chiamato premurosamente sulla casa municipale nel mattino del primo agosto; e la parte giovane di quello, di rimando, lo stesso giorno invia al medesimo sindaco un indirizzo col quale domanda essere armato egualmente che gli altri cittadini. E, per l’esattezza della storia, l'indirizzo di cui è parola letteralmente si trascrive: ‘sig. Sindaco, i sottoscritti sacerdoti componenti il clero giovane di questa città, presa lettura dell'ufficio del sig. Governatore di questa provincia, col quale si minacciano come ‘primi disturbatori dell'ordine pubblico, protettori e complici di briganti e brigantaggio, cospiratori del già caduto borbone’, benché addottrinati alla scuola del Divino Maestro di benedire quando sono maledetti, di pregare quando sono bestemmiati e di sostenere nella mansuetudine quando sono perseguitati: pure a difesa del carattere ingiustamente infamato, ed a prova ineluttabile di volere essi più che altri la pace, la tranquillità e l’ordine pubblico, unendo al breviario la giberna, ed alla Croce il fucile, domandano istantemente da Lei essere armati; dopo di che si comprometteranno a quanto sarà d'uopo farsi anche dagli altri concittadini, tranne solamente, e per eccezione formale di oltrepassare le mura dell’abitato’. Seguono le firme.
Non si diede però retta alla suddetta domanda, ma fu per certo una sufficiente dimostrazione di patriottico zelo della giovane clericale casta della patria di Del Sambro, di Recchiomozzo e di Polignone. Perché questo stesso giorno giungono più scoraggianti notizie in riguardo alla città di Viesti, in cui nel 27 passato giugno entrarono circa 60 briganti e faceano con maggior ferocia più di quanto non ebbero tempo a fare qua, così il vicario foraneo, volendo fare uso piuttosto della forza morale che della fisica del suo clero, lo convoca in chiesa; e, precedendo la Croce ed il campanello, lo fa girare processionalmente per tutto il paese, predicando, esortando il popolo, per quella carità che ad esso lo unisce, a non volere attentare né anche permettere il minimo disordine nella pubblica quiete se non volevano vedere caduto sul loro capo solamente tutte le vigorose minacce che gli venivano dirette dal Governatore della Provincia. Queste voci, accompagnate da quell’espressione dettata dalla circostanza e da quell'apparato piuttosto lugubre, parve abbiano fatto peso ancora sugli animi mal prevenuti e li abbiano in certo modo conquisi, perché, come se mai nulla vi fosse accaduto, o come se tutto regnasse nell’ordine e nella dipendenza, niente di reprensibile vi accadde durante il tempo che mancò la forza'.