L’esempio di Ischitella ed eloquente manifestazione popolare.
'Si impara bene e si impara assai quando siamo chiamati, come semplici spettatori, a calcolare nella disgrazia degli altri quello che far si dovrebbe da noi in simiglianti sciagure. Il tristo caso di San Marco, il più tristo di Viesti, furono di sufficiente lezione a tutti gli altri paesi del Gargano nel sapere stare in guardia contro gli assalti e le aggressioni dei briganti, e nel sapere subito reprimere e sventare le popolari insurrezioni. Nella notte del 10 settembre 1861, ad ore otto, 60 briganti con pochi paesani, osarono entrare col ‘Viva Francesco’, solita voce di sollevazione, in Ischitella. Macché! Non appena tali voci si udirono, tutti indistintamente erano già con la mano al fucile. Dai balconi, dalle finestre, dai terrazzi piovevano come grandine le palle sui briganti e sul popolaccio, già accorso alla voce di richiamo nella speranza di far bottino. A sì bel ricevimento fuggirono tutti, ma vi rimasero molti feriti e sei morti e tra questi un solo brigante chiamato Luigi Civitavecchia (Ciannarello) nativo di qui, domiciliato in Sannicandro. Si può dire che dopo questo fatto i briganti non ebbero più posa. A brani si vedevano divisi per tutti i luoghi, e per tutti i luoghi venivano perseguitati e battuti. Nel giorno 18, alle Mattine di San Giovanni, di dieci di essi, inseguiti da quelle guardie, due ne furono feriti, ed uno preso vivo. Un movimento generale di forza vi fu nei giorni posteriori; e specialmente per San Marco uno straordinario passaggio di truppe; per essere perlustrato il Gargano palmo per palmo, giusta la frase del Prefetto a questo sindaco. La fiera di S. Matteo, solita a celebrarsi per 3 giorni, dal 21, fu differita pel giorno 29, ed un bando chiamò dalla campagna tutti, eccetto i pastori, e ne proibì l’uscita, chiudendo i luoghi di passaggio con posti di soldati. Avvenne che una delle pattuglie di campagna, avvicinatasi ad una casetta, domanda ad un pastore, che vi era, se per quel luogo si fussero veduti briganti: costui, alle replicate domande, accompagnate ancora da minacce, ostinatamente negava. Finalmente il comandante lo fa ligare ed ordina una diligente perquisizione per quel sito. E cosa trovano? Nelle case un buon pranzo con quattro galline ripiene, e poco lungi quattro cavalli tuttavia sellati. Con tutto ciò, non volendo manifestare li briganti, l’ostinato pastore fu fucilato nel giorno 20, nella contrada Boreo. Perché poi nessuno scontro poté aversi con i briganti per le campagne, così nel giorno 23 si circonda dai soldati il paese e si fa una perquisizione solamente per talune case sospette di poterli tenere nascosti. Nessuno però si trova in tutta la giornata, per cui verso sera si toglie l'assedio e si permette libera l'uscita. Ai primi albori del giorno 24, venti briganti fanno aprire un botteghino di generi di privativa, si provveggono di sigari e vanno via prendendo commiato dai loro ospiti. Si riorganizza finalmente la Guardia Nazionale, già stata sciolta dal maggiore Facino nel giorno 5 giugno e nel 29 corrente si è proceduto alla elezione dei suoi uffiziali. E poiché mancavano le armi, un'apposita deputazione parte nel giorno 3 ottobre per Foggia a domandarle; la quale, in pari tempo, ebbe l'incarico di trattare col Governatore per un prestito a questo municipio, onde nel prossimo inverno tenere applicati tanti braccianti in qualche pubblico lavoro, e così distrarli dagli incentivi di qualche nuova sommossa. Riuscì di fatto la deputazione di recare ottanta fucili militari che furono distribuiti. Per prestito poi fu contentata con la solita promessa in futuro. Una compagnia di briganti a cavallo, del numero 180, e tutti forestieri (erano quei del Bosco Dragonara), furono veduti in queste nostre montagne, per cui nuovi timori per qualche rientrata in paese, atteso il gran numero delle diverse bande unite, ed il poco numero dei soldati, i quali, essendosene tutti partiti, fatte quelle brave perlustrazioni, appena furono rimpiazzati da una sola compagnia del 49°.
L'esempio di Ischitella
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