Annuncio della capitolazione di Gaeta.Siamo nel febbraio del 1861 e allo scontro sempre più scoperto, già quasi frontale, tra le due parti: tra la 'minuscola' frazione liberale con a capo le autorità civili e l'imponente massa del popolo costantemente incoraggiata, essendovi sempre chi soffia sul fuoco. Notizie ufficiali: 'A Torino si riunisce il Parlamento del nuovo regno. Cavour annunzia alla Camera la definitiva resa di Gaeta'. Da S. Severo e da Foggia il 13 febbraio: 'Domani Gaeta probabilmente si arrenderà'. 14 febbraio, voci liberali: 'Re Francesco si è imbarcato su di una corvetta francese ed è finito il regno borbonico di Napoli'. Voci di popolo: 'Sarà vero?'. Voci del clero: 'Sarà, ma non sappiamo'. Voci del popolo: 'Non è vero, non ci crediamo, noi non vogliamo crederci, non possiamo crederci'. Voci dei facinorosi: 'Non è vero: è una fola messa in giro dai liberali che vanno ammazzati'. Voci di ragazzi: 'Viva Francesco e abbasso Vittorio'. Una vecchia immagine della fortezza di Gaeta.E il popolo ancora una volta stentava a crederci, anzi non voleva crederci, così come il 7 ottobre, giornata della prima reazione, pur essendo Garibaldi a Napoli da un mese; ignoranza ed equivoco di comodo al popolo, a parte del clero e, soprattutto, ai numerosi borbonici. Queste le voci correnti che rispecchiavano il reale stato d'animo dei sammarchesi in quel febbraio. Antefatti Ancor prima della resa di Gaeta vi è stato qualche sporadico e isolato tentativo di invito all'insurrezione e vi era, come dirà lo stesso governatore, un diffuso “stato d'orgasmo”. Il sindaco, con la schietta generosità del suo temperamento, è in preda a un nervosismo che talora raggiunge l’inurbanità, per l'impazienza di aver subito mezzi a disposizione. Un'anonima al sindaco: è certamente di un capo brigante, sicuro di sé per gli episodi che stanno maturando. È un avviso e insieme una minaccia allo stesso sindaco e ai capi della guardia nazionale, M. Tardio e G. Picucci; i quali se si faranno i fatti propri, vuol dire l'anonimo, il giorno dell'ira saranno 'liberati', cioè salvi e rispettati.
Proclama di Francesco II sulla resa di Gaeta.'Ché dunque volento di sapere di questo barbero Matteo Tardio e Giovanni Picucci con altri nazionale di più quello di Rignano anno fatto venire le truppe per rovinare San Marco. E viva Francesco. Il rispettivo Sig. D. Gabriello si presta e prego questho tiranno barbaro e disse della mia vita fate quello che volete ma non mi toccate il popolo di San Marco e sempre, viva Francesco. Vi dico caro Matteo Tardio e Giovanni Picucci perché se vi prestate con altri galantuomini di garantire il popolo di San Marco sarete liberamente con le vostre famiglie. Se Francesco torna acchorreremo. Facciamo ricapito e sempre viva Francesco e la nostra Regina Maria Sofia Malia - Manuele Vittorio fesso, cafone, un cazzone. Il vostro amico Francesco' (Nota 1).
21 gennaio 1861: il governatore al sindaco:
'Non valeva la pena di spedire per espresso una carta del merito di quella che ho rinvenuto nel suo uffizio de’ 19, e che dovea essere guardata con disinvoltura. Ad ogni modo procuri Ella d'indagarne l’autore e lo scopo, a quale oggetto la respingo'.
A proposito della disinvoltura, si vede che il governatore pensa al cestino. Stato d'orgasmo e animi depressi a causa dei facinorosi. 6 febbraio 1861. Il governatore al sindaco:
Soldati garibaldini.'Signore, coi suoi uffizi de' 2 e 5 corrente, il secondo de’ quali sottoscritto anche dal Capitano della Guardia nazionale, mentre sollecita il richiamo dei Cacciatori dell’Ofanto fa vive istanze perché cotesto importante Comune per le passate vicissitudini e per lo stato di orgasmo nel quale ora trovasi ridotto, sia presidiato da una forza militare la quale possa unitamente alla guardia nazionale impedire nuovi disastri da cui è minacciata. Non pel linguaggio virulento ed inurbano che si è usato e che è sempre riprovevole, ma perché sono penetrato dalle esposte imperiose circostanze, ho messo in opera quegli scarsi mezzi che sono in mio potere per migliorare alquanto la grave situazione di cotesto Comune; mezzi che non sonosi avuti, né si hanno per rispondere alle premurose richieste che vengono da tutti i punti della provincia, volendo ogni comune una forza militare per se. Se poi si voglia rimontare alla vera origine dei mali che hanno travagliato e travagliano cotesto Comune, non si deve negare che siansi generati da insolenza, da gare [cioè, rivalità, faziosità] e da disunioni che tuttavia campeggiano a proprio danno, e che non si vogliono ancora bandire per essere forti contro i facinorosi e perturbatori. La guardia nazionale malcomposta dapprima è che ha mal corrisposto in conseguenza alla sua istituzione, dee riordinarsi in forza del Decreto del 14 dicembre; si esegua subito e con esattezza affinché si possa contare sulle proprie forze. Dall'attuale guardia nazionale si faccia la scelta di un competente numero di uomini coraggiosi, atti alle armi ed esperti delle località per dare la caccia ai facinorosi, assicurarli alla giustizia, tranquillizzare le campagne e rialzare gli animi depressi'.
Voci sediziose contro l'unità. 7 febbraio. Sempre il governatore al sindaco:
'Signore, con espresso ha Ella inviato unitamente al suo uffizio di ieri quello del comandante il 55° di linea che segnava la data del primo del mese e che accenna a voci sediziose sparse costà fuori l’abitato nel dì 31 gennaio. Non saprei perché non siasi spedito col corso postale un uffizio di tal fatta e così arretrato'.
Scuse e rettifica del sindaco l’8 febbraio:
'Nel rendere a Lei i dovuti atti di ringraziamento per le paterne e provvide disposizioni perché un distaccamento del 5° di fanteria italiana si fissasse in questo comune... mi terrà poi per iscusato se involontariamente sia uscita qualche espressione insolita alla mia penna mentre mai ho cercato di recare ombra di offesa ai superiori'.
In pari data:
'Sig. Intendente. Con questa istessa data dirigeva al sig. Governatore uffizio del tenore seguente. L'avvenimento delle grida sediziose che accenna il di Lei riverito foglio della data di ieri, ebbe luogo nel giorno 5. Stante in campagna, circa 300 passi distante da questo abitato, e si vuole autore un tale Antonio Tardio. Si è data conoscenza dell'avvenimento a questo sig. Regio Giudice che colla istruzione del processo potrà verificare la verità del fatto e gli autori. In quanto poi allo spirito pubblico, posso assicurare che queste voci sediziose tengono gli animi sempre desti ed in agitazione talché ho dovuto raccomandare alla forza la massima vigilanza e le continue pattuglie sì di notte che di giorno'.
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