Altre scaramucce. Anche i preti si son fatti nazionali.
Episodi di scontri tra briganti e forze regolari si susseguono ininterrotti nei mesi successivi, fino all’alba del nuovo anno. I briganti hanno quasi sempre la meglio. Scarse e costrette a continui spostamenti le truppe dell'ordine, per cui ben nota il Giuliani:

'Si volea insomma pretendere l’impossibile, vincere cioè il più col meno'.

Altra prova dell’impopolarità del nuovo Regno è la quasi totale diserzione alla prima chiamata di leva; questa, anzi, si risolve in una nuova dimostrazione di forza dei briganti, i quali hanno così modo di ingrossare il loro seguito e, come si permetterà di fare il neo generale Del Sambro, di selezionarlo, scoraggiando i pavidi. Né vale ricorrere una seconda volta all'aiuto del clero: popolani e briganti, anzi, diffideranno anche dei preti, accusandoli e minacciandoli.

La valle di Stignano all'altezza della 'cappelluccia'.
La valle di Stignano all'altezza della 'cappelluccia'.
'Infrattanto non tardava molto che di giorno in giorno si sentivano delle scaramucce nei diversi punti del tenimento. Così accadde per la seconda volta nella valle di Stignano, nel giorno 29 e nella vicinanza della Cappella di S. Matteo nel primo giorno di novembre. Però sì in quello che in questo attacco non vi furono neppure feriti perché, come dicevamo altrove, si incominciava lo sparo e si continuava quasi sempre fuori tiro. Non fu poi così nel giorno 8 del detto mese di novembre. Vi era nella compagnia del 49° un sottotenente Napolitano di cognome de Filippis, il quale aveva a suo particolare genio uscire in perlustrazione ogni giorno, e con pochi soldati, mai più di venti. In questo suddetto giorno per la prima volta ebbe la soddisfazione di incontrarsi con i briganti nella contrada Cardinale. Ma, vedendo che quelli erano al di là dei quaranta, voleva scansare l’attacco. Vi fu poi obbligato, perché veniva assalito, e, facendo fuoco di ritirata, gli riuscì senza il menomo danno venirsene e recarsi dietro i briganti fino alla discesa della Crocicchia, vicinissimo al paese. Arrivato al luogo detto lo Strascino, fece sosta, e appostato con i suoi dietro le macerie di quelle vigne, alla vista di tutto il popolo, che era uscito fuori e dello stesso suo capitano che non volle fino a quel momento mandargli rinforzo alcuno, continuò l’attacco fino a che i briganti, vedendo uscire la forza che cercava assalirli alle spalle, salendo per li due punti opposti della Carriera e dell’Arenale, si diedero in fuga, lasciando due di essi, uno forestiero, morto, ed un paesano mortalmente ferito, che alle ore 22 fu fucilato dietro al muro della vigna di Serrilli in mezzo al Piano; e questi era il figlio di Angelo Michele di Felice, becchino del camposanto. Dei soldati solamente un sergente fu ferito, al dito medio della mano destra. La spedita forza intanto continuò a salire i monti ed inseguire i briganti, fino a prendere cinque dei loro cavalli, i quali, con altri sei presi a
Una immagine dell'alluvione 2014 in località Foresta.
Una immagine dell'alluvione 2014 in località Foresta.
Foresta nel giorno 19, passato mese, furono venduti all’asta pubblica nella seguente domenica, ed a vilissimo prezzo: basta dire che per il miglior cavallo, il quale valeva oltre li ducati 100, la più alta aggiudicazione fu per ducati 28.
Si sapeva da tutta la provincia, e non si ignorava perciò dai governanti, che i briganti del Gargano, oltre la banda di Dragonara, erano in numero ben grande. Eppure i lancieri, da cui si faceva perlustrare la Puglia, non si spedivano che a piccoli drappelli. Avrebbe dovuto bastare la lezione datagli nel giorno 8 luglio! (Nota 3). E non sempre sperare si poteva nella generosità dei briganti, come in quell'avventura. Il lupo è sempre lupo. Si voleva insomma pretendere l'impossibile, vincere cioè il più col meno, oppure far perire in dettaglio quei prodi, che serbarsi dovevano per le future sorti della Patria. Era l'ultimo giorno di dicembre ed il 1861 era già per tuffarsi nel vasto oceano degli altri anni andati, lasciando solamente di sé infausta ricordanza nei memorandi della patria storia, quando un'altra sciagura, non meno deplorabile, segnar doveva le ultime orme dell'umana nequizia nello svolgimento di questo spirante anno. 25 lancieri si partivano dal feudo reale di Paglicci, e veggono pochi briganti sul ponte del fiume Candelaro, a Ciccallento. Nella certezza del poco numero, si muovono a quella volta per assalirli. Il disegno però gli riuscì contrario, giacché, non appena si avvicinarono al ponte, da assalitori divennero assaliti: circondati da ogni parte da un gran numero di briganti, e senza dargli neppur tempo a difendersi, furono tutti assassinati. Solo il tenente con altri tre si salvarono, guadando il gonfio fiume con i loro famosi [focosi] cavalli e fuggendo dall'altra sponda.
La masseria di Paglicci, nelle vicinanze di Rignano Garganico.
La masseria di Paglicci, nelle vicinanze di Rignano Garganico.
Tronfi i cannibali per questa prodezza, e con le mani forse tuttavia lorde di sangue, inauguravano il nuovo anno 1862 con un altro sacrificio fatto in persona di uno sbandato che non volle, come tanti altri, associarsi a loro: nel seguente giorno, due gennaio fanno trovare cadavere sopra Monte Granaro Giovanni Nardella (Potecaro), fratello del famoso Agostino; nel giorno 4, non ancora sazi di sangue, uccidono vicino il Monastero di Stignano Carlo Piro, reduce da Apricena, solo perché, come essi dicevano per giustificare il misfatto, nei passati giorni faceva andare la forza alle Caselle ove essi alloggiavano. Nel giorno 13 fanno ritirare dalla campagna quasi tutti i pastori, con minacce ai padroni di fare un macello di tutti gli animali se non si impegnavano per fare subito uscire dagli arresti le loro donne. Era qua stesso giunto il maggiore del 49°, sig. Rajola, con un'altra compagnia, al quale dai minacciati proprietari si presentava la proposta dei briganti, e s’ignora se per lui o per altra autorità, alle donne fu data la libertà, come si voleva. Si fece in questi giorni la leva militare, ed avvenne come era stato preveduto, che cioè questa si sarebbe fatta per Del Sambro più che per il governo. Delle recluto una piccolissima parte si presentò; delle altre, parte si diede in fuga, parte si arruolò all’armata cavalleria campestre. È a dirsi però che il generale Del Sambro non tanto facilmente accoglieva le loro sconsigliate esibizioni, facendoli palese la vita trapazzosa a cui si obbligavano, i grandi pericoli ai quali si esponevano, il coraggio al quale sarebbero venuti meno, e tante altre cose scoraggianti, così che molti indietreggiavano. Quelli poi che ostinati lasciavano ammessi, venivano subito provati nei ricatti, negli incendi, nelle uccisioni, negli attacchi con i soldati, ed in quant’altro mostrar potevano quanto valevano. La banda adunque, resa più forte per lo numero e più orgogliosa per la scarcerazione delle loro donne, passeggiava le nostre campagne tutta sicura ed unita, come un esercito regolare in pubblico apparato, così che nel giorno 23 ne furono numerati da sopra Rignano 127 in una sola comitiva, la quale capriolava per le falde di quelle montagne, per cui le guardie di San Marco, di San Giovanni e di Rignano, che da qua dovevano portarsi in Foggia per prendere nuovi fucili, si ritirarono per timore.
Era necessario quindi un'altra volta intramezzare con le buone maniere i parenti delli sbandati e delle loro reclute a far presentare i loro, onde diminuire in questo modo il numero. Il maggiore Rajola si avvalse in ciò del clero, il quale diviso in tre sezioni, per le tre parrocchie, nel giorno 26 girò per la città: ma questa volta fu inutile ogni cooperazione. Che anzi non pochi dei parenti dei fuggiaschi ebbero la temerità di rispondere con imprudenza ai preti, che cercavano persuaderli per la presentazione dei loro, fino a gridargli in faccia: ‘Si sono fatti carbonari e nazionali anche i preti’. Per la qual cosa, deposto il pensiero di riuscirvi con modo bonario, si divenne a rigorose misure. Nel giorno 27 si fanno partire per San Severo le poche reclute presentate con le altre di San Giovanni e di Rignano; si fanno vari arresti e si bruciano in pubblica piazza tutti i mobili e le mobilie trovate nelle case delle non presentate. La guardia nazionale, che continuamente girava, giunse a levar via le porte delle case e delle finestre ai più ostinati. Si arriva con tal rigore usato per qualche giorno allo intento, verificandosi alla giornata delle presentazioni'.