Illustrazione da H.M.De Mathuisieulx, La Tripolitaine d'hier et de démain, 1912Rivista popolare di politica, lettere e scienze, Anno XVII, N. 24, Roma 31 dicembre 1911 Consigli prudenti e oneste confessioni. In contrapposto all'ex deputato Albertelli, di cui si parla in altra parte, che tante cose rosee ha visto in otto giorni ha parlato uno che ha visitato la Tripolitania prima della guerra, nel 1899, e durante la guerra: è l'on. Conte Guicciardini. Egli ne ha parlato nell'Accademia dei Georgofili con molta serietà e con molta riserva. Attraverso ai suoi se e ma si potrebbe comprendere il nessun entusiasmo per la nuova conquista; e non mancano nel suo discorso i savi consigli di prudenza a coloro che parlano di colonizzazione come se si trattasse di una partita di foot-ball. Un altro che partì per la Tripolitania quasi ubbriaco e che n'è ritornato perfettamente compos sui è il {tip Inchiesta su i rapporti tra l'Italia e l'Austria. (Seconda serie di risposte) in Pier Ludovico Occhini, Viaggi, Città di Castello, 1908::[...] Ma ogni politica estera, per essere efficace, deve venire confortata dalla opinione nazionale. Lo stato delle questioni dev'essere noto al paese e i diplomatici e i ministri, senza essere ciarlieri e imprudenti, debbono far sentire il diapason della politica alla nazione e non atteggiarsi ad iniziati d'una chiesa misteriosa. Occorre combattere la tendenza socialista che ha istupidito il paese distraendolo dai grandi interessi nazionali per trascinarlo in mille ignobili pettegolezzi ed in una sguaiata indifferenza patriottica.}Duca Carafa d'Andria{/tip}. La sua partenza per Tripoli, facendosi richiamare come capitano di cavalleria, ci sembrò tartarinesca e ci fece penosa impressione. Egli non brillò per la eloquenza come difensore di ufficio degli Arabi accusati innanzi al Tribunale militare; ma egli brilla come osservatore intelligente e onesto sulle difficoltà enormi della guerra coloniale in Africa in una intervista col Corriere d'Italia. Il senatore Carafa d'Andria dopo avere mostrato la sua grande sorpresa, quasi lo spavento, verso quei militari pazzeschi che pensavano ad una avanzata di 100 chilometri subito dopo l'occupazione di Tripoli, enumerate le differenze numerose tra le guerre europee e le guerre coloniali, che rendono difficilissime le seconde, osserva:
La nostra guerra, oltre ad essere stata fatta nelle condizioni suindicate, ha avuto per coefficienti negativi: il terreno pesante del deserto dove un chilometro, nei riguardi della stanchezza, vale per cinque su un altro terreno; il nessun concorso dell'elemento indigeno in favor nostro, un clima buono, ma delle condizione sanitarie tutt'altro che favorevoli: colera, vaiolo, tifo ed anche la malaria, prodotta dalle acque stagnanti in seguito alle inondazioni; nessuna base di operazioni confinante col teatro della guerra, perchè noi abbiamo fatto una guerra di conquista, non abbiamo tribù confinanti con i territori che altri possedevano per soffocare le ribellioni. Il nemico poi che si sbandava ed aggirava a piccoli gruppi avendo il loro rifornimento nelle saccocce (qualche pugno di datteri).
Ma ciò che rende più interessante, dato il suo entusiasmo di antica data per l'impresa africana, è ciò che egli aggiunge sull'acqua.
Illustrazione da H.M.De Mathuisieulx, La Tripolitaine d'hier et de démain, 1912Nei cento chilometri che separano Garian da Tripoli (Garian era la località che si voleva raggiungere nella avanzata ideata dopo la presa di Tripoli) vi sono questi rifornimenti d'acqua: nella strada che conduce a Suan beni Adem a due ore di marcia di cammello, non si trova che un pozzo che potrebbe dare acque per due o tre battaglioni al massimo. Dopo un'ora e mezzo di cammello ancora, si trovano una ventina di giardini con pozzi i cui soltanto quattro o cinque sono buoni. Da Suan beni Adem verso Azizia si incontra, a tre ore di cammello, un solo altro pozzo. Da Azizia al Gebel, Garian, dopo sette ore di cammello, si trova un altro pozzo, sufficiente appena per due o tre battaglioni. Ma il nemico - continua il Carafa d'Andria - ritirandosi avvelenerà i pozzi, oppure li celerà ricoprendoli di terra. In molti di essi, nell'oasi, non ho visto estrarre sotto ai miei occhi dei cadaveri? Dunque necessità di portare sterminati convogli per l'acqua e senza contare che oltre l'acqua bisogna portare viveri, munizioni, medicinali e materiale di ogni sorta.
Illustrazione da H.M.De Mathuisieulx, La Tripolitaine d'hier et de démain, 1912Noi non rimaniamo impressionati dalla possibilità dello avvelenamento dei pozzi; gli Arabi forse non lo faranno perché si priverebbero essi stessi di questo elemento indispensabile per la vita. Ciò che deve fare riflettere gl'Italiani - non gli ubbriachi del nazionalismo, che consumano vino - è la constatazione della grande scarsità dell'acqua fatta da un partigiano della conquista. Intanto gli ubbriachi dicono abbondante l'acqua; dicono che se n'è trovata copiosa ed eccellente con improvvisate trivellazioni e miracolosi pozzi Norton.... Ma si continua a mandare da Napoli quella del Serino... almeno per gli ammalati e pei ricchi che possono pagarla profumatamente. A proposito di acqua: che Albertelli abbia trovato qualità speciali nell'idrogeno e nell'ossigeno di Tripolitania da poterli accoppiare subito e in grandi quantità da produrre acqua a sufficienza? Si affretti allora a farci conoscere le sue meravigliose esperienze che risparmieranno l'acqua ai cittadini di Napoli.
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