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Illustrazione da "L'Asino" n. 44, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 44, 1912 di Galantara e Podrecca.
Rivista popolare di politica, lettere e scienze, Anno XVII, N. 16, Roma 31 agosto 1911, p. 429-430
Per ricondurre sul terreno dei fatti i gesuiti rossi
Per lunga esperienza sapevo ch'è assai difficile poter discutere con alcuni socialisti italiani - con quelli che vanno per la maggiore. Essi quando il terreno traballa loro sotto i piedi o manca loro del tutto piuttosto che riconoscere i loro torti ricorrono ai più volgari sofismi, spostano le quistioni, le negano, e facendo concorrenza al Papa giurano sulla propria infallibilità. Cogli anni ed a misura che il socialismo italiano è divenuto un ramo secco - e più esattamente il Bissolati l'avrebbe potuto chiamare un ramo imputridito - e che Marx veniva impunemente, senza il menomo tentativo di resistenza da parte dei socialisti, relegato in soffitta, i metodi loro di discussione sono divenuti peggiori, addirittura umilianti e miserevoli.
Della loro miseria morale ho avuto un saggio nella presente polemica. Nella quale hanno contato sulla ignoranza dei termini della medesima delle masse che li seguono ed hanno potuto scrivere delle pagine sconclusionate affibiandomi propositi, che non mi sono mai passati per la mente - artribuendomi, ad esempio la imputazione di colpe o errori ai socialisti di Andria in genere o delle offese all'on. Bentini, che non mi sono mai sognato di fare; cercando d'impormi silenzio col presentare come mie autopologie le difese strettamente necessarie dell'opera mia da loro scioccamente provocate; tacendo sistematicamente sulla sostanza, sulla parte essenzialissima, della nostra presente controversia.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Ora io non mi lascio imporre silenzio da chicchesia; non poterono impormelo Giolitti e Crispi colla lora autorità e coi clamori delle loro turbe servili nella Camera; non poterono impormelo nelle diverse polemiche politiche o scientifiche Lombroso, Ferri, Turati, Claudio Treves, Labriola; certamente non me lo lascerò imporre, adesso, dagli scrittori dell'Avanti. Una volta credetti di aver avuto torto attribuendo a Bissolati, senza attribuire alla cosa alcun senso offensivo, l'intenzione - desunta dai suoi discorsi e dai suoi scritti - di divenir ministro della monarchia; egli protestò fieramente ed io, con molta ingenuità, mi affrettai a chiedergliene scuse... In tutte le altre volte non per me, ma per la causa della verità, che ha finito coll'essere riconosciuta tale dagli stessi miei contraddittori ho resistito e persistito nel mio punto di vista.
Così faccio adesso; ma per semplificare e per togliere ai socialisti dell'Avanti concederò loro tutto ciò che essi desiderano; concederò sopratutto che il suffragio universale - appena appena degnato della loro attenzione nel Congresso di Milano - sarà lo specifico miracoloso, il sanatotum, dei mali politici e morali dall'Italia e che per conseguirlo tutte le menzogne, tutte le ipocrisie, tutte le viltà necessarie sono legittime, anzi doverose.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Aggiungo che mi spiego questa ubbriacatura dei socialisti: essi sono sicuri - ed io lo sono del pari - che col suffragio universale, concesso sopratutto agli analfabeti, guadagneranno nelle future elezioni molti, moltissimi, seggi in grazia del loro programma, che oscillando dal massimo marxista al minimo giolittiano, dalla proprietà collettiva alla divisione delle terre, dalla lotta alla collaborazione di classe, dal riformismo al rivoluzionarismo all'integralismo, dall'anticlericalismo all'aclericalismo accomodante, dall'internazionalismo al nazionalismo, dalla repubblica, alla monarchia secondo i luoghi e secondo le occasioni e secondo gli avversari da combattere, potrà e saprà adattarsi a tutti i gusti a tutte le intelligenze - specialmente alla mancanza d'intelligenza - degli elettori; mi spiego, ripeto la loro ubbriacatura pel suffragio universale, che trascurarono sino a quando non lo videro possibile e me la spiego sopra ogni altra cosa, pei loro interessi. Ma questi interessi non possono agli altri togliere il diritto di constatare i fatti inesorabili e insopprimibili e di sbatacchiarli loro sul muso; contro i fatti si spuntano i sofismi audaci ed anche eleganti di coloro, cui tornano a disdoro; ed ai fatti, con perseveranza, che essi riterranno incomoda o crudele, mi sento nel diritto e nel dovere di richiamarli.
Illustrazione da "L'Asino" n. 46, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 46, 1912 di Galantara e Podrecca.
1. Il fatto primitivo, fondamentale, dal quale esclusivamente è scaturita questa polemica, che dura dal mese di aprile è uno ed è questo: il mezzogiorno per ragioni storiche notissime era ed è in condizioni d'inferiorità in quanto ad educazione politica. Per iniziarla e bene avviarla, come voleva Cavour, occorreva ed occorre sopratutto inspirare nell'animo delle sue popolazion il sentimento della legalità e rispettarne le manifestazioni spontane specialmente sul terreno elettorale. Invece i ministri italiani, con particolarità l'on. Giolitti, hanno fatto di tutto per peggiorare le condizioni politiche e morali sopprimendo nelle elezioni, ogni libertà di scelta colla violenza e colla corruzione e col concorso della mala vita, accordando appoggio a preferenza ai peggiori farabutti di ogni colore contro i galantuomini di un determinato colore - sia stato quello di Ruggero Bonghi o di Matteo Renato Imbriani. Queste constatazioni furono fatte in ogni momento e in ogni occasione, sopratutto contro l'opera esiziale dell'on. Giolitti, dai giornali e dai deputati socialisti: dai giornaletti locali al Tempo o all'Avanti, dai Pignatari, Le Femmine Venia [?] ecc. ai Salvemini, dai deputati Morgari, Rondani, Cabrini, Turati ecc. del settentrione ai deputati Ciccotti e De Felice del Mezzogiorno; furono fatte nei libri, nei giornali, nei discorsi alla Camera e nei Comizi; furono spietatamente confermate dalle sentenze dei Tribunali di Caltagirone, di Girgenti, di Bari, di Trani ecc; sono illustrate infine nella Corte di Assise di Viterbo.
Illustrazione tratta da G. Nesti, I Fasci Siciliani, Perino editore, Roma 1894.
Illustrazione tratta da G. Nesti, I Fasci Siciliani, Perino editore, Roma 1894.
2. Contro la evidenza diamantina di tale fatto e contro il parere dei socialisti italiani tutti del mezzogiorno e del settentrione, l'on. Bissolati, certamente suggestionato dalle balorde teorie sulla razza o sul clima, per potere fare la riabilitazione e l'apologia non necessaria dell'on. Giolitti, in piena Camera e con una audacia insuperata e insuperabile affermò che il ministro della mala vita, come lo definì Turati [non Gaetano Salvemini?, NdR], ha fatto nel mezzogiorno e in Sicilia solo quello che poteva fare, quasicché sia una fatalità accordare la preferenza ai farabutti contro i galantuomini e imporre i farabutti agli elettori con tutti i mezzi disonesti e illegali - sino al massacro com'è stato sistema prediletto dell'on. Giolitti - dalla elezione politica di Serradifalco nel 1893 alle elezione amministrative di Andria nel 1910 (a proposito: potrebbe dirci l'on. Bissolati se questa perseveranza in un sistema, che dura da 19 anni appartenga ai caratteri fondamentali o a quelli transitori dell'on. Giolitti?)
3. Divenuto ministeriale, in grazia del promesso suffragio universale, il gruppo parlamentare e il partito socialista, per rispetto alla logica, alla serietà e alla decenza, avrebbe dovuto tacere almeno sino al conseguimento della riforma elettorale per imitare allora il gesto di Papa Sisto e rimettere anche sugli altari Carlo Marx. Ma no! S'invoca l'aiuto dai socialisti contro il governo dal partito e dal gruppo parlamentare socialista che scrive parla e vota in favore del governo.
Illustrazione da "L'Asino" n. 51, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 51, 1912 di Galantara e Podrecca.
4. Chi commette l'imprudenza di protestare contro uno che a danno del mezzogiorno e della Sicilia ripete i giudizi diffamatori di Bissolati deve avere il coraggio e la lealtà di protestare contro il responsabile primo e diritto di siffatti giudizi; chi, culminando nella imprudenza, pensa di segnalare l'opera nefasta di un ministro, deve avere il coraggio e la lealtà di nominarlo, anche calpestando i ricordi di recenti e lieti simposi.
Signori dell'Avanti: quelle che ho ricordato sono inesorabili constatazioni di fatto. Chi constata non ingiuria e non calunnia e le ritorsioni, che contro di lui si tentano ricadono sul capo di coloro che le fanno. Ora non io ingiurai e calunniai: ma fu l'on. Bissolati, che gratuitamente diffamò il mezzogiorno e la Sicilia; la sezione socialista di Benevento che offesse la logica e la serietà invocando contro il governo la difesa da chi è tutto in favore del governo; fu l'on. De Felice che dette un saggio - cui sino alla colazione dell'Ognina non ci aveva preparati e abituati - di codardia politica protestando contro Lucatelli e ammirando Bissolati, denunziando l'opera di Giolitti e sopprimendone il nome.
Illustrazione da "L'Asino" n. 17, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 17, 1912 di Galantara e Podrecca.
Contro di me non restano che insinuazioni e ingiurie.
Ne ho ricevuto a dovizia da ben altri uomini - da Giolitti a Crispi - che non siano gli attuali miei denigratori; e non mi poterono offendere. Nelle ingiurie ha rincarato la dose l'on. De Felice in ragione diretta della mancanza di buoni argomenti a propria difesa; ma a Catania dove siamo entrambi ben conosciuti, si riderà alle sue spalle dai suoi medesimi amici ed ammiratori e si saprà scegliere tra le sue e le mie ire, tra i suoi e i miei spropositi poiché egli ha sempre ammirato le mie ire e cercato di imitare, se non di copiare, i miei spropositi. Un'ultima parola sulle ingiurie dell'Avanti. Vorrei sperare che delle medesime non fosse autore materiale Claudio Treves, pel suo buon nome e non per me.
Ma se a lui fossero direttamente imputabili, dal passato argomentando al futuro, dovrei ritenere che tra qualche tempo - dopo il trionfo del suffragio universale per lo meno - se ne pentirà. Altra volta stillò ingiurie e insinuazioni, più o meno letterariamente eleganti, contro di me, ma dopo non molto tempo mi scrisse confessandomi di avere avuto torto.
Ed ora si diverta l'Avanti a ripetere che ho fatto per la ennesima volta la mia autopologia. Le sciocchezze che si dicono o si scrivono non fanno né bene né male; se ne può ridere allegramente.
Napoleone Colaianni

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