Le violenze degli ubbriachi.
I nazionalisti che sino a ieri si limitavano a scrivere inni patriottici hanno dalla loro il pubblico esaltato e in ragione diretta della protezione che prestano loro questure e carabinieri ricorrono alla violenza con un crescendo inverosimile. Essi l'avevano adoperato a Caserta contro pacifici cittadini; vi ricorsero - e coloro che l'adoperarono indossavano l'uniforme del Regio esercito! - contro Prezzolini a Firenze. Poi venne la conquista di Tripoli e perdettero ogni ritegno ed ogni pudore. Sputacchiarono e bastonarono il prof. Bonfigli; insultarono un magistrato che credette aver diritto ad alzarsi quando gli faceva comodo in un teatro, alla Scala, aiutati da delegati e da carabinieri, hanno espulso, sollevandolo di peso dalla poltrona, il critico dell'Avanti, che non volle alzarsi al suono della marcia reale... E potremmo continuare per fare intendere che se i nazionalisti riuscissero ad avere il potere nelle mani farebbero desiderare i tempi dei Borboni, del Papa e degli Austriaci. E non sono giù in intima combutta coi clericali della più torbida acqua?
L'episodio caratteristico del tumulto e delle risse provocati dai nazionalisti fu questo: il più ardente nel gridare: Viva la guerra! fu un certo Diotallevi, che nella cronaca dell'Avanti viene indicato come ex anarchico. Se sia stato anarchico noi non sappiamo perché non lo conosciamo di persona. L'Avanti ci apprende, però, - e non abbiamo letto alcuna smentita - che è lui che colpì un socialista con uno sfollagente fu strappata dalle mani la bandiera della.... Società per la Pace!
La laidissima farsa iniziata da Ernesto Teodoro Moneta coi telegrammi agli on. Giolitti e Di San Giuliano non poteva finire peggio. Speriamo che la Società internazionale per la pace e per l'arbitrato si vergogni alla fine di essere rappresentata in Italia da questi farceurs che la disonorano e che li sconfessi solennemente lasciandoli a rappresentare gli apologisti della violenza e della rapina internazionale. Se ciò non farà avrà meritato.... un ode di D'Annunzio.
Gli ubriachi
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