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Illustrazione da "L'Asino" n. 42, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 42, 1912 di Galantara e Podrecca.
Rivista Popolare, di politica, lettere e scienze sociali, Anno XVII, N. 7, Roma 15 aprile 1911
Ludwig Quessel: Il suicidio della razza negli Stati Uniti.
La frase sensazionale fu coniata da Teodoro Roosevelt. Il fenomeno è invero dei più significanti e di maggior portata. Ebbe inizi lenti tanto che passò molto tempo prima che fosse avvertito; ancora oggi fuori degli Stati Uniti pochi se ne occupano.
Pure quale avvenimento più grandioso: se il popolo che emigrò in America e soggiogò gli indiani schiudendo il paese alla sovrabbondante popolazione europea, dovesse soccombere travolto dalle correnti che affluiscano dall'Est e dal Sud d'Europa? Anche perché non ha pregiudizi sulla questione della razza, non potrebbe assistere con indifferenza ad un processo storico di tanta importanza. L'affluire di polacchi, Czechi, Russi, Sloveni, Slovacchi, Finni, Greci, Italiani, Ungheresi minaccia la civiltà nord-americana come l'irrompere delle popolazioni germaniche scosse dalle basi la civiltà romana. Anche ammettendo che lo stato di civiltà di un popolo abbia maggiore importanza della sua appartenenza ad una data razza e che il grado di civiltà più che l'affinità di razza avvicini fra loro le nazioni, il problema resta sempre di interesse sommo per la diversa civiltà che questi elementi slavi, magiari e romani rappresentano.
Teodoro Roosevelt, 26. presidente degli USA.
Teodoro Roosevelt, 26. presidente degli USA.
In nessun paese la quistione delle razze occupa tanto posto quanto negli Stati Uniti. I contrasti sociali impallidiscono di fronte ai contrasti di razza che dilaniano la democrazia transatlantica. Chi conosce i quartieri italiani di New York, ove si riproducono le strade di Napoli e la mafia siciliana; il ghetto ove si ammonticchiano in una miseria infinita gli Ebrei dell'Europa orientale, i quartieri chinesi di S. Francisco non può che esserne convinto. Parrebbe ad un'osservazione superficiale che la dottrina del materialismo storico, la quale insegna a cercare nelle vicende storiche la lotta fra le diverse classi, perda in America di valore. Ad un esame ulteriore si vede poi che la lotta della razza bianca contro la razza mongolica ed africana è lotta del proletariato bianco, di una classe sociale, presso la quale il motto: libertà , uguaglianza , fratellanza, adottato dalle masse lavoratrici d'Europa, non ha nes sun valore.
I lavoratori di California insorsero primi, le organizzazioni operaie degli altri Stati proseguirono l'opera chiedendo provvedimenti legali; si mirava alla cacciata dei gialli e a proibirne l'immigrazione. Nel 1885 la così detta legge antichinese vietò l'introduzione di operai mongolesi. Il divieto però vale solo per le donne: ll capitale americano abbisogna di uomini gialli per certi lavori sporchi e nocivi ai quali male si adattano i lavoratori bianchi.
Il divieto d'introdurre donne mongoliche mira a limitare la propagazione della razza gialla; il provvedimento è copiato dalle democrazie antiche che strappavano agli schiavi le donne.
Il suicidio della razza mongolica sarebbe un rimedio perpetrato dalla razza bianca. Osservatori superficiali si indignano sui vizi dei mongolici come la pederastia, l'abuso dell'oppio, non pensano che questi vizi sono in gran parte da attribuirsi alla privazione forzata dei rapporti normali con donne. Lnfatti ove la donna c'è i vizi subiscono in forte ribasso ed il Mongolico perde molto dei caratteri che inducono i detti osservatori a chiamarli di razza inferiore.
Illustrazione da "L'Asino" n. 44, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 44, 1912 di Galantara e Podrecca.
Negli ultimi strati delle classi sociali, completamente appartati, troviamo i negri ed i mulatti, ai quali ogni buon americano in ogni occasione sputa in faccia il proprio disprezzo.
Viaggiatori europei iscrivono i negri ad una razza inferiore basandosi sul fatto che essi si incontrano soltanto sugli ultimi gradini sociali. Senza voler proclamare un'eguaglianza intellettuale e morale fra Americani, Negri, e Mulatti, bisogna riconoscere che questo argomento non conta nulla, non essendo il negro tollerato al disopra degli infimi posti, Gli operai bianchi si ricusano di lavorare con un negro alla stessa macchina o nella stessa officina. Fra negri e mulatti non si fa distinzione; chi abbia anche una sola goccia di sangue di negro nelle vene è condannato; se non dal colore della pelle vien ticonosciuto dalla forma e dal colore dei capelli, dalle orecchie, dai piedi. Il negro può fare il fattorino ma non il commesso di negozio; il portinaio ma non lo scrivano e l'impiegato in qualsiasi ufficio; il facchino ma non il conduttore nelle ferrovie; il manuale ma non il muratore od il carpentiere. Nè la donna negra può essere commessa o dattilografa.
Tutto questo non serve a dimostrare l'inferiorità morale ed intellettuale dei negri, ma solo la violenza degli operai bianchi.
Negli Stati meridionali ove i negri sono in maggior quantità la lotta assume forme più brutali. Là i negri non solo son privi di ogni diritto politico ma son ridotti ad una casta quale si può riscontrare soltanto in India. E' proibito ai negri viaggiare nelle vetture ferroviarie, negli scompartimenti dei tranvai ove viaggiano i bianchi. A nessuna creatura di color nero si dice: signore, signora o signorina. Non solo dai teatri e dai concerti, anche dalle chiese essi vengono cacciati. In ogni circostanza i negri vengono trattati come Paria.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 45, 1912 di Galantara e Podrecca.
Vent'anni fa si aveva il timore che la razza negra si riproducesse troppo rapidamente tanto da costituire una minaccia per i bianchi. Dal 1830 al 1880 la popolazione bianca, sia per l'immigrazione, sia per la normale riproduttività, si era accresciuta da milioni 10,5 a 43,4 mentre i negri per il semplice processo di riproduzione si erano nel frattempo quadruplicati. Si temette che l'America si dovesse trasformare in una Nuova Africa. Ma da quel tempo, sia l'aumentata immigrazione dei bianchi, sia per le persecuzioni fatte subire ai negri, le cose mutarono.
Impedire l'immigrazione di donne negre era inutile perché il numero presente in America era per gli uomini negri più che sufficiente. Speravasi umanamente che la tubercolosi dovesse seminare la strage fra la popolazione negra ma la speranza andò delusa. Tuttavia le persecuzioni bastarono per limitarne la procreazione. Secondo l'ultimo censimento la mortalità tra i negri superò il 10 per cento, fu dal 10 all'11 per cento più alta dei bianchi. Il che non prova affatto una maggiore resistenza vitale dei bianchi, date le tristi condizioni in cui i negri son costretti a trascinare la vita.
Così dal 1880 al 1900 la popolazione bianca è aumentata da 43.402.97o a 66.990.788: la popolazione negra da 6.580.793 a 8.840.769. Cessato il pericolo di una invasione negra un altro si presentò agli americani: la corrente d'immigrazione dei bianchi aveva intanto cambiato natura.
L'elemento celta era diminuito. Gli irlandesi dopo aver raggiunto verso il 1890 il loro massimo, andarono decrescendo.
Aumentarono:

Grafico 1
Grafico 1

Questa decrescenza dell'immigrazione irlandese non si vide malvolentieri, perché costituita da elementi poco assimilabili, fanatici di patriottismo, ostili agli americani. Contadini ed operai, costretti dalla fame ad emigrare, si vedevano presto delusi nelle loro speranze anche nel nuovo mondo. Mancavan loro la forza e la volontà per farsi strada, divenire padroni di una fattoria e rimanevano nelle città a poltrire, ad ubbriacarsi, a picchiarsi.
Contemporaneamente scemava anche l'immigrazione dalla Germania, dall'Olanda, dalla Svezia, dalla Norvegia, dalla Svizzera e dalla Danimarca; secondo si rileva dalla seguente tabella
Viceversa l' emigrazione dai paesi meridionali ed orientali d'Europa cresceva come segue:

Grafico 2
Grafico 2

Parrebbe che gli americani debbano venir sommersi da un oceano slavo. L'immigrazione italiana è di altra natura; una parte di essi ritorna in patria.
Intanto la cifra di natalità fra gli americani va diminuendo.
Negli ultimi 9 anni la popolazione è cresciuta da milioni 75,6 a milioni 82,2, ma l'aumento è solo per milioni 4,9 da attribuirsi alla riproduzione della popolazione americana e da questi bisogna ancora sottrarre circa milioni 1 1/2 che rappresentano l'aumento della popolazione negra. Confrontato coll'aumento di popolazione verificatosi nell'impero germanico, l'aumento negli Stati Uniti è inferiore alla metà.
La seguente tabella contiene la cifre delle nascite e delle morti e dell'eccedenza delle nascite per 1.000 abitanti in sei Stati dell'Unione, in Germania ed in Francia. I dati si riferiscono al periodo dal 1903 al 1908.
La cifra di eccedenza delle nascite si avvicina a quella della Francia. Queste ricerche si praticarono sulla popolazione americana complessivamente, la quale è costituita in prevalenza da elementi anglo-sassoni, germanici e celtici.
Ricerche più dettagliate stabilirono che la natalità è assai maggiore fra gl'immigranti che fra gl'indigeni.
Ecco ad es. una statistica di Bushec sulla popolazione di Boston.

Grafico 3
Grafico 3

La grande eccedenza di nati sui morti fra gli immigranti si spiega colla scarsità dei vecchi e dei bambini. Resta pero sempre una grande disparità fra immigranti e anglo-americani indigeni; disparità ancora più accentuato in altri paesi americani.
Le cause? La pratica diffusissima dell'aborto artificiale e delle misure preventive contro la riproduzione. Le donne sono avvezze a maggiori agi e la vita è più malsicura; le crisi economiche e le crisi politiche sono più frequenti o hanno ripercussioni più gravi che in Europa. In nessun paese di Europa la vita è, per i ceti medi specialmente, così cara. Il sistema francese dei due figli è stato qui sostituito dal sistema senza figli. Le coppie vivono nelle pensioni e non vogliono le noie ed i pesi che i bambini recano con sè. La razza americana sembra minacciata nelle radici.
Rimedio? Gli ammonimenti in nome della patria, della morale ecc. non hanno avuto alcuna efficacia.
L'immigrazione dall'Europa non puó rimediare ai vuoti; gli americani non possono assimilarne gli elementi senza perdere le proprie caratteristiche. Vengono quindi proposte misure restrittive contro l'immigrazione dal Sud e dall'Est d'Europa.
Può essere che esse abbiano per conseguenza un maggior afflusso dalle regioni nordiche.
Una restrizione generale dell'immigrazione europea avrebbe invece per conseguenza un forte aumento della popolazione negra: cioè il sorgere di un pericolo maggiore per gli americani. Il meglio è favorire l'immigrazione di elementi anglosassoni e germanica, che sono i più affini alla razza angloamericana, (Sozialistische Monatshefte, 6 Aprile.)

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