Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo NociRivista popolare di politica, lettere e scienze, Anno XVII, N. 9, Roma 15 maggio 1911, p. 234-235 Calunniatori ieri o alleati ignobili e mostruosi oggi Fra coloro che hanno flagellato l'on. Giolitti, come fattore di elezioni niuno è stato tanto inesorabile quanto Gaetano Salvemini - colui che ha trascinato il grnppo parlamentare socialista al suffragio universale. Gaetano Salvemini pubblicò un libro nel 1910 il cui titolo lascia intendere assai chiaramente il contenuto. Eccolo: Il ministro della mala vita (notizie e documenti sulle elezioni giolittiane nell'Italia meridionale ). Il ministro della mala vita, si capisce è Giolitti. Spigoliamo, come abbiamo fatto per l'opuscolo di Podrecca.
Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo Noci“Vito De Bellis(Nota 1)(Nota 2)(Nota 3) non è un uomo: è un simbolo, è un individuo rappresentativo, è un istituzione. Vito De Bellis è il giolittismo... (pag. 10). Non sono io che ho bisogno di Giolitti: è Giolitti che ha bisogno di me diceva in Bari Vito De Bellis, mentre si accingeva ad andare a Gioia a dirigere la lotta elettorale, per cui aveva ottenuto a Roma carta bianca. E nel suo cinismo gioviale e rumoroso, che a momenti lo rende quasi simpatico, e certo ne fa un essere infinitamente meno spregevole dei malfattori settentrionali, che se ne servono e lo sostengono scroccando la nomea di galantuomini, nel suo cinismo quasi coraggioso Vito De Bellis diceva profondissima verità (pag. 11). Gioia del Colle è la Mecca del giolittismo meridionale, come Dronero è la Mecca del giolittismo settentrionale. Gioia del Colle e Dronero: Puglia e Piemonte L'Unità d'Italia, nel cinismo e nella corruzione, è fatta (pag. 23). I socialisti erano con Vito De Bellis ingrati: egli li aveva sempre aiutati; anche a Roma aveva spesso servito d'intermediario fra il gruppo parlamentare socialista e Giolitti, specialmente in occasione dello sciopero di Cerignola e dello sciopero di Parma”.
A questo punto Salvemini appone la seguente Nota:
“L'Avanti del 14 marzo pubblicando una parte di questo studio commentò queste parole con la seguente nota: “E' questa una stupida menzogna. Mai il Gruppo socialista si è abbassato a cercare l'opera del De Bellis”. Ma si potrebbe domandare: Se è vero che il gruppo socialista non ha cercato mai l'opera del De Bellis, si può con altrettanta sicurezza affermare che nessun deputato socialista abbia mai cercato quest'opera?”
Dalla protesta dell'Avanti contro l'accusa di Salvemini si vede che altre volte i socialisti si vergognavano di essere sospettati di avere ad intermediario De Bellis. Adesso non si vergogneranno di averlo amico, se no complice - adesso che Bissolati ha giustificato e spiegato la quasi necessità del sistema elettorale dei mazzieri, contro il quale Morgari si sgolò e fu ad un pelo di venire alle mani cogli amici di De Bellis e di Giolitti. Il Salvemini chiude la storia dei mazzieri e delle elezioni di Gioia del Colle e della susseguente convalidazione con queste parole:
“Si pubblichino le regioni di cui i suddetti manutengoli - i membri della Giunta delle elezioni che convalidarono quella di De Bellis - sono rappresentanti politici, affinché sia dimostrato che dalle infamie elettorali, che si commettono nell'Italia meridionale, la responsabilità tocca solo in parte ai delinquenti del Mezzogiorno d'Italia: i quali non sarebbero potenti contro la massa onesta del paese, se non fossero aiutati nella loro opera di oppressione e di corruzione dei delinquenti dall'Italia settentrionale” (pag. 63).
G. Salvemini insegna storia non so se antica o moderna; comunque se avesse conosciuta la filosofia della storia che Bissolati bandisce dalla tribuna parlamentare probabilmente per non romperla coi compagni non avrebbe stampato il brano succitato, che scagiona in parte dalla responsabilità nel male le popolazioni del mezzogiorno. Lo storico del ministro della mala vita dopo aver riprodotto i discorsi pronunziati da De Felice e Colajanni nel giugno del 1909 ed avere date altre notizie sulle elezioni di Paternò, Alcamo, Licata, Castelvetrano fa le seguenti gravissime e profetiche osservazioni:
Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo Noci“L'on. Giolitti approfitta delle miserevoli condizioni del Mezzogiorno per legare a sé la massa dei deputati meridionali: dà a costoro carta bianca nelle amministrazioni locali; mette nelle elezioni al loro servizio la mala vita e la questura; assicura ad essi ed ai loro clienti la più incondizionata impunità; lascia che cadano in prescrizioni i processi elettorali o interviene con amnistia al momento opportuno, mantiene in ufficio i sindaci condannati per reati elettorali; premia i colpevoli con decorazioni; non punisce mai i delegati; approfondisce e consolida la violenza e la corruzione, dove rampollano spontanee dalle miserie locali; la introduce ufficialmente in paesi dove prima erano ignorate. L'on. Giolitti non è certo il primo uomo di governo dell'Italia una che abbia considerato il Mezzogiorno come terra di conquista, aperta ad ogni atto malvagio. Ma nessuno è stato mai così brutale, così cinico, così spregiudicato come lui nel fondare la propria potenza politica sull'asservimento, sul pervertimento, sul disprezzo del mezzogiorno d'Italia; nessuno ha fatto un uso più sistematico e più sfacciato nelle elezioni del mezzogiorno di ogni sorta di violenza e di reati” (pag. 199 e 200).
E dopo aver ricordati altri gravissimi fatti che suonavano accusa altrettanto grave contro l'onorevole Giolitti, il Salvemini conclude:
Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo Noci“Mentre licenziamo le ultime pagine di questo libro, il Ministro della mala vita non è più al governo d'Italia. Ma resta in tutto l'esercito dei 150 cialtroni meridionali e dei 100 affaristi liguri, piemontesi, lombardi ecc., che formano l'associazione a delinquere giolittiana: integra è sempre la dote parlamentare, che il Ministro della mala vita si è costituita in 8 anni di violenze e d'immoralità, e che gli porta con sé a quei gruppi politici che si alleano volta per volta con lui. E coi 250 lanzichenecchi giolittiani accennano ad associarsi, pronuba la massoneria, i 110 deputati d'Estrema Sinistra in un alleanza ignobile e mostruosa in cui l'anticlericalismo servirà ad illudere gl'ingenui, l'affarismo avrà libera carriera e le spese del festino saranno pagate dall'Italia meridionale. Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo NociCioè ritornato al potere sulle spalle dell'Estrema Sinistra il Ministro della mala vita lascerà tranquille le organizzazioni politiche ed economiche dei collegi dell'Estrema Sinistra; profonderà favori amministrativi alle cooperative di lavoro dei Collegi dei deputati d'Estrema Sinistra; regalerà opere pubbliche magari inutili ai collegi d'Estrema Sinistra; distribuirà impieghi e sussidi ai galoppini elettorali dei deputati d'Estrema Sinistra, largirà nuove leggi sociali agli operai industriali del Nord concentrati nei collegi dei deputati socialisti, lasciando sempre a denti asciutti la grande maggioranza dei contadini settentrionali e meridionali; conviterà insomma al grande banchetto del parassitismo politico e amministrativo italiano i nuclei proletari e piccoli borghesi delle regioni politicamente avanzate e rappresentate dai deputati di Estrema Sinistra. E dal loro canto i deputati di Estrema Sinistra, tranquilli e soddisfatti nei loro collegi, dimenticheranno il resto del paese; chiuderanno gli occhi sui carrozzoni giolittiani quando pure non vi parteciperanno per riscuoterne il tanto per cento; e lasceranno agli alleati carta bianca nelle faccende giolittiane del mezzodì dei loro Collegi del mezzogiorno. Da "Vita d'arte", Anno I, 1908 - Arturo NociGià fra il 1901 e il 1904 abbiamo avuto una prova generale di questa Santa alleanza fra il Ministro della mala vita e i deputati democratici. In quegli anni... i profeti giolittiani facevano e disfacevano nel Sud, a capriccio dei peggiori delinquenti della politica le amministrazioni locali, la mafia, la camorra, la mala vita, tutta la feccia sociale dei nostri paesi, palesamente scatenata e protetta dagli agenti del Governo, rendeva impossibile l'esistenza a chi non fosse cresimato amico di deputato ministeriale; i contadini erano massacrati senza pietà al primo cenno di tumulto, e i loro uccisori erano decorati. E i deputati di Estrema sinistra, socialisti in prima fila, votavano per il ministero e alle denunzie delle infamie, che si commettono fra noi, o non rispondevano, o negavano fede alle nostre parole, o si stringevano nelle spalle e diceva no: “Da noi il governo non fa così; la colpa non è di Giolitti; è colpa vostra. L'eccidio di Castelluzzo e lo sciopero generale del 1904, facendo volgere la maggioranza della massa elettorale verso i partiti conservatori, ruppero violentemente l'alleanza dei deputati di Estrema e il Ministro della mala vita e costui con tutta la sua ciurma si volge verso il partito conservatore e clericale. Ma sempre viva è rimasta nei tre quarti dei deputati di Estrema la nostalgia delle fornicazioni giolittiane, mal dissimulate anche nei periodi in cui più si accentuava la tinta reazionaria e clericale del rimpianto amico; non dissimulata affatta oggi che il Ministro della mala vita si è sciolto da ogni impegno coi clericali e ritorna agli antichi amori. In siffatta condizione, il volume, che noi pubblicheremo, non è rivolto solo contro il Ministero Giolitti-Tittoni di ieri: esso e rivolto sopratutto contro il Ministero Giolitti- Estrema Sinistra, progettato affannosamente per un prossimo domani” (pp. 202-204).
I commenti a questo scritto profetico del Salvemini sono assolutamente superflui. La santa alleanza mostruosa e ignobile, com'egli la chiamò, si è verificata. Lo zotico
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