Generale Scheris Pascha: Tripoli.
Quanto più l'Italia si interessava di Tripoli tanto meno pareva se ne interessasse la Turchia. L'effettivo normale delle nostre forze in Tripoli doveva essere di 30.000 uomini formando una divisione indipendente. Questa indipendenza caratterizza l'importanza di questa posizione strategica isolata. Dapprima se ne teneva conto e tanto che si erano mandati tra istruttori tedeschi per l'infanteria, la cavalleria e l'artiglieria allo scopo non solo di riorganizzare la divisione ma di formare nuovi reggimenti su tipo cosacco. E parve che le speranze dovessero essere realizzate tanto che [il] maresciallo von den Goltz Pascha e un altro istruttore tedesco dichiararono sui giornali del loro paese che l'Italia difficilmente si sarebbe potuta impadronire di una posizione strategica difesa nel miglior modo possibile.
Sotto il ministro della guerra Mahmud Schefket Pascha tutta questa organizzazione tedesca viene distrutta. Si mandò la maggior parte dei soldati coi cannoni perfetti e le munizioni corrispondenti nel Yemen.
Anche il corpo degli ufficiali perdette tutto il suo valore.
Tutti sanno che Abdul Hamid non vedeva volentieri attorno a sé ufficiali colti e capaci. Sotto pretesto di promozioni venivano mandati a Tripoli, donde essi dopo la proclamazione della costituzione ritornarono a Costantinopoli per occuparsi più di politica che della loro professione. Al loro posto furono inviati ufficiali incapaci, in gran parte impiegati al Ministero della Guerra.
I comandanti in capo Fevzi Pascha e Shrahim-Pascha mandarono rapporti su rapporti al Governo per richiamarne l'attenzione sul pericolo d'un tale stato di cose. Invano. Shrahim si dimise e non ebbe un successore. Al principio delle ostilità non vi era in Tripoli in un comandante militare né un governatore civile. Regnava l'anarchia. Oggi si trovano in Tripoli appena 4.200 soldati, comprendendovi un reggimento di cavalleria senza cavalli. Le provviste di munizioni sono affatto insufficienti.
I cannoni a difesa dei forti sono di sistema antiquato e come si è visto, incapaci di qualsiasi contro attacco.
D'altra parte è insperabile far conto sulla popolazione, non distribuita in quadri come avrebbe dovuto essere secondo il progetto tedesco.
Si spera di bandire la guerra santa; ma astraendo da tutti gli ostacoli materiali una sollevazione irregolare non potrebbe condurre al successo, invece potrebbe portare a complicazioni a noi non convenienti.
Che fare? vendere Tripoli per alcuni milioni? Può lo Stato vendere come un privato? Non sarebbe una vergogna? Dobbiamo vendere anche la popolazione, alla quale appartiene la terra? No, E' triste ma bisogna confessarlo: che non v' è altro a fare che lasciare alla guarnigione di difendersi fino all'ultimo perchè si possa dire: tutto è perduto fuorchè l'onore.
La terribile responsabilità ricade sul ministro della guerra Malunud Schefket Pascha, su Rifaat-Pascha che diresse la politica estera durante tre anni e alcuni mesi fa venne informato delle intenzioni del Governo italiano, sull'ex Gran visir Kakki-Pascha che era ambasciatore a Roma e doveva sapere.
Il nostro Governo era cieco: voleva turchizzare l'Impero ottomano e ora Tripoli viene italianizzata. La provincia è senza dubbio perduta; possa la sventura esserci di ammonimento. (Deutsche Revue. Novembre)
Scheris Pascià
powered by social2s