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Illustrazione da "L'Asino" n. 11, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 11, 1912 di Galantara e Podrecca.
Rivista Popolare, di politica, lettere e scienze sociali, Anno XVII, N. 15, Roma 15 agosto 1911, pp. 400-402
La morale dei gesuiti rossi
Chi ha assistito in un ospedale all'anestesia di chi dev'essere operato o cauterizzato sa che, avvicinandosi il risveglio, spesso l'ammalato inveisce, come un ubbriaco, contro il chirurgo. Cosi è avvenuto all'Avanti. Ubbriacatosi di un pessimo alcool di coda, il ministerialismo giolittiano, senza essere vicino al ritorno della coscienza piena, alla cauterizzazione della sua piaga saniosa, ha risposto con una insolenza dandomi del matto. Solo un ubbriaco poteva considerare come matto chi ha il torto di ragionare; solo un ubbriaco poteva rispondere colle insolenze e colle calunniose insinuazioni contro chi ha esposto fatti precisi e concreti.
L'Avanti ha risposto al matto; il matto si procurerà il piacere di rispondere all'ubbriaco, pigliandone colle molle una ad una le sciocchezze e le insinuazioni a documentazione della sua ubbriacatura, se non della sua mala fede.
Illustrazione da "L'Asino" n. 11, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 11, 1912 di Galantara e Podrecca.
L'organo ufficiale del socialismo italiano insiste nel ritenermi un individualista. Non è un offesa: tuttaltro; col discredito che certi socialisti hanno versato a piene mani sul socialismo potrebbe anzi essere un onore. L'una o l'altro, però, contraddirebbe alla verità. Forse non erano nati o frequentavano le scuole elementari i suoi collaboratori, quando pubblicai un libro - il primo in Italia che avesse carattere organico scientifico - in cui difesi il socialismo suscitando anche l'ammirazione e lo entusiasmo di un certo Filippo Turati, di un certo Prampolini e di altrettali. I collaboratori dell'Avanti probabilmente lo sconoscono perchè essi avranno appresa la evoluzione intellettuale del proprio partito nella storia di qualche loro compagno, che, precorrendo i tempi e tacendo della modesta opera mia, dava un saggio di quello che doveva essere la loro buona fede. Comunque, il libro, anche nella sua 2. Edizione e nelle traduzioni è oramai vecchiotto ed avrei avuto tempo di mutare avviso. Ciò che non è avvenuto: e sfido l'Avanti a citare uno scritto o un atto, che provi il mio individualismo.
Mi sono sempre attenuto a quell'intervenzionismo mazziniano, che precorse e non contraddice il socialismo.
Alle insinuazioni calunniose. L'Avanti volle regalarne non solo a me, ma anche all'amico Comandini. Questi ha risposto esaurientemente; ma troppo cortese e delicato ha taciuto di un precedente che avrebbe dovuto imporre silenzio al giornale socialista: quello Bentini nel processo Tempera-Perrone.
Ci voleva soltanto un ubbriaco per esaltare l'onesto esercizio della professione nel socialista e farne un titolo di demerito nel repubblicano.
Proseguiamo. L'Avanti con prudente involuzione cerca arruolarmi nella legione tebana.... degli assicuratori. L'insinuazione posso tranquillamente disprezzarla. E come e quante volte l'ho disprezzata trionfalmente potrà apprenderlo dalla bocca di molti, da Giolitti a Schanzer. Né tento ritorsioni gesuitiche, perchè detesto ciò che non posso esplicitamente e nettamente denunziare e qualificare.
Quale possa essere l'interesse partigiano che mi muove non so comprendere, perchè proprio a me si è rimproverato spesso di anteporre la verità al partito. L'insinuazioncella non è meritevole di ulteriore insistenza.
Ce n'è un altra, che costituisce il leit motif dell'Avanti nelle polemiche sulla situazione politica odierna. Esso scrive ed io - dandogli un buon esempio polemico che non sarà imitato – riproduco.

Il male è stato mandato al mondo da Giolitti e dai socialisti, che votano per la sua riforma elettorale. Via Giolitti e via il ministerialismo dei socialisti tutto andrebbe meravigliosamente a posto nel Mezzogiorno e tutta le clientele diventerebbero esemplarmente morali come quella di Castrogiovanni...

Illustrazione da "L'Asino" n. 39, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 39, 1912 di Galantara e Podrecca.
A parte l'ironia contenuta nelle ultime parole e sulla quale ritornerò, avverto l'Avanti che se io pensassi e scrivessi ciò che mi attribuisce sull'azione di Giolitti non sarei un matto, ma un semplice imbecille.
La verità è assai diversa. Combatto da trent'anni collo stesso calore e colla stessa sincerità di oggi le violenze e le corruzioni esercitate da tutti i ministeri - meno il primo di Sonnino sperimentato onesto e corretto nelle poche occasioni nelle quali fu messo alla prova - specialmente sul terreno elettorale nel Mezzogiorno e in Sicilia. Metto molto calore in questa lotta perchè sono convinto che senza la sincerità delle elezioni non ci può essere retto funzionamento del regime rappresentativo; perché, conscio della inferiorità politica e intellettuale di tali regioni, avrei desiderato e desidero che il governo italiano vi avesse esercitato e vi esercitasse un'azione altamente educativa. Le mie lotte, le mie critiche pel passato cadevano sulle varie frazioni del partito monarchico; contro ogni mia speranza e contro i miei desideri oggi devono colpire coloro, che sino a poco tempo fa mi furono compagni.
E siccome non affermo senza documentare ho mandato al Direttore dell'Avanti alcune delle prove raccolte in volume, di questa mia battaglia combattuta da tanti anni contro Depretis, contro Crispi, contro Pelloux e prima che sorgesse il nuovo giolittismo colla sua appendice degenerativa socialista. Cade, quindi, la volgare insinuazione. E cade l'altra che vorrebbe spiegare la mia attitudine presente coll'avversione verso il suffragio universale. Neppure in questo caso tenterò la ritorsione chiedendo per quali motivi i socialisti capeggianti siano passati verso la riforma elettorale in discussione dalla tiepidezza, che rasentava l'avversione, all'entusiasmo attuale; ma ho il diritto di dire a coloro che tutta la loro sapienza concentrano nello stillare e formulare insinuazioni, che dovrebbe essere creduto chi in 49 anni di vita pubblica non ha dato mai pretesto a dubitare della propria sincerità; chi, del resto, come rilevai altra volta, non manifestò alcuna avversione verso l'attuale ministero sino a quando non intervenne, ad opera del Bissolati, la diffamazione del Mezzogiorno e l'apologia di chi dagli stessi socialisti, da quelli dell'Avanti a quelli di ogni altra chiesuola, sino alla vigilia del giolittismo socialista, era stato il massimo adulteratore delle elezioni e designato come il ministro della mala vita, dopo essere stato la incarnazione del brigante Tiburzi, secondo due dei maggiori uomini del partito socialista: Turati e Salvemini.
Illustrazione da "L'Asino" n. 40, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 40, 1912 di Galantara e Podrecca.
Nel giudizio sulle clientele e sulle camorre locali in gran parte posso trovarmi di accordo coll'Avanti; ma pur ammettendo che esso sinceramente creda che tali clientele si dissolveranno sotto l'azione dei raggi cocenti del suffragio universale, mi sento nel diritto e nel dovere di fare qualche rettifica e qualche riserva.
Il giornale socialista parla della clientela - e lo ringrazio di averla qualificata buona - di Castrogiovanni. Esso, però, ha dimenticato che a quella collettività che ha voluto denominare clientela mancano i caratteri precipui di una clientela, almeno nel senso cattivo della parola. La clientela - e ciò risulta a luce meridiana da tutto il contesto, cui mi riferisco - agiscono a fine pravo colla protezione del governo. Ora a farlo apposta la clientela di Castrogiovanni politicamente e amministrativamente non solo è stata indipendente da tutti i governi che si sono succeduti da trent'anni in quà ma ha spiegata tutta la sua azione combattendo energicamente, qualche volta eroicamente, contro tutti i governi e specialmente nelle elezioni generali o parziali del 1882, 1886, 1890, 1895, e 1899. Se io sono l'esponente di una clientela, come dice l'Avanti posso, quindi, andare orgoglioso del fatto; e non posso menomamente vergognarmi della cosi detta tirannia, che eserciterei, una volta che tale tirannia è stata spesso esercitato a distanza, senza il sussidio di quattrini, di carabinieri e di mazzieri... Tanto vero che in tutte le undici volte, nelle quali sono stato eletto, con tutta la buona volontà del governo, non si è potuto trovare la benché menoma irregolarità e la Giunta delle elezioni non ha avuto sinora il gusto di occuparsi di una sola minuscola contestazione.
Una sola volta parve a me che tale strana clientela abbia deviato della retta via; ed io esercitai la mia tirannia nei modi che tutti conoscono, cioè restituendole più volte il mandato e con parole, che presso qualunque altra clientela avrebbero fatto perdere la base al tiranno. Potrei aggiungere dell'altro, che riuscirebbe particolarmente sgradito ai socialisti; ma me ne astengo per un delicato riguardo verso parecchi miei concittadini.
In quanto alla fiducia nell'azione del suffragio Universale dissolvente delle clientele cattive, faccio le mie riserve. Dove il numero degli elettori è massimo, come a Milano e a Torino sono sorte altre clientele ai servizi del socialismo italiano, attorno all'Umanitaria e alla Cassa mutua delle pensioni ecc. che sono state giudicate severamente da uomini che i socialisti non possono e non sanno rinnegare - da uomini che rispondono ai nomi di Nitti e Salvemini per citarne due che mi vengono alla mente mentre scrivo e che sono tra i più eminenti nell'agone politico.
Illustrazione da "L'Asino" n. 19, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 19, 1912 di Galantara e Podrecca.
L'Avanti coll'avvento del suffragio universale si augura che io scelga la mia bandiera; e sotto l'augurio trapela la speranza che io sia cacciato dal Collegio per opera dei contadini. Potrà darsi; avrei anche piacere, che ciò si verificasse colla esecuzione della minaccia fattami da Turati nel 1894 di venire a combattermi nel Collegio di Castrogiovanni. Quale che possa essere il risultato di una tale ipotetica lotta, però, io non ho bisogno di attendere il suffragio universale per sposare un partito. L'ho sposato da quarantanove anni; ho esposto il mio programma esplicito e netto nel 1882; non l'ho mutato mai; non ho oscillato come un pendolo irrequietissimo tra la rivoluzione e l'evoluzione, tra il programma massimo e il programma minimo; tra la lotta di classe predicata per accalappiare le turbe e la collaborazione di classe praticata per la comodità del partito; il programma non lo muterò col suffragio universale, col collegio uninominale, collo scrutinio di lista, colla rappresentanza proporzionale; non lo muterò, come non l'ho mutato, né sotto Giolitti, né sotto Bissolati.
Dove la buona fede e la lealtà dell'Avanti brillano come diamante dall'acqua più pura si è nel tentativo di svisare completamente il mio pensiero sui fatti di Andria. Non mi sono mai sognato di rendere responsabili i socialisti - né quelli locali, né la direzione del partito, né il gruppo parlamentare - delle corruzioni, delle violenze, del massacro per le elezioni amministrative di quella importante e sventurata città delle Puglie. Ben altro fu il mio assunto; e l'Avanti è venuto meno ad ogni più elementare lealtà di polemica non facendo comprendere una sola sillaba di ciò che ho scritto. Comprendo che il silenzio gli s'imponeva, altrimenti non gli sarebbe stato possibile spifferare tutte le castronerie, condite d'insolenze, che ha ammannite ai propri lettori - tanto lampante era e rimane l'esattezza delle mie conclusioni.
Illustrazione da "L'Asino" n. 40, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 40, 1912 di Galantara e Podrecca.
Le riassumo e le ripeto sfidando l'Avanti a riprodurle nella loro integrità:
1. Non è logico e non è onesto attribuire alle popolazioni del mezzogiorno gli errori, le colpe e i delitti del governo - specialmente di quello impersonato nell'on. Giolitti - come ha fatto l'on. Bissolati.
2. Non è logico e non è serio invocare l'intervento del gruppo parlamentare e del partito socialista contro il governo, quando si sa che, specialmente il gruppo parlamentare e il socialismo italiano sostengono il suddetto governo; e di questa mancanza di logica e di serietà sono responsabili l'Avanti che ha tuonato contro il governo in terza pagina e che lo difende nella prima pei fatti di Andria e la sezione socialista di Benevento, che l' aiuto del partito e del gruppo parlamentare invoca contro il governo che protegge l'on. Cosentini.
Illustrazione da "L'Asino" n. 42, 1912 di Galantara e Podrecca.
Illustrazione da "L'Asino" n. 42, 1912 di Galantara e Podrecca.
3. Non è logico, non è decente rimproverare al giornalista Lucatelli gli errori che in misura maggiore e con maggiore efficienza ha commesso prima il deputato socialista Bissolati; protestare contro il primo ed applaudire al secondo, come ha fatto l'on. De Felice; - il quale si è anche scrupolosamente guardato dal nominare l'on Giolitti, quasichè per quest'ultimo valesse la massima cristiana: non nominare il nome del Dio invano.
Queste conclusioni, infine, m'inducono a dire una parola sulla mia morale, che provoca il dileggio [del]l'Avanti.
La mia morale é semplice e chiara: e cerca di applicare, per quanto lo consentono le forze e la intelligenza, i principi di Mazzini. Perché ci si diverta un poco il giornale socialista, per quanto si riferisce alla vita pubblica, aggiungerò che si riassume in queste norme principali: scrivo e parlo come penso; agisco come parlo e scrivo; faccio ciò che devo, senza preoccuparmi se me ne verrà danno o benefizio; antipongo gl'interessi del paese a quelli del partito.
La mia morale politica in ispecie è quella stessa che i socialisti hanno ammirato e lodato tante volte; è quella stessa che i socialisti in Parlamento e fuori hanno per tanti anni praticato.
Ma quale é la morale dei socialisti, che fanno capo all'Avanti? E' quella dei gesuiti: il fine giustifica i mezzi.
I gesuiti rossi, però, hanno voluto distinguersi dai gesuiti neri ed a quella massima, accettabilissima spesso nello interesse pubblico, hanno aggiunto: la viltà non necessaria, la diffamazione non necessaria di una grande regione per potere meglio esaltare un uomo, che sino a ieri vituperarono quasi come un mostro. Ed è con questa morale a base di menzogna e d'ipocrisia che i gesuiti rossi intendono educare e rigenerare le masse lavoratrici e la nazione italiana!
Napoleone Colaianni

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