Continuano l'infatuazione e le esplosioni della rettorica più ridicola.
Ce ne siamo occupati nel numero precedente; vi ritorniamo oggi, perchè siamo nauseati dall'indecente baccano patriottardo. Se gli Italiani fossero ritornati vincitori dei Francesi e degli Austriaci; se Roma, o Palermo, o Milano fossero risorte a libertà dopo la servitù sotto lo straniero; se Garibaldi avesse rifatta la gloriosa spedizione dei Mille, ai militi ed ai cooperatori dell'impresa non si farebbero le dimostrazioni che si fanno pei partenti per la guerra allegra contro un nemico che forse non s'incontrerà mai in campo aperto. Nei cinematografi tra l'entusiasmo del pubblico, preannunziato da uno squillo di tromba, accompagnato dalla musica si presenta l'eroe . . . di Prevesa! E ciò che ci sdegna maggiormente si è che in queste buffonate alla marcia reale si è sostituito l'inno di Mameli!
Se il popolo cade nel ridicolo la colpa è tutta delle classi dirigenti, che lo ingannano e lo montano quotidianamente (grassetto mio). Il Giornale d'Italia ad esempio, intitola un capocronaca sulla dimostrazione di Roma ai partenti: Palpito di orgoglio sublime! Lo segue Il Corriere della Sera con altre frasi enfatiche, che gli riescono male perché non gli sono abituali.
Il sindaco di Napoli annunzia la partenza delle truppe con un proclama degno della ubbriacatura attuale a cui manca l'adesione di S. Gennaro per essere in carattere.
Auf!
Confortiamoci con una nota bella. I soli che si mostrano seri e dignitosi sono gli ufficiali dell'esercito e della marina; i soli che hanno dato un esempio davvero confortante sono i soldati, che sono accorsi sotto le armi rapidi, sereni, fidenti nella patria.
Onore a loro!