garganovede, il web dal Gargano, powered in S. Marco in Lamis

Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Le illustrazioni sono tratte da Henry Méhier De Mathuisieulx, La Tripolitaine d'hier et de demain, Hachette, Paris 1912
Enrico Leoni: Le forme della Colonizzazione.
Se ha ragione Servius che colonia dicta est a colendo è naturale che la classificazione delle colonie debba avere per criterio la forma di cultura in esse adoperata.
Secondo i suggerimenti dei pratici delle colonie, esse furono recentemente distinte in tre tipi ben definiti fra loro.
A) Colonie di conquista o di sfruttamento. In esse generalmente gli occupanti non intendono trarre vantaggio da alcuna speciale produzione indigena, ma piuttosto dallo sfruttamento mercè l'imperio politico e militare, del suolo coloniale e, in via sussidiaria, degli indigeni. E chiaro che questa colonizzazione, togliendo al popolo autoctono la principale fonte del suo svolgimento economico. non può certo pretendere di agevolarne l'espansione civile.
I rapporti fra la metropoli e i colonizzati devono esser fondati su una superiorità della forza politica e della cultura sociale.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Perchè la colonizzazione riesca è necessario un approssimativo singenismo fra colonizzatori ed indigeni. Più è distante il livello di civiltà e più difficoltosa diventa la colonizzazione.
Le colonie di conquista o di coltivazione non potrebbero essere attuate né in terre troppo densamente popolose, né in terre troppo incolte.
E facile vedere quanto siano difficilmente associate queste due condizioni. Se le terre non sono molto refrattarie alla cultura, vuol dire che l'espanzione spontanea delle popolazioni le avrà quasi tutte occupate; se al contrario queste regioni sono scarsamente occupate, vuol dire che si tratta appunto di terre inadatte alla cultura.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
V'è una legge della distribuzione geografica della popolazione sul globo: per essa generalmente le terre più abitate e le meno abitate ubbidiscono ad una proporzionalità ponderata della cifra della popolazione con le capacità produttive dell'ambiente fisico, tecnica e sociale. Queste due notevoli caratteristiche della colonia sono l'indice approssimativo della attuazione di questa legge universale di insediamento dei popoli. Non è infatti arbitrario né casuale che la Tripolitania, per esempio, abbia poca popolazione rispetto al grande territorio, e che l'Italia abbia relativamente più popolazione che terra. Solo la spontanea evoluzione dei rapporti economici andrà via via svolgendo le forze di concorrenza sociale che spingeranno a rarefare i popoli più relativamente densi e a rendere densi quelli relativamente spopolati con vantaggio reciproco e in attuazione della legge del massimo edonistico collettivo e sociale.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
L'elemento politico coloniale affretterà o deviera artificialmente il corso spontaneo di questo livellamento economico demografico che indubbiamente, lasciato libero a se stesso, si attuerebbe in seguito con la maggiore economia di forze.
Ogni conquista coloniale infatti mira a serbare la superiorità e la distinzione dei colonizzatori, riserbando ad essi esclusivamente i più alti uffici civili, e spesso anche gli ecclesiastici, come accadde nell' America spegnuola, ove, narra Robertson, perfino nei conventi dovevano essere ammessi soltanto i bianchi.
Da questa egenomia e da questi esclusivismi deriva una poderosa forza d'arresto alla colonizzazione del territorio da parte della popolazione indigena.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
In questo tipo di colonia di conquista il lavoro s'indirizza particolarmente alla confezione di prodotti destinati all'esportazione all'estero. Quando si trattasse di colonia pura o economica, le forze occorrenti ai processi di lavoro verrebbero messe in opera dagl'istessi indigeni. Ma quando si tratta di colonia politica, cioè di sfruttamento, il protagonista di questa economia non è più la popolazione, ma il capitale straniero che si serve della popolazione indigena come mezzo d'arricchimento. Che questa politica coloniale di sfruttamento sia sempre venuta meno ai pretesi fini di civilizzazione e ch'essa non risponda agl'interessi degli indigeni, ma rappresenta una cappa di piombo messa sulla loro libera esplicazione civile, viene testimoniato in maniera troppo irrefragabile da molte prove.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Principalissima fra queste prove è l'artificiale organizzazione entro la quale, come in una maglia di ferro, deve essere contenuto e disciplinato il lavoro, che va dalla schiavitù alle forme più aguzzine del salariato.
A questo proposito gli apologisti della colonizzazione ufficiale ci rintronano le orecchie con la necessità storica della fase schiavista, dimenticando il diverso officio che lo schiavo aveva nell'economia domestica greco-romana, e che ha nell'economia mercantile, ove esso non è che mezzo di speculazione e di lucro. La schiavitù delle colonie - fatto essenzialmente politico, mezzo adoperato pei suoi fini dalla società capitalistica - non ha che analogia soltanto esteriore con l'istituto antico economico dell'era classica.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Il fallimento di questa forma coloniale, come mezzo per impiegare ed elevare le forze culturali degl'indigeni, è provato ancora dal loro ostinato rifiuto a cooperare volontariamente coi bianchi. Di qui la necessità, che ha pesato sui bianchi per ottenere la mano d'opera, di ricorrere all'immigrazione ingaggiata, sull'esempio di quella dei coolies dell'India e della Cina, e alla deportazione dei criminali e dei reclusi.
La colonizzazione tropicale per svolgersi ha bisogno perciò d'un continuo regime di rigore.
B) Colonie commerciali. Esse si fondano in quelle regioni dove vi è molto da comprare e da vendere, ma per qualsiasi motivo è impedito il libero commercio; oppure in quelle regioni che servono come stazione intermedia per il commercio che le attraversa; principalmente nei punti che geograficamente dominano le vie commerciali. Queste colonie hanno per lo più la loro origine da fattorie commerciali istituite da privati.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Così la colonia di Singapore che fu di creazione di sir Stamford Raffles, apre la strada dall'Indostan alla Cina: i commercianti che vi risiedono sono per lo più commissionari inglesi, olandesi e indiani orientali. Il nostro scopo dice il fondatore della colonia, non e la terra, ma il commercio; un grande emporio commerciale che serva di fulcro per estendere la nostra influenza politicamente.
Il Leroy insiste sul fatto che colonie di questa classe non possono fondarsi se non da popoli che hanno una vasta marina militare e mercantile; e che possano vantare una superriorità marittima sulle altre nazioni.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
A questo tipo appartengono gli stabilimenti portoghesi d'Oriente, e le stazioni inglesi Orientali, comprese Aden, Hong Kong, ecc.
C) Colonie di agricoltura o di popolamento. La colonia di coltivazione può considerarsi in qualche posto come una sua forma completamentare. In quest'ultimo caso si ha la colonia mista. Le colonie di popolamento presuppongono due condizioni, che abbiamo già dichiarato di difficile realizzazione: una terra di clima temperato che sia vuota e fertilizzabile. E' chiaro che là dove questi due requisiti, spopolamento e fertilità, sono accoppiati le popolazioni più vicine tendono ad espandervisi con l'istessa rapidità con la quale l'aria compressa si spande - come disse il Burcke - negli strati rarefatti dell'atmosfera.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Ora una delle due: o questa terra relativamente deserta fa parte d'una regione che ha già un nucleo di popolazione aborigena; e allora - per conformismo geografico e climatico - questo gruppo tenderà a lungo andare ad espandersi su di essa epperciò ogni colonizzazione, esterna, ossia politica, che intervenga con l'accaparramento della superficie dovrà entrare in conflitto presto o tardi con la espansione degl'indigeni e dare luogo alle guerre coloniali. Oppure la regione non ha questo gruppo aborigeno, o esiste in una quantità trascurabile, e si ha un fenomeno spontaneo ed economico di colonizzamento, che come tutti i fatti di natura economica, si svolgerà tanto più proficuamente quanto meno vi si mescoli l'elemento politico, specie militare: là dove si è mescolato deve venire rimossso, come è accaduto con le guerre d'indipendenze delle repubbliche americane.
Sono colonie di questo tipo le antiche colonie inglesi dell'America del Nord, il Canadà, l'Australia, la Nuova Zelanda.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Secondo Leroy vi si possono anche comprendere tutta l'America Centrale e l'America del Sud. Quantunque l'elemento indiano, e al Brasile l'elemento negro, vi tengano un posto notevole, la razza europea vi ha preso un'assoluta prevalenza ed è riuscita a dare la sua lingua, la sua religione e in parte i suoi costumi agli elementi aborigeni e agli elementi importati, come i negri d'Africa; essa si è anche fusa abbastanza strettamente coi primi elementi, parzialmente anche coi secondi (Leroy - Beaulieu).
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
I più illustri affricanisti e geografi, fra i quali il Ratzel hanno sostenuto che la colonizzazione di popolamento è ormai finita o presso a finire.
Questa veduta è esatta solo se vien riferita alla colonizzazione di popolamento politico, cioè di dominio e di dipendenza.
La colonia economica di popolamento è invece tuttora un fatto di gigantesche proporzioni in tutte le Americhe, nell'Australia e nelle coste nord africane. Quando essa viene lasciata libera si compie un'opera di assimilazione da parte dei popoli più civili e più culti che dà origine a un popolo nuovo: ogni compressione politica invece allontana questo processo.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
E' in questo tipo coloniale che più apparisce al vivo la chimerica idea che la colonizzazione politica sia diretta all'elevamento della barbarie alla civiltà. Là dov'è esperimentabile su vasta scala, i coloni si rinchiudono entro la cerchia d'una propria serrata economia, considerando l'indigenato solo come materia dannosa, il cui sviluppo restringe il campo d'impiego dei dominatori: la rivalità e l'antagonismo degl'interessi si accentua in ragione diretta dello sviluppo e dell'elevamento economico e civile degli abitanti originari. E qui che il darvinismo sociale delle struggle for life si spiega in tutta la sua possanza belluina, dando origine a quei fasti di sopraffazione, criminalità e di ferocia che meritarono il nome di brigantaggio coloniale.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Queste colonizzazionì furono nelle epoche di formazione necessarie per l'equilibrio della distribuzione degli esseri viventi sul globo terracqueo. I seguaci della politica coloniale le credono tutt'ora inevitabili, giustificandole col fatto d'una inesistente sovrapopolazione dei paesi europei.
Ma anche ad ammetterne l'inevitabilità, - esse per essere attuate col massimo risultato utile pel genere umano dovrebbero essere operate in proporzione di mere forze economiche, e non in ragione delle preponderanze politiche degli Stati, dell'estensione della potenza navale e militare, delle preponderanze delle metropoli nel concerto delle nazioni, ecc. Senonché colonizzare non è civilizzare, non è tutelare. La rappresentazione perciò dell'opera coloniale degli europei, come una missione di progressività civile esercitata sui popoli arretrati, non è altro che una ideologia diretta a spandere luce simpatica su di un fenomeno che spesso costa dolori e supplizi senza nome ai popoli indigeni.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Se ad un punto del loro sviluppo le colonie di popolamento - pur così vicine per temperamento, origine, costumi, linguaggio, alla madre patria - sentono il bisogno di spezzare ogni vincolo di dipendenza, ciò prova che la libertà e l'autonomia sono essenziali alla colonia. A fortiori dunque l'autonomia degl'indigeni sarebbe necessaria per la loro vitalità e per la loro civilizzazione futura. Perciò colonizzare significa spesso sequestrare la civiltà degl'indigeni, non incoraggiarla e né spronarla.
I paesi che si danno alla politica coloniale – generalmente più forti militarmente e navalmente - non possono modificare le condizioni che rendono consentaneo e preferibile l'uno dei tre tipi coloniali: un paese che ha esuberanza di capitali sarà più adatto ad una colonizzazione di sfruttamento di un altro che ha invece asuberanza di braccia, una nazione commerciante sarà più adatta a fondare una colonia commerciale di un popolo prevalentemente agricolo. Ora può accadere che il popolo a capitali esuberanti per la aua posizione politica e militare deve espandersi su territori spopolati, mentre il paese a popolazione eccessiva per la sua tradizione, per le correnti del paese, per la propria politica di espansione militare colonnizzi regioni già popolate. Di qui una serie molta energica di fattori inibitivi e di perturbazioni economiche, che intracciano il colonizzamento veramente economico, fondato sulla libera emigrazione dei capitali e del lavoro, e che rendono più difficoltoso l'atteso livellamento della civiltà.
Si è parlato, oltre dei tipi già descritti; anche d'una colonia di civilizzazione. Essa però viene indicata più come un modello da seguire che come fatto realizzato dai paesi colonizzatori. Che cosa deve pensarsi di essa?
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Si suole dividere la popolazione umana in 4 circoli: 1) il circolo della civiltà occidentale, pieno di vitalita, di movimento di invenzioni: 2) il circolo stazionario barbarico che - a detta del Leroy - comprendeva l'India Orientale, Giava e la penisola di Cocincina, prima che venissero colonizzate da Inghilterra, Olanda e Giappone; 4) infine il circolo dei selvaggi che abbraccia il mondo tropicale su cui l'opera civilizzatrice deve estendersi e intensificarsi.
Generalmente si reputa che il circolo civilissimo occidentale, che ha dovuto rinunciare ad estendere la sua inflnenza nel circolo orientale deve allargarsi nel circolo selvaggio e sostituirglisi. È questa la veduta del dervinismo sociale: i forti elimineranno i deboli. L'esperienza ha già condannato una tale illusione, provando l'incapacità dei bianchi a poter colonizzare il teatro geografico di questo circolo dei selvaggi. Cade così l'asserzione che la civiltà di questo ultimo circolo terrestre non sia possibile in maniera spontanea; gli uomini tropicali sono i soli idonei a soggiocare la natura e l'ambiente che li circonda, mentre il lavoro degli europei diventa estenuante, gravoso distruttore.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
Non è possibile perciò credere nell'istesso tempo alla politica coloniale, come fattore inevitabile di incivilimento senza ammettere l'eterna barbarie dei popoli tropicali che vivono su suoli che non sono corrivi alla colonizzazione da parte dei bianchi.
A che cosa dunque si dovrebbe ridurre la colonia di civilizzazione in questa parte tropicale del globo?
Si vuol forse significare che a questi indigeni bisogna dare gli stimoli dell'esempio, eccitare in essi la forza d'imitazione dei metodi derfezionati di cultura che la loro ignoranza non ha consentito di apoperare fin qui? Ma questa opera non rientra allora in nessuno dei tipi coloniali da noi stabiliti: né in quello di popolamento, né in quello di sfruttamento, né in quello di commercio. Si tratterebbe di opera di assistenza, di cooperazione, di stimolo a ben fare; si tratterrebbe cioè di dare, non di ottenere, aspettando che i frutti della civiltà così suscitata possono essere raccolti attraverso le vie del commercio internazionale, intensificando e solidarizzando gli uomini su tutte le parti del globo. Ogni colonizzazione politica si serve dell'indigenato come uno strumento del proprio successo, mentre la civilizzazione suppone un indigenato che si serva invece della colonia come strumento pei propri fini.
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
E' questo il tipo vagheggiato da Mazzini e Bovio.
Il Leroy sostiene - sia pure in forma dubitativa - che se i popoli europei dopo essersi fatti direttori scrupolosi ed attenti delle tribù che occupano le zone del Congo e dei suoi affluenti, del Zambese, del Nilo superiore, dell'Oguè, e del Niger -
Da H.M.De Mathuisieulx
Da H.M.De Mathuisieulx
abbandonassero queste popolazioni a se stesse, esse a capo di poche diecine o centinaia d'anni ricadrebbero in piena barbarie, come un sacco vuoto che per tenersi diritto ha bisogno della mano dell'europeo che lo sostenga.
Quest'opinione ci pare assai fallace.
Sarebbe come affermare che se a un giovane venga tolta l'opera pedagogica dell'istruzione e dell'educazione, egli ritorni nella ignoranza e nell'ineducazione del fanciullo. La pedagogia non fa che stimolare e indirizzare le forze interiori e innate: nessuno potrebbe creare la coscienza se nell'uomo non vi fossero le condizioni spirituali che la fanno nascere.
Non occorre poi molto acume per intendere che la famosa massima che “la civilizzazione dev'essere importata da fuori” non può aver valore di legge, perchè appunto se si accorda ad essa un carattere di generalità si deve concludere che la civiltà non sarebbe mai posuta cominciare. Occorre infatti ammettere per ipotesi che almeno dei popoli primitivi si siano formati da sè stessi la civiltà che poi hanno diffuso dall'esterno agli altri. Se tutti i popoli avessero assorbito dal di fuori la civiltà si dovrebbe arrivare nella storia delle successioni, infine, ad un popolo che avendola data a tutti non l'avrebbe potuta ricevere che da un popolo situato fuori del nostro globo. (La Rivista del lavoro, 25 Ottobre).

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?